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Manovra, Draghi vuole bloccare il cashback (che doveva riprendere nel 2022) – Il Fatto Quotidiano

Verso lo stop definitivo al Cashback. Questa l’intenzione del governo Draghi, emersa nel corso della cabina di regia sulla manovra in vista del Consiglio dei ministri di giovedì. La misura, partita lo scorso gennaio, era stata sospesa nel secondo semestre 2021 tra le polemiche del Movimento 5 Stelle e del Pd, che però avevano ottenuto la promessa di un ritorno del bonus anti evasione nel nuovo anno. La misura era infatti prevista anche per il primo semestre 2022 e aveva ancora a disposizione 1,5 miliardi. In questi giorni il leader M5s Giuseppe Conte aveva fatto ripetuti appelli per la ripresa del Cashback e anche il segretario Pd Enrico Letta aveva parlato di una “necessaria battaglia per il mantenimento dei bonus”. Invece, il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco non hanno voluto cambiare idea, anzi hanno optato per la cancellazione anche nei primi 6 mesi dell’anno. Una proposta che probabilmente susciterà reazioni dalle componenti dem e pentastellate della maggioranza.

Quota 102 solo per un anno, il 2022, più un fondo per traghettare i lavoratori penalizzati dai nuovi requisiti. Scontentando la Lega che chiede, per superare quota 100, misure molto più generose. Una riduzione del reddito di cittadinanza alla seconda proposta di lavoro rifiutata. Scontentando il Movimento 5 Stelle che, con il ministro Stefano Patuanelli, ha dato un sì condizionato riservandosi di rivedere lo schema. Infine il via libera alla proroga del Superbonus anche per le case monofamiliari, ma solo per proprietari con Isee fino a 25mila euro. Un’apertura, questa, che piace un po’ a tutti perché spinge l’economia “drogando” (a carissimo prezzo per le casse dello Stato) il comparto edilizio. Il bonus facciate caro al ministro Dario Franceschini, infine, dovrebbe essere rinnovato per tutto il 2022, ma la percentuale scenderebbe dal 90 al 60%.

Sono le proposte arrivate dal governo nel corso della cabina di regia sulla manovra, che il cdm dovrebbe approvare giovedì in ritardo di otto giorni sulla tabella di marcia prevista dalle regole europee.

La legge di Bilancio ovviamente confermerà i saldi indicati nel Documento programmatico di bilancio.

Alla riunione presieduta dal premier Mario Draghi partecipano il ministro dell’Economia Daniele Franco e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, i capi delegazione della maggioranza Giancarlo Giorgetti, Andrea Orlando, Roberto Speranza, Stefano Patuanelli, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, Elena Bonetti e i responsabili economici di ciascun partito. Il Pd avrebbe chiesto di proseguire il dialogo con i sindacati, con cui martedì sera il governo è arrivato alla rottura respingendo al mittente le richieste di un’ennesima riforma complessiva del sistema pensionistico. Così si è interrotta anche la discussione su riforma fiscale e ammortizzatori.

E non mancano i nodi da sciogliere nemmeno all’interno della maggioranza. “C’è ancora da lavorare”, fanno sapere fonti M5S riguardo al ‘restyling’ proposto dal ministro dell’Economia sul reddito di cittadinanza. Patuanelli ha detto che lo “spirito delle modifiche è quello giusto” – centrali i maggiori controlli – ma che il Movimento si riserva di “valutare l’equilibrio complessivo” delle modifiche apportate. Che passano anche da una riduzione all’assegno di rdc alla seconda proposta di lavoro rifiutata.

Intanto fonti di governo confermano che la Lega resta ferma sulla proposta di una “quota 41 fissa”: 41 anni di contributi abbinati ai 62 anni di età, col risultato di un quota 103 con criterio di contribuzione che resta sostanzialmente fisso. Questo per il 2022, perché per il 2023 l’impianto proposto dal Carroccio prevede lo schema 63+41, arrivando a quota 104.

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