La corsa agli incentivi auto 2022 è già finita. O meglio si è esaurita assieme ai fondi della terza fascia, lo scaglione di emissioni di CO2 compreso tra 61 e 135 g/km. Terminato lo stanziamento per le vetture diesel e benzina, si è arrestata di fatto anche la richiesta riguardo le elettriche e le plug-in hybrid, mai realmente decollata. Ad oggi infatti sono disponibili ancora 180,6 milioni di euro per le vetture con emissioni tra 0 e 20 g/km di CO2 dei 220 inizialmente stanziati e 199,3 milioni per quelle con emissioni comprese fra 21 e 60 g/km rispetto ai 225 milioni iniziali. Da entrambe le cifre poi vanno sottratte le quote per il car sharing, scendendo rispettivamente a 209 e 213,75 milioni.
Insomma, per elettriche e PHEV l’interesse è basso se non inesistente. Le ragioni di questo flop annunciato sono diverse e già ampiamente discusse e conosciute: partendo dal tetto di prezzo fissato per l’acquisto, passando per l’esclusione delle società di noleggio e delle aziende, fino alla struttura stessa di questi incentivi che fanno tutto fuorché realmente dare una scossa al mercato. Le stesse società di sharing poi, vincolate all’acquisto e impossibilitate al noleggio, come potrebbero accollarsi una flotta di vetture di proprietà? Il pacchetto ecobonus è stato costruito male, con la discussione che ha ruotato attorno agli sgravi per l’acquisto delle vetture meno inquinanti che non ha sortito l’effetto dovuto e non ha portato alla sensibilizzazione rispetto ad alcune tematiche centrali per la buona riuscita degli incentivi.
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