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L’Ecobonus spinge l’edilizia, ma si temono lavori sbrigativi – La Repubblica

Per il procuratore capo Francesco Pinto « sappiamo che i bonus hanno dato una forte spinta alla ripresa nel campo edile, ma sappiamo anche che mancano i ponteggi e le richieste sono tante, per cui spesso si lavora in fretta e in maniera approssimativa ».
Dopo la tragica morte di Davide D’Aprile il 54enne operaio di Sampierdarena volato da una impalcatura in via Cecchi, chi lavora e rappresenta gli edili genovesi risponde alla Procura. E se da un lato non può che ammettere che sì, « almeno per quanto riguarda i bonus al 90 per cento i lavori vanno ultimati entro la fine dell’anno», dall’altra parte nega con fermezza « che si possa parlare di “fretta” nell’allestimento dei ponteggi. Al di là del caso specifico nel quale non vogliamo entrare, la sicurezza è al primo posto, sempre e comunque. E le nostre aziende rispettano questo precetto ».
A dirlo sono l’appena eletto presidente genovese dell’Ance ( Associazione Nazionale costruttori edile), Giulio Musso, e chi lo ha preceduto negli ultimi sei anni, Filippo Delle Piane.
Entrambi, però, rilanciano l’allarme sui prezzi delle materie prime. Aumentati fino a quasi il cento per cento negli ultimi mesi: «Se prima – spiega Musso – il costo dei ponteggi oscillava fra i 15 e i 18 euro a metro quadro, ora ci troviamo prezzi dai 25 ai 28. Le ragioni non sono soltanto legate al boom degli interventi dovuti al bonus al 90 per cento e al superbonus del 110 per cento. Il costo dell’acciaio è schizzato verso l’alto».
Inevitabile, però, pensare che la caccia alle materie prime abbia causato rallentamenti, e che adesso dunque si cerchi di lavorare accorciando i tempi e magari mettendo a rischio la sicurezza degli operai. Aspetto sul quale anche la Procura vuole vederci chiaro, visto che nei prossimi giorni si terrà un vertice con gli ispettori della Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro della Asl. Di nuovo, Musso respinge la tesi: « Al di là che la mancanza di materiali, ma anche di manodopera, semplicemente costringe una impresa a tirarsi indietro e a rinunciare al lavoro, piuttosto che a ritardarlo, non è certo l’allestimento di un ponteggio a fare la differenza sui tempi. Si parla di intere facciate che richiedono mesi di intervento ».
C’è, piuttosto, un’altra considerazione. Impossibile da accettare per chi ha perso un parente o un amico, e in generale per chi crede che nel 2021 non sia minimamente accettabile morire sul posto di lavoro: « Veniamo da una crisi profondissima – dice Musso – in cui nei quartieri i cantieri si contavano sulle dita di una mano. Ora c’è stata una ripresa, e di conseguenza, bisogna ammetterlo, è aumentato anche il rischio di incidenti. Noi dobbiamo fare il centouno per cento affinché sia garantita la sicurezza, e lo facciamo, ma purtroppo bisogna anche tenere presente che una percentuale di rischio, per quanto si lavori al massimo per azzerarla, esisterà sempre. Ad esempio, senza entrare in casi specifici, un conto è una disattenzione, una distrazione o magari un malore se ci troviamo seduti davanti alla scrivania, un altro se queste cose accadono a venti metri di altezza».
A livello governativo, quantomeno per prendere tempo Ance si è mossa. Spiega Filippo Delle Piane, che oggi è vicepresidente nazionale: «Abbiamo chiesto proroghe sulle scadenze dei termini per i lavori al 90 per cento, mentre per quanto riguarda il 110 per cento si possono iniziare e finire nel 2022, e alcuni tipi di interventi anche nel 2023. Noi abbiamo proposto che il 2023 sia il termine minimo per ogni tipo di lavoro. Stiamo parlando di un settore cruciale, che ad esempio incidente sull’inquinamento molto più che il riscaldamento domestico».
 

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