Il riordino delle spese fiscali è contenuto nel “rapporto programmatico sugli interventi in materia di spese fiscali” allegato alla Nota di aggiornamento al Def pubblicato dal Governo Draghi. Si tratta di un argomento spinoso e che sarà parte integrante di un più ampio e organico disegno di riforma fiscale.
Prima di tutto occorre fare chiarezza su cosa si intenda per “tax expenditures”: dietro l’espressione inglese sono infatti raggruppate varie agevolazioni fiscali che riducono le tasse per alcuni contribuenti. Si parte dalle classiche detrazioni e deduzioni d’imposta, passando per i crediti d’imposta (tipicamente riservati alle imprese) per finire con le aliquote ridotte (come quelle per le partite Iva) e le imposte sostitutive (come la cedolare secca sugli affitti).
Attualmente circa un 3 italiani su 4 fanno ricorso a una o più delle varie detrazioni fiscali in vigore nel nostro Paese. Già prima della pandemia il governo Conte aveva annunciato l’impengo alla rimodulazione della tassazione. È opportuno quindi vedere quali siano dunque queste detrazioni e deduzioni, anche perché ogni modifica può portare a un ritocco al rialzo del prelievo fiscale? Come avevamo già visto la manovra del governo potrebbe portare a maggiori tasse per alcuni italiani. È l’effetto perverso del taglio agli sconti fiscali (o riordino, che dir si voglia) allo studio per finanziare l’introduzione della famosa tassa piatta, la flat tax.
La spesa deducibile è un’agevolazione fiscale sul reddito imponibile, ovvero interviene nel momento in cui vengono applicate le aliquote percentuali (o scaglioni) delle imposte sui redditi.
Rientrano tra le spese deducibili tramite dichiarazione dei redditi i contributi previdenziali versati a casse professionali di appartenenza o all’Inps; gli assegni periodici per il mantenimento del coniuge separato o divorziato; il contributo sugli immobili ai consorzi obbligatori per legge; le erogazioni liberali a favore di istituzioni religiose, Onlus, organizzazione non governative, università e ricerca; le rendite, vitalizi, assegni alimentari ed altri oneri; i contributi previdenziali versati per gli addetti ai servizi domestici ed all’assistenza personale o familiare, per un importo non superiore a €. 1.549,37.
La detrazione fiscale è invece un’agevolazione che opera sulle tasse dovute dai contribuenti da cui sono appunto portate “a detrazione” tutte le spese di rilevanza sociale, effettuate e sostenute dal contribuente a suo nome o per conto del familiare a carico.
Rientrano tra le spese detraibili le spese sanitarie; le spese per disabili; per l’istruzione secondaria e universitaria; per le attività sportive praticate da ragazzi (euro 210 per ciascun figlio minorenne); i canoni di locazione studenti universitari fuori sede (fino a 2.633,00 euro); asili nido (fino a 632 euro); i contributi versati per il riscatto del corso di laurea; funebri; per intermediazione immobiliare; veterinarie; mutui e prestiti; assicurazione; erogazioni liberali partiti politici, onlus, società sportive ed associazioni sportive dilettantistiche, società di cultura; le spese sostenute per la casa grazie al bonus ristrutturazione; bonus mobili ed elettrodomestici ed ecobonus.
La riforma fiscale del governo Draghi
Oggi si stima che il numero delle tax expenditures abbia superato le 600 voci e tra le 602 spese fiscali attualmente in vigore, la missione ‘politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica’ è quella che presenta il numero più elevato di spese fiscali (118), seguita dalla missione ‘diritti sociali, politiche sociali e famiglia’ (90), dalla missione ‘competitività e sviluppo delle imprese’ (88) e dalla missione ‘politiche per il lavoro’ (65).
Il numero totale delle spese fiscali tra il 2019 e il 2020 è decisamente aumentato, passando da 533 voci a 602 voci, anche e forse soprattutto, spiegava il rapporto annuale sulle spese fiscali 2020, “per effetto dei provvedimenti economici urgenti presi nel primo semestre del 2020, per rispondere all`emergenza della Sars-CoV-2”.
Nell’allegato si ricordano le dichiarazioni programmatiche dello scorso mese di febbraio, del premier Mario Draghi il quale aveva sottolineato che “il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all`altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli”.
La riforma, si afferma “è anche l`occasione per riordinare un assetto normativo che nel corso del tempo è stato oggetto di molteplici interventi di carattere parziale e incrementale. La riforma fiscale è peraltro una riforma abilitante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e accompagnerà l`attuazione del programma di riforme strutturali (giustizia, pubblica amministrazione, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza) necessarie per innescare la trasformazione del paese e rilanciare il potenziale di crescita dell’economia”.
Un intervento di “riforma ampio e organico è una sfida di grandi proporzioni che richiede un lavoro approfondito di analisi economica e giuridica a livello tecnico e complessi confronti a livello politico” e “il Parlamento ha già dato un contributo fondamentale al processo di riforma” con un’indagine conoscitiva dove nel documento conclusivo si evidenzia che il sistema fiscale italiano necessita di una riforma ampia e organica, volta a stimolare la crescita economica mediante: l`aumento dell`efficienza della struttura delle imposte e l`alleggerimento del carico fiscale sui redditi derivanti dall`impiego dei fattori di produzione; la razionalizzazione e la semplificazione del sistema tributario attraverso la riduzione degli adempimenti a carico dei contribuenti e l`eliminazione dei micro-tributi; il mantenimento della progressività del sistema e il contrasto all`evasione e all`elusione fiscale. Il Governo, conclude il testo allegato alla Nadef, “proseguirà questo lavoro presentando un disegno di Legge delega su cui il Parlamento sarà nuovamente chiamato ad esprimersi. Stabiliti i principi guida della riforma, saranno predisposti i decreti attuativi, per riformare nel concreto il nostro sistema fiscale. Oltre al Parlamento e al Governo, in questa occasione saranno coinvolti gli esperti più autorevoli e le strutture dell`Amministrazione pubblica competenti e saranno ascoltate le parti sociali: una riforma di ampia portata, destinata a durare a lungo, richiede – si rileva – un ampio consenso”.
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