Ci siamo, il valzer degli incentivi auto in vista della Legge di Bilancio è ufficialmente iniziato. I primi passi sono stati mossi ieri al Tavolo automotive convocato dal ministero dello Sviluppo economico, dove il viceministro Pichetto Fratin ha promesso alla filiera 3 miliardi di euro per supportare il mercato nel prossimo triennio.
Sarà abbastanza? Quel che è certo è che soldi per rifinanziare le agevolazioni prima della fine dell’anno non ce ne sono e che molte associazioni di categoria presenti hanno chiesto già un maggiore sforzo al Governo. Qualcuno invocando addirittura un raddoppio delle risorse messe in campo.
Fondi per tutti
Insomma, a quanto si apprende la base da cui si parte con le trattative è un miliardo di euro all’anno per un ecobonus strutturale, che scongiuri gli stop & go che hanno falcidiato la misura nei mesi scorsi. Resta tutta da definire la ripartizione dei fondi tra le diverse tipologie di veicoli – auto, scooter e veicoli commerciali – così come tra le diverse classi emissive. Ed è qui che con ogni probabilità nelle prossime settimane si concentreranno le attenzioni (e gli attriti).
Quel che appare più probabile è che in prima battuta il rifinanziamento possa ricalcare uno schema molto simile a quello attuale, che prevede un sostegno a tutte le alimentazioni con limiti basati sulle emissioni di CO2. L’idea di fondo potrebbe essere poi quella di spostare progressivamente le risorse per concentrarle nei prossimi anni sulle auto con livelli di elettrificazione più spinta ed emissioni via via inferiori. Come detto, però, tutto è ancora in divenire.
Il nodo dell’usato
Un altro tema caldo in ottica agevolazioni è poi quello delle auto usate, con i sindacati che si sono messi di traverso a nuovi incentivi in questo senso. “Le risorse pubbliche a sostegno della domanda per il ricambio del parco circolante più vecchio d’Europa”, sostengono Simone Marinelli della Fiom-Cgil e Silvia Spera della Cgil nazionale, “devono essere ripensate profondamente. È un errore spendere soldi pubblici per incentivare l’acquisto di veicoli usati”.
“La programmazione degli incentivi”, insistono i rappresentanti sindacali, “deve essere parte di un piano industriale del settore che metta a disposizione strumenti per la salvaguardia dell’occupazione, per accompagnare l’innovazione, anche attraverso ammortizzatori sociali straordinari”.
E le colonnine di ricarica?
Visti i numeri degli ultimi mesi, e vista la voracità con cui sono stati polverizzati gli incentivi per le auto elettriche, non è potuto mancare poi un passaggio sulla questione colonnine di ricarica, che pure dovrà essere affrontata in un tavolo ad hoc sempre al Mise.
Sul punto sono stati in molti ieri a chiedere un’accelerazione, oltre a un coinvolgimento degli altri ministeri interessati al tema: quello della Transizione ecologica e quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Non solo, perché alla luce delle criticità locali emerse per l’installazione delle colonnine, non si potrà prescindere dall’inclusione nel tavolo dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani.
In questo ambito, infine, osservata speciale sarà la rete autostradale, dove le lungaggini per l’attuazione dei piani di infrastrutturazione elettrica continuano a costituire un pericoloso collo di bottiglia per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.