Oltre un miliardo di euro tra il 2019 e il 2021. Quasi a due a fine 2022 se gli stanziamenti verranno confermati. È il totale degli incentivi statali destinati alla conversione del parco auto italiano, con oltre 11 anni di anzianità uno dei più vecchi d’Europa. Le emissioni non sono alte come in altri paesi più per effetto dell’elevata incidenza dei segmento più bassi, A e B (anche se negli ultimi anni la quota dei Suv è aumentata considerevolmente), che per la reale efficienza dei motori.
“L’auspicio è per misure strutturali, almeno triennali, per accompagnare una reale diffusione della mobilità elettrica, parallelamente a interventi a favore dell’infrastruttura di ricarica veloci lungo le strade a grande scorrimento e dell’aumento degli impianti residenziali”, esorta Gianmarco Giorda, direttore dell’ANFIA, associazione nazionale della filiera automobilistica.
Per quanto riguarda la media delle CO2 della flotta immatricolata nel corso del 2021, l’Italia si è attestata a 120,4 g/km e può migliorare. La Germania, dove pure i segmenti superiori sono più importanti, si è attestata a 118,7.
Appena tre anni fa, a fine 2019, erano 157 g/km, ma tra il 2016 e la fine del 2021 il governo tedesco ha siringato 4,6 miliardi di euro per sostenere le vendite di auto a batteria, totalmente elettriche o plug-in. La cifra è stata ufficializzata dall’esecutivo in risposta a una interrogazione della Linke, il partito della sinistra estrema, ed è destinata a far discutere.
La cancelliera Angela Merkel aveva puntato al milione di auto elettriche entro il 2020, un obiettivo rivelatosi troppo ambizioso. Con i bonus ha invece ottenuto che quasi un milione di contratti (965.000 per la precisione) venissero supportati dai bonus: fino a 9.000 euro per le elettriche pure, di cui 6.000 erogati dallo Stato, e fino a 6.750 per le plug-in per veicoli il cui listino, Iva esclusa, non supera i 40.000 euro.
La scorsa legislatura, la Grande Coalizione (Unione cristiano democratico e sociale e Socialdemocratici) aveva deciso di prolungare i gli incentivi fino al 2025 raddoppiando la quota pubblica, ma il nuovo esecutivo a guida socialdemocratica (con Liberali e Verdi) ne ha deciso la sospensione a fine 2022, almeno nella forma attuale.
La sovvenzione doveva servire sia a ridurre le emissioni medie sia a supportare l’industria tedesca dell’auto sia ad andare incontro alle esigenze di mobilità sostenibile delle classi meno abbienti. Circa 160.000 Volkswagen completamente elettriche hanno beneficiato del contributo per un totale di 798 milioni di euro. Per volumi erogati, al secondo posto c’è sono quelli di Renault, con 441 milioni erogati complessivamente per contratti di acquisto o leasing si 90.000 machine. Poi si sono Mercedes (406 milioni spalmati su 104.000 auto) e Bmw (339 milioni e 90.000 vetture). Finanziate con soldi pubblici anche 59.000 Tesla per un totale di 304 milioni e quasi altrettante Hyundai (296 milioni).
I fondi sono stati assorbiti soprattutto dalla parte occidentale della Germania: nelle 5 regioni della ex DDR (Berlino esclusa) sono state acquistate con i bonus appena 88.000 macchine, ossia il 9% del totale a fronte di una popolazione del 15%.
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