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Mal’aria in Toscana, l’inquinamento atmosferico spiegato da Legambiente – Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

Presentato il nuovo rapporto coi dati 2021

Ferruzza: «In ambiente urbano, i due settori che incidono di più sono da sempre la mobilità e la climatizzazione domestica. È necessario un cambio di paradigma proprio a partire da questi due settori»

[14 Febbraio 2022]

Ha fatto tappa a Firenze la campagna Clean cities di Legambiente, dove oggi il Cigno verde regionale ha presentato in conferenza stampa i dati di Mal’aria in Toscana, per fare il punto sull’inquinamento atmosferico che ancora grava sulla nostra regione, dopo i dati a livello nazionale già presentati nei giorni scorsi.

I principali inquinanti atmosferici, monitorati puntualmente dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, mostrano poche criticità nella nostra regione rispetto ai limiti indicati dalla normativa vigente; il quadro cambia però se prendiamo come metro di paragone i nuovi valori limite suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ossia una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, una media sotto i 5 μg/mc per il PM2.5 e sotto i 10 μg/mc per l’NO2.

In questo caso, come evidenzia l’analisi di Legambiente, dei 102 capoluoghi di provincia analizzati a livello nazionale, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite Oms e anche in Toscana resta molto da migliorare.

La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che si appresta ad essere avviata nei prossimi mesi – spiega nel merito Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – rivedrà i limiti normativi proprio in funzione dei limiti dettati dall’Oms. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di procedure d’infrazione per gli Stati membri inadempienti. L’Italia ha al momento attive tre procedure d’infrazione per tre inquinanti quali il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono diffusi per tutto il Paese», e in Toscana Legambiente evidenzia soprattutto le annose problematiche che riscontrabili «dalla Piana lucchese all’area di Prato-Pistoia. Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio dalle elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici».

Come intervenire? «In ambiente urbano, i due settori che incidono di più sono da sempre la mobilità e la climatizzazione domestica – sottolinea Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – Un cambio di paradigma è, quindi, necessario proprio a partire da questi due settori. Per questo, dobbiamo puntare davvero sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione, ripensando totalmente l’interconnessione dei nostri spazi urbani. Ecco perché saranno cruciali le risorse del Pnrr. Ancora: sarà rilevante puntare sull’efficientamento energetico del nostro patrimonio edilizio e bloccare definitivamente la commercializzazione dei veicoli a combustione interna entro il 2030. Entrando, infine, nel dettaglio della situazione toscana, non possiamo non constatare il permanere delle solite, note criticità: sul fronte del particolato fine nella Piana lucchese e in particolare nella stazione di Capannori; del biossido d’azoto a Firenze (con punte acute nella stazione di Viale Gramsci) e un dato generalmente più diluito su tutto il territorio regionale nella sua gravità per quanto concerne l’ozono (e quest’anno per l’O3 le maglie nere spettano alle stazioni di Signa e Montale)».

Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiungere in termini di inquinamento atmosferico, da Legambiente rilanciano alcune proposte puntuali per “l’ecosistema urbano” da poter attuare con profitto in Toscana. Proposte che riportiamo di seguito integralmente:

Oltre all’importanza di ridisegnare gli spazi pubblici a misura d’uomo (con quartieri più interconnessi e accessibili, con più zone car free, la cosiddetta “città a 15 minuti” in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km/h, strade scolastiche), occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico con tanti nuovi autobus per il Tpl (rifinanziando il Piano nazionale strategico della mobilità sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); come per l’area metropolitana fiorentina, occorre completare la rete tramviaria e investire ancor di più sulla cura del ferro (con nuovi treni e potenziamento della rete regionale, col completamento dell’elettrificazione, sia sulla Empoli-Siena -in corso- che sulla Siena-Grosseto, di là invece da venire).

Va poi incentivata la sharing mobility anche e soprattutto nelle periferie e nei centri minori, realizzando nuove ciclovie e corsie ciclabili, e rendendo l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore. Occorre, ancora, vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 (e al 2035 per camion e autobus interurbani, prevedendo una strategia specifica per il biometano liquido per l’autotrazione), con lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti.

Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con la promozione di abitazioni a emissioni quasi-zero (Nzeb) grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il “Bonus 110%”, che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio da subito e a metano nei prossimi anni, verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore, su tutti).

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