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La Spezia, l’edilizia riparte grazie agli incentivi pubblici. “Però manca la manodopera specializzata” – Il Secolo XIX

L’allarme viene lanciato da Cna e Confartigianato

La Spezia – L’edilizia riparte. Grazie ai grandi cantieri che, finalmente, riprendono corso alla Spezia. Ma anche grazie alle prospettive date dal Recovery Plan. E non ultimi agli incentivi. A mancare sono però i lavoratori. Sembra paradossale ma è così. Manca la manodopera. L’allarme viene lanciato dalle associazioni di categoria, Cna e Confartigianato. I giovani non vogliono più fare questo mestiere. Una volta tramandato quasi di padre in figlio. Oggi considerato non più remunerativo e sicuro.

Ma se in questo momento di crisi gli altri settori produttivi guardano con preoccupazione alla fine del blocco dei licenziamenti, il comparto edile va in netta controtendenza. E si assume. Immediatamente, perché i lavori sono già in corso. «Nello Spezzino, come nel resto d’Italia, gli incentivi previsti dagli ecobonus e dal superbonus 110% stanno rivitalizzando le domande per il settore. Ed è un vero paradosso. Da una parte c’è un settore che, dopo anni di ridimensionamento, finalmente riparte. Dall’altra, c’è l’impossibilità di dare risposte per la mancanza di personale disponibile o “disposto” a lavorare nell’edilizia». Lo denuncia la referente sindacale di Cna La Spezia Giuliana Vatteroni. La ripartenza, dopo la crisi causata dall’emergenza sanitaria, può passare da nuova edificazione improntata sulla transizione energetica. «Oggi parliamo di recupero e riqualificazione con un’attenzione all’efficientamento energetico, che coinvolge anche le imprese di impiantistica, di serramentistica e non solo. Se le opportunità offerte dai bonus saranno utilizzate avremo benefici che vanno ben oltre i singoli comparti direttamente coinvolti e – prosegue Vatteroni -, un domani non lontano, otterremo un miglioramento ambientale dettato dai minor consumi energetici. Oltre a un patrimonio edilizio recuperato anche strutturalmente grazie al sismabonus». La Cna annuncia di voler fare da tramite per mettere a contatto le ditte edili in cerca di personale con persone eventualmente interessate a questo tipo di impiego.

La stessa preoccupazione sul futuro del comparto arriva dalla Confartigianato della Spezia che, oltre al problema delle assunzioni, chiede appalti a km zero e un impianto normativo che favorisca le piccole imprese locali. Ma prima di tutto occorre «favorire l’ingresso dei giovani nel settore delle costruzioni, incentivando misure di rilancio della formazione tecnica e professionale e incentivi per le assunzioni» sottolinea il presidente della Confartigianato Costruzioni, Paolo Attilio Garbini. C’è poi da non perdere il treno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Il comparto delle costruzioni è interessato da tutte le missioni previste nel Pnrr, digitalizzazione, transizione verde, infrastrutture per una mobilità sostenibile, interventi per la coesione territoriale e l’inclusione. Ed è positivo che il comparto intercetti circa metà delle risorse previste dal Recovery Plan, a conferma della sua centralità per la ripresa e la crescita del Paese».

Ma passare dalla teoria alla pratica non è immediato. «Il 2021 potrebbe essere l’anno della svolta per il settore delle costruzioni, ma occorrono decisioni e azioni immediate, che consentano di spendere le risorse disponibili e accelerare l’apertura di cantieri per la messa in sicurezza del territorio, l’avvio di un piano di rigenerazione urbana per ammodernare le nostre città in chiave sostenibile come da un recente documento proposta dalla Cgil spezzina. C’è poi – prosegue – la grande opportunità offerta dal superbonus 110%, una misura straordinaria per la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale. Questa agevolazione deve essere prorogata, almeno sino a fine 2023 nell’ambito del Recovery Plan, e poi semplificata: solo così potrà dare gli attesi risultati per raggiungere gli ambiziosi obiettivi dell’ondata di ristrutturazioni definita a livello europeo». Per Garbini occorre partire dalle piccole imprese, già nel Codice degli Appalti. «Per i piccoli lavori chiediamo venga recepita la nostra proposta degli appalti a Km 0, premiando la territorialità, favorendo la partecipazione agli appalti in base a criteri legati alla sede legale dell’azienda nel territorio e all’operatività nel Comune. Inoltre chiediamo la suddivisione in lotti di lavorazione o prestazionali per garantire alle micro e piccole imprese l’effettiva possibilità di partecipare agli appalti». 
 

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