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La Toscana guida la rinascita dei sistemi per dormire – Il Sole 24 ORE

2′ di lettura

Durante il lockdown c’è chi ha comprato un nuovo divano o una scrivania per lavorare da casa. Ma nel nuovo scenario indotto dal Covid si è pensato anche a migliorare il riposo, acquistando un materasso più confortevole, complice (per chi ha ristrutturato) il bonus mobili che assicura vantaggi fiscali. Si spiega così la ripresa che sta vivendo il settore dei prodotti per dormire, confermata dai risultati dei marchi consolidati del settore e dai numeri elaborati dall’ufficio studi di Confindustria Toscana nord (Prato, Pistoia, Lucca), associazione che “presidia” il polo produttivo di materassi più importante d’Italia, quello di Prato-Pistoia. È in quest’area che hanno sede ben 36 stabilimenti di produzione di materassi con 561 addetti (il 12% di quelli italiani) e sono basati marchi come PerDormire, Magniflex, Materassi&Materassi, Baldiflex, Reslaflex, Dormisano, Bacciflex: una concentrazione che si lega (anche) alla presenza sul territorio di un distretto tessile che produce, tra l’altro, tessuti per rivestire i materassi.

Le altre province italiane rilevanti nella fabbricazione di materassi sono Treviso (27 unità locali, 368 addetti), Monza-Brianza (26 stabilimenti, 255 addetti), Salerno (21 unità locali, 309 addetti) e Forlì-Cesena (16 stabilimenti, 256 addetti).

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A livello regionale la più alta presenza di produttori di materassi si riscontra in Veneto, Toscana, Lombardia, Campania e Emilia Romagna. Nel complesso l’Italia conta 651 stabilimenti con 4.577 dipendenti; il fatturato dell’industria dei materassi si aggira sugli 800 milioni di euro (stimato a partire dalle società di capitali che fatturano 765 milioni) con un export 2020 (dati Istat elaborati dal centro studi Confindustria Toscana nord) pari a 196 milioni di euro (+0,5%). Proprio nell’anno del Covid l’export di materassi ha toccato il record storico: mai l’Italia aveva raggiunto 196 milioni (nel 2007 era arrivata a 195 milioni). Nei primi sette mesi di quest’anno l’export è cresciuto ancora, segnando +18% in valore (+11,7% in quantità) sullo stesso periodo 2020 e sfiorando i 125 milioni di euro. Il principale mercato d’esportazione è la Francia (con una quota del 23%), seguita da Stati Uniti (15%), che sono cresciuti molto l’anno scorso, e poi Germania (9%).

Il buon andamento sta aiutando gli investimenti delle aziende, soprattutto sul fronte digitale. Ma il problema adesso è quello della mancanza di materie prime, in testa il poliuretano, che sta rallentando la produzione e spingendo i prezzi, con conseguenze che si faranno sentire nei futuri bilanci aziendali.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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