Maglia nera a Roma, ma non fanno bene neanche Ancona, Cagliari, Catania, Padova, Perugia e Pescara fra le città italiane più inquinate e meno sicure per traffico e incidenti stradali mentre Bologna, Milano e Firenze hanno appena la sufficienza per aver adottato politiche per potenziare ciclabilità, “strade 30 e 20 all’ora”, elettrificazione di mezzi pubblici e sharing mobility. Ancora insufficienti, nonostante gli sforzi, Genova, Padova e Torino. È quanto emerge dal bilancio di “Clean Cities”, una nuova campagna itinerante di Legambiente che dall’8 marzo al 9 aprile ha sottoposto a “stress test” 15 capoluoghi italiani (ai precedenti vanno aggiunti Bari e Palermo) accendendo i riflettori sul ruolo che possono giocare per una ripartenza green e per contrastare i cambiamenti climatici attraverso i principali indicatori urbani come ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico.
Le città italiane, sottolinea in sintesi Legambiente, “sono ancora molto lontane dagli obiettivi di mobilità sostenibile e sicurezza fissati al 2030”. Da 1 a 5 per stato del traffico e sicurezza Roma ha zero, Pescara, Perugia, Padova, Catania Caglia e Ancona 1, Firenze è l’unica a 3 e le altre hanno voto 2. Per le politiche al 2030 Catania ha zero, Bologna, Firenze e Milano hanno 3 e le altre fra 1 e 2.
Ci sono ancora 12.500 bus diesel euro 4 o precedenti nelle città italiane, mezzi che dovrebbero essere sostituiti entro il 2026 con altri solo elettrici rileva Legambiente al termine della campagna “Clean cities” per “una nuova mobilità urbana: più elettrica, più condivisa, più sicura” in cui ha sottoposto a stress test 15 capoluoghi anche sull’elettrificazione del trasporto pubblico locale. L’attuale Pnrr (Piano di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery Plan), ricorda l’associazione ambientalista, “prevede di usare i fondi europei per acquistare solo 5.139 autobus per tutta Italia, ben 2.730 veicoli alimentati a gas (Gnc o Gnl, che inquinano ormai come i diesel), solo 2.051 a propulsione elettrica e 358 costosissimi bus alimentati a idrogeno che non sapremo come alimentare (se non ancora metano fossile)”.
Lo stress test, spiega Legambiente, ha analizzato anche la presenza e l’implementazione delle piste ciclabili rispetto agli obiettivi 2030. Le città più “ciclabili” secondo l’ong sono Torino (79% dei km realizzati), Milano (63%), Padova (58%) e Firenze (51%), seguite da Cagliari (44%) e Bologna (39%). Restano indietro Pescara (30% dei km realizzati), Roma (28%), Palermo (20%), Bari (20%), Perugia (18%), Genova (16%), Napoli (16%), Ancona (7%), Catania (2%).
“Nell’anno terribile del Covid – commenta Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente – l’Italia ha subito un record di morti e di denatalità, ma abbiamo aumentato di 300mila unità le auto di proprietà. Si è speso un miliardo di euro in bonus auto nuove, ma non siamo riusciti a tenere aperti asili e scuole. Abbiamo chiuso l’anno con quasi 39 milioni di auto e 36 milioni di patenti. Con quella cifra avremmo potuto acquistare ben 2.500 autobus elettrici o 40.000 taxi e car sharing elettrici per 100 città, riducendo le emissioni di oltre 100.000 tonnellate di CO2 l’anno”.
In generale, anche per quel che riguarda l’estensione della rete stradale a velocità ridotta (strade 20 e 30 all’ora), spiega Legambiente, “tutte le città sono molto lontane dagli obiettivi cittadini al 2030, quando tutte le vie a scorrimento veloce delle città dovranno essere dotate di piste o corsie ciclabili, anche diverse centinaia di nuovi chilometri per le città più grandi. Inoltre, entro il 2030, in media l’80% delle strade urbane, dovranno diventare a 30 km/h. Le strade a 50 km/h saranno l’eccezione, non la regola. In questo modo si potranno percorrere in sicurezza anche in bici, monopattino e i marciapiedi saranno finalmente dedicati ai pedoni”.
Nei centri urbani densi (Milano, Torino, Bologna, Napoli, al centro di Roma) la mobilità elettrica, pubblica e condivisa (dal treno al monopattino) è già una realtà economicamente accessibile ai cittadini di tutte le fasce sociali, più economica e funzionale dell’auto privata, osserva l’ong, “ma in generale l’offerta dei mezzi pubblici è ad oggi insufficiente”, inferiore a quella delle città europee e delle necessità di una città ad alta densità abitativa, in tanti comuni metropolitani. “Idem per l’offerta di servizi di sharing mobility, auto e bici, che seppure sia presente da anni è ancora allo stato iniziale”, indica Legambiente.
Bisogna ridisegnare le nostre città in modo che “tutti i servizi essenziali siano raggiungibili a piedi in un quarto d’ora (‘Città 15 minuti’, come previsto a Milano e Padova)”, sollecita Legambiente osservando che “ci muoviamo troppo poco in bici, anche perché mancano corsie ciclabili e strade a 30 all’ora per viaggiare in sicurezza”. La ripresa della mobilità post Covid, si legge nel rapporto, “avverrà prima nelle città che avranno saputo incrementare l’offerta di mobilità pubblica e condivisa (sharing), che avranno ridisegnato strade e servizi di prossimità (‘città 15 minuti’, in cui tutto è accessibile a piedi o in bici)”.
L’analisi fotografa quindi un Paese che “deve necessariamente accelerare verso una mobilità a emissioni zero, anche per ridurre il livello di inquinamento che le affligge” sottolinea Legambiente ricordando che secondo i dati del Dossier Mal’aria 2020/2021 (della stessa ong), in tutte le 15 città toccate dalla campagna la quantità di PM10 supera il valore soglia indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, pari a 20 microgrammi per metro cubo.
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