Per i commercianti e, più in generale, per tutto il mondo della piccola impresa, è una questione di vita o di morte.
E nemmeno tanto in senso lato visto che pagare l’Imu per molti negozi può diventare il colpo di grazia non solo nel caso dei proprietari ma anche per chi ha il negozio in affitto e magari se lo vede inasprito perché a monte il proprietario deve pagare più tasse.
“Purtroppo – commenta Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom Confcommercio di Padova – nel dibattito, acceso, che si sta sviluppando in queste ore attorno all’Imu e alle sue conseguenze politiche, c’è una grande “desaparecida”: l’esenzione per gli immobili produttivi che, anche nel caso di proprietari, ci riconduce allo stato di affittuari con lo Stato a far da titolare vero dell’immobile”.
Evocata in più interventi dal ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato (che evidentemente conosce bene la realtà piccolo imprenditoriale del suo territorio), l’esenzione sembrava allo studio del governo se non altro per togliere all’Imu sugli immobili produttivi quell’odiosa etichetta di “tassa sul tornio” (così l’aveva definita il ministro), ovvero di tassa sul lavoro.
“Durante queste settimane – continua Barbierato – abbiamo registrato un “assordante silenzio” che non promette nulla di buono. La politica, tutta tesa a salvaguardare se stessa, sembra dimenticare che, se si vuole intercettare la ripresa, vanno fatte scelte decise in favore delle imprese. “Prima il lavoro” non può essere solo uno slogan al quale non seguono i fatti, altrimenti il rischio è quello di predicare bene ma di razzolare male”.
Dunque l’Ascom continua a premere per ricondurre l’Imu sulle attività a più miti pretese.
“Non andava bene nemmeno l’Ici che rischiamo quasi di dover rimpiangere – aggiunge il direttore dell’Ascom padovana – ma se non altro era molto più mitigata. Adesso tra aliquote in aumento e rendite catastali ben oltre i valori di mercato degli immobili, si finisce per gravare le imprese di un balzello insostenibile e nemmeno detraibile”.
Ed in effetti, su questa indetraibilità dalla stessa Ascom apertamente contestata, l’Associazione ha attivato nei mesi scorsi un’azione tesa ad ottenere, per l’appunto, la detraibilità del costo della tassa.
“Perché di costo si tratta – puntualizza Barbierato – e come tale deve essere trattato a livello di definizione del reddito. In questo senso, come Ascom, abbiamo presentato ricorso avverso all’indetraibilità di ben 62 mila euro che hanno gravato in maniera pesante sui nostri bilanci e così abbiamo fatto anche per le imprese nostre amministrate”.
Certo, se l’Imu sugli immobili produttivi fosse cancellata, non ci sarebbe bisogno di detrarla. E questo e ciò che chiede l’Ascom.
“Diversamente – conclude Barbierato – nessuno si azzardi più a dire “prima il lavoro” a meno che non si voglia intendere che un tempo c’era il lavoro e adesso, anche per colpa delle tasse, non c’è più!”
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.