La denuncia del premier, Mario Draghi, nel suo intervento a Strasburgo davanti all’Europarlamento ha sollevato il velo sulle truffe del superbonus per i lavori edili e sul contestuale aumento dei prezzi. Ma c’è un altro versante, ben più doloroso, degli effetti nefasti degli incentivi ed è Bruno Giordano, capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, a denunciarlo: “L’irregolarità è la norma tra le imprese edili – sottolinea il magistrato, numeri alla mano – .Nel 2021, su oltre 5mila imprese edili ispezionate abbiamo trovato irregolarità nell’80% dei casi. E se, nella platea generale di tutti i settori, il 60% delle sospensioni ha riguardato il lavoro nero e il 40% la sicurezza, nell’edilizia le proporzioni sono capovolte, con il 38% di sospensioni per lavoro nero e il 62% per mancato rispetto delle norme sulla sicurezza”. Nel primo trimestre di quest’anno le imprese sospese (in generale) sono state 1.605 contro le 673 dell’analogo periodo del 2021. “Un incremento del 138% – spiega Giordano, intervenuto al congresso nazionale della Filca, il sindacato dei lavoratori Cisl delle costruzioni – che ha visto in primo piano l’edilizia con 575 aziende, pari ad oltre un terzo del totale” .
Qualche tempo fa era stato Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’associazione delle imprese edili, a segnalare il lato oscuro dei bonus: “Basta andare in camera di commercio e iscriversi come costruttore edile, avendo null’altro che un ufficio e un telefono. Imprese nate dal nulla, non in grado di far fronte alle minime prescrizioni normative sulla sicurezza”. Emergenza che si aggiunge a quella, endemica, degli operai edili over 60 costretti a salire sulle impalcature, con tutto quello che comporta a quell’età in fatto di rischi, perchè la continuità contributiva del settore non consente il raggiungimento della pensione o perchè l’assegno previdenziale è troppo basso e dunque c’è la necessità di continuare a lavorare.
Lo scorso anno il settore costruzioni ha acquisito la triste leadership del “crimine di pace” degli incidenti sul lavoro, seguito da “trasporto e magazzinaggio”, altro comparto che ha registrato un’accelerazione parallela a quella della gig economy, quell’economia dell’algoritmo che ha trasformato i grandi e i piccoli hub della logistica in cuore pulsante dell’economia nazionale.
“Non c’è fatalità negli incidenti sul lavoro ma presupposti oggettivi – dice il ministro del Lavoro, Andrea Orlando – che spesso generano una crescita del rischio in alcuni contesti. Gli incidenti capitano in particolari settori a maggior rischio, come l’edilizia, ma non possiamo nasconderci che succedono più spesso nell’ambito di imprese piccole e quando a monte ci sono contratti che non prevedono percorsi formativi”. Troppo spesso, sostiene il ministro, succede che in un cantiere si trovino, sulla base delle ispezioni, “persone che, quando non si tratta di nero, non hanno una competenza o un percorso formativo specifico. O si scopre che, a monte dell’incidente, ci sono contratti diversi da quello dell’edilizia, oppure finto lavoro autonomo”.
Da qui la necessità, sempre secondo Orlando, di una “riflessione complessiva e si lega al tema generale della precarietà, della flessibilità e della frammentazione delle tipologie contrattuali. Le imprese vanno fatte crescere, vanno aiutate e sarebbe sbagliato non indirizzare le risorse a disposizione perché aziende più grandi sono in grado di assicurare una qualità e una stabilità del lavoro più alta”.
Source: repubblica.it
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