Le associazioni di categoria rilanciano l’allarme e reclamano una maggiore regolamentazione del settore e più controlli sulle ditte spuntate dopo il boom del mercato legato agli incentivi
TRIESTE Le origini della sparatoria, per quanto risulta al momento, sono da ricercarsi in ragioni d’ordine squisitamente criminale. L’ambiente in cui i fatti sono avvenuti, però, è quello di gruppi d’origine kosovara impiantati nel mondo dell’edilizia triestina. Già nei mesi scorsi l’Ance di Trieste e Pordenone aveva portato al tavolo del prefetto il tema dei controlli in un settore in pieno boom da “superbonus”.
Il presidente di Ance Fvg Roberto Contessi indica nelle norme di controllo, poco incisive, la ragione storica della penetrabilità dell’edilizia a logiche criminali: «Il problema ha una radice normativa – dice –. Nel nostro settore basta andare alla Camera di commercio e iscriversi, il giorno dopo si può operare nel privato e nel pubblico fino a 150 mila euro. Per tutti gli altri ambiti serve insomma un qualche titolo, mentre il nostro è libero. La qualificazione delle aziende dei lavori edili è un annoso problema che trasciniamo da decenni senza che nessuno voglia metterlo sul tavolo».
In un contesto di confine come è quello triestino, argomenta lo stesso Contessi, la leggerezza delle regole espone vieppiù a fenomeni di infiltrazione: «Se io vado in Austria a lavorare, devo iscrivermi a un albo e dare prova delle competenze mie e di chi lavora con me. In Italia questo non succede e quindi può arrivare chiunque, quindi è semplice che la malavita abbia un ruolo determinante».
E spesso le normative antimafia non sono sufficienti a fare da filtro: «Tempo fa abbiamo portato il tema al tavolo del prefetto come Ance di Pordenone e Trieste».
L’arrivo del “superbonus” in seguito agli eventi pandemici è stato un toccasana per il settore edile, uno dei rami portanti dell’economia italiana, ma ha anche creato un nuovo spazio di manovra per le organizzazioni criminali, grandi e piccole. In un mercato che esplode di domanda, con un grande giro di manodopera, condurre controlli appropriati è ancor più difficile. Commenta a questo proposito il presidente di Confartigianato Trieste Dario Bruni: «Il bonus 110 ha rimesso in moto l’edilizia e l’impiantistica, e noi ne siamo grati. Però l’aumento improvviso della richiesta ha portato alla nascita di tante aziende, anche recentissime».
Questo porta necessariamente a un quadro impari: «Le aziende storiche del territorio sono state sottoposte a vari controlli nel corso degli anni. Ma oggi basta alzare il naso per vedere che la città è tutta un ponteggio, e vi lavorano tante realtà nate in pochissimo tempo grazie al boom di domanda». E su queste, i controlli sono inevitabilmente limitati: «Come Confartigianato noi chiediamo attenzione ai controlli, che vengano fatti su tutti i cantieri».
E per quanto riguarda i responsabili degli ultimi fatti di violenza, Bruni aggiunge: «Mi auguro che si revochino i loro permessi di soggiorno. Non si può venir qui con un permesso di lavoro e poi compiere gesti inauditi per una città come Trieste. Fare controlli accurati sul mondo dell’edilizia è anche un modo per tutelare chi viene qui semplicemente per farsi una vita e lavorare, come tanti kosovari e albanesi».
Nei mesi scorsi la stessa Ance e le altre sigle del settore, come la Cassa Edile, avevano proposto le verifiche sul rispetto delle regole come mezzo per individuare le realtà irregolari. Lavoratori che operano sui ponteggi senza rispettare le norme minime di sicurezza sul lavoro, cantieri che continuano a lavorare anche il sabato e le domenica: sono alcuni degli indizi che consentono di inquadrare chi non ha tutte le carte in regola.
Anche se le carte, come abbiamo visto, sono spesso un metro poco affidabile quando si parla di edilizia.—
Source: ilpiccolo.gelocal.it
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