Al Convegno dei costruttori lecchesi, la presidente della Commissione Attività produttive: «Alcune banche ne approfittano, servono i tetti»
«Il Superbonus ha unito, in quel particolare momento, l’esigenza di stimolare il rilancio dell’economia e quella di operare in termini di risparmio energetico. I problemi non sono mancati, ma gravi difficoltà sono da collegare al sistema bancario: il 20%, che gli istituti di credito spesso applicano nella cessione del credito, è un tasso di usura. Anche per questo motivo i benefici destinati ai cittadini vengono pesantemente erosi».
Martina Nardi, presidente della X Commissione Attività produttive alla Camera, non ha usato mezzi termini nel criticare le banche in relazione alla misura lanciata dal Governo ormai quasi due anni fa per permettere all’economia nazionale di risollevarsi dopo lo choc indotto dai lockdown. Intervenuta a Lecco, nella sede dell’Ance, per partecipare a un convegno sul Superbonus, ne ha in principio ricordato la ratio.
Quando abbiamo varato la norma eravamo alle prese con grandi criticità, sanitaria ed economica. Lo Stato stava destinando risorse ingenti a imprese e famiglie, praticamente con uno scostamento di bilancio a settimana. Ma era necessario, in quel contesto, mettere in campo non solo politiche di sostegno ma introdurre anche elementi di rilancio, di accelerazione economica. Al contempo c’era la questione relativa alla crisi energetica, esplosa da qualche mese ma all’epoca tutt’altro che sconosciuta, con gli obiettivi da rispettare per la riduzione delle emissioni di CO2. Per questa serie di motivi, la proposta del Superbonus è parsa una cosa giusta».
A proposito dell’opportunità di concedere un beneficio così ampio, pari al 110%, la parlamentare ha aggiunto che «si tratta di capitali che sarebbero comunque stati erogati; a quel punto, meglio dedicarli alla ripresa piuttosto che al solo sostegno».
Quindi ha affrontato il tema dei problemi segnalati da imprenditori, professionisti e cittadini a proposito della misura, tra burocrazia e difficoltà che spingono molti a rinunciare in partenza.
«Se fosse stata perfetta saremmo stati in Svizzera – ha chiosato -. Abbiamo avuto un tempo molto breve per fare le valutazioni necessarie mentre ne serve uno più congruo per la messa a sistema tramite monitoraggio e verifica. Però non si partiva dall’anno zero: sono oltre vent’anni che in Italia l’impianto degli incentivi edilizi è consolidato e funzionante, a partire dal bonus 36%. Prima del 2020 in pochissimi richiedevano l’ecobonus, per cui erano una minoranza i soggetti che si confrontavano con le relative questioni tecniche. Adesso invece è un argomento comune».
Un passaggio molto interessante è stato quello che Nardi ha dedicato all’incidenza delle varie voci. «Nell’ambito del Superbonus, i professionisti “pesano” dal 15 al 17%, i commercialisti dal 2 al 4%, le banche dall’8 al 12 fino al 20%. Quindi, il 110% si trasforma se va bene nel 97%. Ma vale anche per gli altri bonus: il 90% diventa 70/73%; il 50% il 35/37%. Il Superbonus, avendo una normativa particolarmente corposa, è quello che viene eroso meno da questi costi aggiuntivi rispetto agli altri bonus. Per questo motivo mi aspetto che i problemi maggiori, relativamente alle frodi, si avranno sulle agevolazioni minori».
In questo senso, secondo lei, «sarebbe bastato mettere paletti e soprattutto imporre chiarezza rispetto al costo finanziario complessivo. Perché io credo che il 18/20% sia un tasso di usura. Andrebbe bandito. Servirebbe un tetto ai costi finanziari, perché altrimenti il Superbonus per le imprese diventa capestro, con il sistema bancario che la fa da padrone».
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Source: laprovinciadilecco.it
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