Come avevamo riportato qualche giorno fa, il mercato delle auto elettriche in Italia continua ad avere numeri positivi, andando ormai a coprire percentuali importanti sul totale delle immatricolazioni. Non è però un segreto che gli incentivi statali siano fondamentali per questo successo, contribuendo in maniera decisa a rendere il prezzo delle auto elettriche più abbordabile per molti.
E proprio gli incentivi sono il principale ago della bilancio per il mercato italiano, come sottolinea Motus-E in un suo recente comunicato. L’associazione italiana per la mobilità elettrica esprime preoccupazione per dei fondi che sembravano di quantità ingente, ed invece si stanno rapidamente esaurendo. Il successo delle auto elettriche tra i clienti italiani ha fatto sì che il 37% del totale degli incentivi si sia esaurito nei soli primi tre mesi del 2021.
Come calcolato da Motus-E, nel grafico qui sopra, se le vendite proseguissero con il trend attuale, si arriverebbe all’esaurimento dei fondi Ecobonus già all’inizio di agosto, il che vorrebbe dire addio a 6.000 euro o 4.000 euro (con o senza rottamazione) per le auto elettriche, e addio a 2.500 o 1.500 euro per le ibride ricaricabili.
Destinati a una sorte simile anche gli incentivi Legge di Bilancio 2021, che aggiungono ulteriori 2.000 euro o 1.000 euro di sconto per l’acquisto di un veicolo con emissioni della fascia 0-60 g/km di CO2. In questo caso la “deadline” sarebbe spostata poco più in là, verso la fine di settembre, ma sempre troppo presto, soprattutto considerando che gli ultimi mesi dell’anno hanno solitamente una buona concentrazione di acquisti.
A questo punto la palla passa al Governo Draghi, che dovrà per forza di cose reagire a questa situazione, se non vuole che il mercato di fatto si blocchi. Per molti possibili acquirenti gli incentivi infatti rappresentano l’unica possibilità di sostituire la propria vettura con una elettrica, e questa volta non si potrà nemmeno più contare sulla “ripartenza” a gennaio 2022. La legge con cui era stato introdotto l’Ecobonus, infatti, vede la fine del provvedimento al 31 dicembre 2021, e per il momento non ci sono novità per il triennio successivo, come invece già programmato da diversi altri Paesi europei. L’Italia non può certamente permettersi di restare la palo sulla questione.
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