IL COMMENTO – Le probabilità di default nei prossimi 12 mesi, secondo la Cerved rating agency, sono pari al 6,3% per le regioni centrali: percentuale più alta d’Italia. La causa maggiore il costo dell’energia e di tutte le materie prime. Il provvedimento legato all’edilizia nei mesi scorsi era rimasto bloccato da ben 12 interventi legislativi di modifica, 5 circolari, due risoluzioni e 128 interpelli dell’Agenzia delle entrate. Non ci rimane che puntare al turismo ma con solo tre hotel nelle Marche a 5 stelle
di Ugo Bellesi
Le drammatiche notizie che vengono dal fronte della guerra in Ucraina rendono ancora più preoccupanti le prospettive economiche delle nostre imprese gravate non solo dai rincari dell’energia ma anche dall’aumento del costo di tutte le materie prime. Notizie assai poco confortanti per l’economia delle Marche e quindi anche della nostra provincia sono venute dalla Cerved rating agency (agenzia che si occupa dell’affidabilità creditizia delle imprese). Calcolando le probabilità di default nei prossimi 12 mesi il Nord Ovest si posiziona al 5,2%, il Nord Est al 4,5% “mentre le Regioni centrali evidenziano una rischiosità pari al 6,3 per cento”. Infatti mentre le aziende del settore distributivo riusciranno a trasferire in buona parte sui consumatori gli incrementi dei costi, salvando quindi in parte i margini operativi, le piccole e medie imprese, avendo meno potere negoziale, avranno di conseguenza una pesante compressione dei loro margini facendo scattare in alto il rischio di fallimento.
Il Superbonus, che aveva rilanciato il settore edilizio e quindi tutta una serie di altre attività produttive, nei mesi scorsi era rimasto bloccato da ben 12 interventi legislativi di modifica, 5 circolari, due risoluzioni e 128 interpelli dell’Agenzia delle entrate. «Una giungla di interventi legislativi – ha dichiarato Marco Rossi, presidente Cna costruzioni Marche – che ha paralizzato le imprese del settore che si ritrovano senza più liquidità per andare avanti con i cantieri che devono farsi prestare i soldi dalle banche». Fortunatamente il Governo è intervenuto con un decreto correttivo che elimina gli impedimenti all’acquisto dei crediti da parte dei soggetti finanziari autorizzati e regola anche l’utilizzo dei crediti sottoposti a sequestro penale. Come noto infatti si era creata una situazione che aveva favorito il trasferimento dei crediti ad una serie infinita di soggetti provocando un danno erariale di oltre quattro miliardi. Anche se, secondo l’Agenzia delle entrate, pare che soltanto 132 milioni di euro siano ascrivibili alle irregolarità riscontrate.
Ma la scoperta più preoccupante è che in buona sostanza il Superbonus sta favorendo i ricchi. Infatti sono stati impegnati venti miliardi di euro per 107.588 documentazioni allegate alla richiesta del Superbonus entro il 31 gennaio 2022. Una cifra notevole ma che riguarda soltanto lo 0,9% degli immobili destinati ad abitazioni. Quindi, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, l’Italia spende venti miliardi per migliorare l’efficienza energetica di una infinitesima quota di edifici. «I vantaggi – sostiene la stessa Cgia – hanno interessato pochissime persone, in particolar modo facoltose, con un livello di istruzione medio alto e con proprietà immobiliari ubicate nei centri storici delle grandi città, in particolare del Centronord». La considerazione finale della Cgia di Mestre è che il Superbonus ha un costo spaventoso per la fiscalità generale e soprattutto non è proporzionale al numero di edifici che saranno efficentati. Qualche economista sostiene che era meglio investire quel denaro in pannelli solari da installare nei tetti di tutti i più grandi edifici condominali. Invece altri ritengono che la detraibilità delle spese andava ridotta al 60/70 per cento.
Stando così le cose sul fronte economico marchigiano si pensa sempre con insistenza alla necessità di puntare sul turismo. Non soltanto quello estivo e quindi balneare ma quello più ricco, fuori stagione fatto di appuntamenti importanti, congressi, stagioni liriche ecc.ecc. Si è scoperto che molto in alto non si può contare dal momento che la nostra regione dispone soltanto di tre hotel 5 stelle (2 a Pesaro e 1 a Fermo). Gli alberghi a 4 stelle invece sono 114 (33 in Ancona, 31 a Pesaro, 23 ad Ascoli, 17 a Macerata, 10 a Fermo) giudicati però di “livello qualitativo medio”. Infatti per migliorare la qualità – secondo il parere degli albergatori – bisogna puntare anche su personale qualificato, con una formazione adeguata al livello richiesto, ma alcune figure chiave non si trovano nelle Marche, mentre per avere bravi capiservizio addirittura bisogna andare a Roma. Inoltre sono indispensabili servizi di qualità, infrastrutture e collegamenti per facilitare i trasferimenti. Qualcuno però sostiene anche che bisogna fare delle scelte di fondo: o puntiamo sul turismo importante “di lusso” o investiamo sulle piste ciclabili. Non si può soltanto dire: “Vorrei ma non posso…”
Per esempio per i piccoli centri dell’entroterra va bene puntare sul progetto di albergo diffuso (come già alcuni Comuni stanno tentando) ma occorrono anche servizi adeguati. Va bene anche migliorare il settore degli agriturismi. Ci sono poi alcuni filoni da potenziare come l’enoturismo, il benessere, lo sport, lo shopping. Occorre anche valorizzare i siti archeologici, i musei, i luoghi d’arte come le gallerie, gli eventi e i siti culturali, le località legate ad eventi storici o religiosi, senza dimenticare il paesaggio. E perché non giocare la carta dell’enogastronomia puntando sulla qualità della ristorazione e sulle vie del vino veramente attrezzate?
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