La fintech italiana Workinvoice ha stretto una partnership con la scaleup britannica Ebury garzie al quale le pmi italiane potranno proteggersi dal rischio di cambio sulla loro attività di import/export e finanziare le fatture in valuta estera attraverso semplici procedure digitali online (si veda qui il comunicato stampa).
Le soluzioni Ebury distribuite da Workinvoice consentono infatti di eliminare il rischio di perdite generate dalle fluttuazioni delle valute, fissando il cambio alla data attuale o a una data futura a fronte del pagamento di una commissione che si annuncia molto più competitiva di quella offerta dal sistema bancario tradizionale. Questo grazie alla capillarità del sistema di pagamenti e di conti correnti in valuta di Ebury, che può effettuare transazioni in 130 valute, e alla digitalizzazione dei processi, che riduce i costi operativi. L’accordo tra le due fintech permetterà inoltre alle società di import/ export di finanziare le fatture in un ampio ventaglio di valute, dando loro la possibilità di migliorare il cash-flow e il proprio stato patrimoniale.
Fondata a fine 2013 da Matteo Tarroni, Ettore Decio e Fabio Bolognini e attiva dal 2015, Workinvoice è stata la prima piattaforma a diventare operativa nel settore dell’invoice financing in Italia. L’invoice trading sulla piattaforma consente alle aziende di cedere i crediti commerciali non scaduti a investitori istituzionali qualificati: le imprese caricano le loro fatture da incassare sul marketplace, dove gli investitori valutano quali crediti rilevare. Per cedere un credito è richiesta una commissione variabile in base alla scadenza del titolo commerciale. A chi acquista il titolo invece, viene attribuito un tasso di sconto, una remunerazione di mercato in percentuale sul credito, definita in fase d’asta a partire dal tasso massimo indicato dal cliente.
Nel settembre 2018 il Gruppo Crif ha comprato il 10% di Workinvoice e contestualmente ha lanciato CribisCash, primo esempio di evoluzione del fintech verso le partnership con player industriali che dispongono delle risorse necessarie per sfruttare al meglio le idee, i servizi e anche i modelli di business inventati dalle startup, permettendo alle imprese di accedere ai dati di incassi e pagamenti di 1,7 milioni di aziende (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo 2019 la società ha raggiunto il punto di pareggio (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel settembre successivo Workinvoice e Crif, con il supporto di PwC in veste di advisor strategico e tecnico, hanno lanciato il primomercato digitale su cui scambiare i crediti fiscali del super ecobonus, battezzato Ecobonus 110% (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2020 Workinvoice ha lanciato il servizio di anticipo fatture digitale AnticipaMI, con il service provider per le pmi DocuMI (si veda altro articolo di BeBeez) e l’anticipo fatture integrato nel software gestionale, in collaborazione con la software house Passepartout (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto a Ebury, la fintech britannica è stata lanciata a Londra nel 2009 dall’imprenditore seriale Juan Lobato e dall’esperto di servizi finanziari Salvador Garcìa. La società conta circa 1.000 dipendenti in 20 Paesi e oltre 50 mila aziende clienti. Negli ultimi tre anni ha visto i ricavi crescere in media del 40% l’anno. Ebury è presente anche in Italia, nel Fintech District di Milano. Dall’aprile 2020 eroga alle pmi italiane prestiti garantiti dalla Garanzia Italia di Sace (si veda altro articolo di BeBeez), con la quale la fintech aveva siglato una partnership commerciale nel settembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Dal novembre 2019 Ebury è controllata da Banco Santander, che ne ha acquisito il 50,1% per 350 milioni di sterline (400 milioni di euro), di cui circa 80 milioni di euro a supporto dei piani di espansione della fintech in nuovi mercati in America Latina e Asia (si veda qui il comunicato stampa). La banca prevede un ritorno sul capitale investito (RoIC) superiore al 25% nel 2024. L’investimento rientra nella strategia digitale di Banco Santander, che vuole accelerare la crescita attraverso le startup, rafforza l’offerta di servizi commerciali globali e permetterà a Santander di consolidare ulteriormente la sua posizione come banca al fianco delle pmi che esportano o che aspirano a espandersi a livello internazionale in Europa, Nord America, Sud America e in Asia.
Tra i finanziatori di Ebury, rientrano anche 83North (che ha già investito in in iZettle, Celonis, JustEat); Vitruvian Partners (già investitori in Farfetch, Skyscanner, Darktrace, Marqeta); British Business Bank tramite il proprio fondo Angel CoFund. Ebury è guidata da Juan Lobato presieduta da Sergio Rial, che è anche ad di Santander Brasil. La scaleup fintech nell’ottobre 2019 ha rilevato il fornitore inglese di servizi di pagamento Frontierpay (si veda qui il comunicato stampa) e nel settembre 2020 è entrata in Nexi Open, l’ecosistema della paytech italiana Nexi dedicato all’open banking (si veda altro articolo di BeBeez).
Matteo Tarroni, ceo e cofondatore di Workinvoice, ha spiegato in merito alla partnership con Ebury: “Per noi l’accordo è un ulteriore passo nel nostro percorso di supporto al tessuto delle imprese italiane. Grazie a questa partnership andremo a rispondere ai bisogni concreti delle pmi che fanno import-export da e verso Paesi al di fuori dell’euro. Un mercato fondamentale per l’economia italiana in un momento di forte spinta all’internazionalizzazione del commercio, un’opportunità che le pmi italiane devono poter cogliere appieno. È in questo solco che si inseriscono i servizi nati grazie a questo accordo.”
Mauro Miotto, responsabile globale delle partnerships di Ebury, ha aggiunto: “Il timing di questa collaborazione è molto importante perché giunge in un momento in cui le pmi italiane devono accelerare la crescita sui mercati globali e rendere ancora più efficiente l’utilizzo della liquidità delle imprese.”
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