Il presidente della trevigiana Arper e numero uno di Federlegno Claudio Feltrin analizza le prospettive di un settore strategico. Il distretto del legno-arredo a Nordest supera l’effetto pandemia. Anche nel 2022 tutta la filiera scommette sulla prosecuzione di una crescita che si preannuncia consistente nelle aziende del distretto a cavallo delle province di Treviso e Pordenone
«Non dico che abbiamo completamente superato lo choc della pandemia, ma i dati ci confermano che il legno e arredo è tra i comparti più in salute. Uno stato di salute con forti ricadute a Nordest, dove si concentra circa il 50% della filiera del mobile».
Claudio Feltrin, presidente della trevigiana Arper spa e di Federlegno, guarda con fiducia al presente e all’immediato futuro del settore, pur senza nascondere le preoccupazioni per le nubi che rischiano di rendere più difficile la rotta della ripresa.
Nubi legate soprattutto al costo dell’energia e dei noli marittimi, viste come le maggiori incognite di un 2022 che, pandemia a parte, inizia sull’onda di un 2021 decisamente brillante: «Il monitoraggio sui primi nove mesi del 2021 – dichiara Feltrin – ci parlava di una crescita del 15% sul 2019. Mantenendoci prudenti, e considerati gli effetti della stretta sulle forniture, il dato di fine anno dovrebbe essere compreso in una forbice tra il +10 e il +15%».
Sarà quindi una crescita a doppia cifra sull’ultimo anno pre-Covid. Numeri da boom, e che non si spiegano soltanto con gli effetti del superbonus, degli altri incentivi all’edilizia e del bonus mobili: «Incentivi che hanno pesato – commenta Feltrin – e che hanno portato a una crescita del 18% sul mercato interno, rispetto al +11% dell’export».
Tutta la filiera è in salute, nonostante le sofferenze del contract, penalizzato dagli effetti della pandemia sul turismo e sul commercio, che rappresentano i principali mercati di sbocco. Se la casa tira e continuerà a tirare, anche grazie alla conferma degli incentivi (bonus mobili compreso), chi lavora per gli hotel, per la crocieristica e per le catene commerciali continua a fare i conti con un rallentamento delle commesse.
A compensare in parte questa dinamica l’ottimo andamento dell’outdoor, sia sul verdante ho.re.ca che su quello delle case private: «La pandemia – conferma Feltrin – ha dato un forte impulso alla domanda arredi e allestimenti per esterni, sia da parte delle famiglie che da bar e ristoranti, grazie anche alla concessione gratuita dei plateatici. Preoccupano però le prospettive, tuttora negative, sulla ripresa del turismo, confermate dalle previsioni delle compagnie aeree, che fanno slittare addirittura al 2024 il ritorno alla normalità per gli spostamenti su lungo raggio».
Se per il contract il 2022 si annuncia ancora in salita, come il 2021, tutta la filiera scommette sulla prosecuzione di una crescita che accomuna un po’ tutte le principali realtà del Nordest, anche se più consistente nelle aziende del distretto a cavallo delle province di Treviso e Pordenone, sempre più locomotiva del comparto, che in altre realtà come il distretto della sedia tra Udine e la destra Isonzo che comprende tutto l’indotto del colosso Ikea.
I numeri dell’export, in ogni caso, confermano un andamento generalmente positivo per tutto il settore, sia pure “dopati” da una componente legata all’aumento delle materie prime: «I rincari pesano – conferma il numero uno di Federlegno – e sicuramente l’andamento delle esportazioni in termini reali è più basso rispetto a quanto sembra emergere dal confronto tra i valori monetari. Fortunatamente iniziamo a vedere qualche segnale di inversione di tendenza sul versante delle materie prime, mentre resta altissimo, e preoccupante, il costo dei noli marittimi, che si attesta su valori anche sei o sette volte superiori alla situazione pre-Covid. È uno dei fattori più critici, anche per i ritardi o addirittura la cancellazione di alcune forniture, e che devono indurci ad accelerare un processo già in atto di reshoring e di accorciamento delle filiere, perché la dipendenza dal Far East ha raggiunto livelli insostenibili».
Ma rischia di rivelarsi insostenibile, quantomeno per le aziende energivore, i rincari delle materie prime e in particolare del gas, che proseguendo sulle attuali quotazioni potrebbero addirittura indurre a stop produttivi per alcune realtà produttive più sensibili al costo della bolletta energetica: «Il rischio – commenta Feltrin –c’è ed è connesso anche alla tipologia dei contratti di fornitura, legati all’andamento delle quotazioni sui mercati energetici. L’augurio è che la corsa dei prezzi possa fermarsi, anche attraverso nuovi accordi con Russia e Usa. Ma con queste quotazioni del gas è una dote che potrebbe non bastare».
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