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Manovra, gli 8 miliardi per tagliare le tasse saranno divisi tra lavoratori e imprese – Il Fatto Quotidiano

Gli 8 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse non finiranno tutti in tasca ai lavoratori: una parte andrà a vantaggio delle imprese. Per le pensioni il punto di caduta è quota 102: solo nel 2022, scaduta la “quota 100” cara alla Lega, potrà ritirarsi dal lavoro chi ha 64 anni di età e 38 di anzianità contributiva. Vengono poi prorogate l’anticipo pensionistico (Ape sociale) per i lavoratori che fanno attività gravose e opzione donna per le lavoratrici. Per il reddito di cittadinanza arriva 1 miliardo di rifinanziamento accompagnato da una stretta sui controlli e sui reati che impediscono di accedere alla misura e da nuovi meccanismi per favorire la ricerca del lavoro da parte dei beneficiari. Sono le principali misure contenute nei 185 articoli della bozza di legge di Bilancio approvata oggi in Consiglio dei ministri. Confermato il rinvio di un anno per sugar e plastic tax.

Il taglio delle tasse – Il primo articolo prevede 8 miliardi all’anno dal 2022 per il taglio dell’Irpef e dell’Irap. Due gli obiettivi: “ridurre l’imposta sui redditi delle persone fisiche con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive, da realizzarsi attraverso sia la riduzione di una o più aliquote sia una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo” e tagliare “l’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive“. Il governo rinvia al dibattito parlamentare la decisione su come ripartire i fondi a disposizione tra lavoratori e imprese.

Altri dieci miliardi di euro per le imprese – Otto miliardi, dal 2022 al 2026, serviranno per il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese italiane, circa 900 milioni di euro alla cosiddetta nuova Sabatini (il contributo a favore delle Pmi per l’acquisto di beni strumentali), il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi fino al 2027. Vengono inoltre prorogate al 30 giugno 2022 le misure di garanzie a sostegno della liquidità delle imprese.

Pensioni: quota 102 e proroga di ape sociale e opzione donna – Per le pensioni si passa da quota 100 a quota 102. “I requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui al primo periodo del presente comma sono determinati in 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022”, si legge nella bozza. “Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente. In sede di prima applicazione, entro il 28 febbraio 2022, il relativo personale a tempo indeterminato può presentare domanda di cessazione dal servizio”.

Viene prorogata l’Ape sociale per chi ha fatto lavori gravosi, platea che è stata allargata e ora comprende anche magazzinieri, estetisti, portantini, personale addetto alla consegna delle merci, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento. A 63 anni e con 36 di contributi potranno ancora chiedere l’indennità di accompagnamento alla pensione. E per i lavoratori disoccupati non sarà più necessario avere terminato la Naspi da tre mesi. Continua per tutto il 2022 anche Opzione donna, ma sale di due anni il limite di età per accedere: secondo la bozza saranno necessari 60 anni (61 per le autonome ) con 35 di contributi e bisognerà aspettare un anno di finestra mobile: quindi di fatto si otterrà la pensione a 61 anni per le dipendenti e a 62 e mezzo per le autonome.

Il contratto di espansione, che consente lo scivolo pensionistico fino a cinque anni favorendo il turnover, viene esteso agli anni 2022 e 2023 e per questi due anni il limite minimo di dipendenti per potervi accedere scende a cinquanta.

Le modifiche al Reddito di cittadinanza – I beneficiari “occupabili” dovranno sottoscrivere il Patto per il lavoro contestualmente all’invio della domanda di Rdc e potranno rifiutare massimo due offerte di lavoro pena la decadenza dal beneficio. Dopo i primi sei mesi il sussidio subirà un taglio di 5 euro al mese per i percettori occupabili, cioè tenuti a iscriversi al centro per l’impiego. Esclusi dalla mini riduzione i nuclei con bimbi sotto i 3 anni o con disabili gravi o non autosufficienti e tutti i beneficiari che ricevono meno di 300 euro (moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza). Il taglio viene sospeso quanto almeno un componente del nucleo inizia a lavorare. I Comuni dovranno impiegare nei progetti utili alla collettività “almeno un terzo dei percettori di RdC residenti”.

Vengono stanziati 70 milioni in più per i centri per l’impiego: lo prevede la bozza della manovra che stanzia anche 20 milioni in più dedicati “alle attività connesse all’attuazione delle politiche attive del lavoro in favore dei giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni, non occupati né inseriti in un percorso di studio o formazione”, cioè alla presa in carico dei cosiddetti ‘neet’.

Stop al cashback – E’ ufficiale la fine del programma cashback (già sospeso da inizio luglio): nell’articolo 165 della bozza di legge di bilancio si legge infatti che “il programma di attribuzione di rimborsi in denaro per acquisti effettuati mediante l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici si conclude il 31 dicembre 2021, ferma restando la sospensione” già in atto. Inoltre, “le Convenzioni stipulate dal Ministero dell’economia e delle finanze con PagoPa S.p.A. e con Consap sono risolte a decorrere dal completamento delle operazioni di rimborso cashback e rimborso speciale, fatti salvi gli obblighi relativi alla gestione delle controversie derivanti dall’attuazione del programma”.

Riforma degli ammortizzatori – Con i fondi che erano destinati al cashback viene in parte finanziata la riforma degli ammortizzatori sociali che ora vale 4,5 miliardi. La norma, predisposta dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, prevede l’estensione alle imprese sotto i 5 dipendenti, la Cigs per tutti datori lavoro con più di 15 dipendenti a prescindere dal settore, la Naspi allargata ai lavoratori discontinui con un decalage che parte dal sesto mese e dall’ottavo per i 55enni, ammortizzatori per i dipendenti del settore pesca e marittimi e disoccupazione per collaboratori autonomi e cococo.

Dal primo gennaio 2022 l’aliquota di finanziamento del Fondo di integrazione salariale (Fis), finora pagato dalle imprese con più di cinque dipendenti) è fissata allo 0,5% per i datori di lavoro che, nel semestre precedente la presentazione della domanda, abbiano occupato fino a cinque dipendenti. E’ invece allo 0,80% per i datori di lavoro con più di cinque dipendenti. Confermato il contributo addizionale pari al 4% della retribuzione persa legato all’utilizzo.

Dal prossimo anno la cig straordinaria potrà essere richiesta da tutti i datori di lavoro con più di 15 dipendenti a prescindere dal settore, che non siano coperti dai Fondi di solidarietà bilaterale e ad esclusione del Fis. Resta confermato il contributo ordinario allo 0,90% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, di cui lo 0,30% a carico del lavoratore e lo 0,60% a carico dell’impresa.

Superbonus e bonus mobili ed elettrodomestici – Arriva la proroga del superbonus al 110% per il 2023, poi scatterà un ‘decalage’ al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025. Arriva anche l’estensione per il 2022 per unifamiliari e villette ma con un tetto Isee fissato a 25mila euro e limitato dunque alle prime case. Il Movimento 5 stelle chiedeva che il vincolo non fosse previsto. Vengono prorogati per tre anni, fino al 2024, anche bonus mobili e elettrodomestici, ma cala di due terzi il tetto di spesa in base al quale è calcolata la detrazione del 50%: era a 10mila euro, poi nel 2021 è stato elevato a 16mila euro, ora passa a 5mila euro. Il bonus riguarda mobili o elettrodomestici per l’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione.

Agenzia delle Entrate incorpora la Riscossione – Agenzia delle Entrate-Riscossione sarà incorporata all’interno dell’Agenzia delle Entrate. Viene cancellato l’aggio sulla riscossione, prevedendo per il funzionamento del servizio una copertura di 990 milioni. La cancellazione si è resa necessaria dopo una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha chiesto di valutarne la ragione d’essere visto che l’attività non è più svolta da concessionari privati.

Bonus cultura strutturale, ma con tetto Isee – Dal 2022 i 18enni avranno una Carta elettronica per le spese culturali. Viene così reso strutturale il bonus Cultura introdotto nel 2016 ma con un tetto di reddito di 25mila euro annui. Vengono stanziati 230 milioni l’anno per i 18enni residenti e in possesso di permesso di soggiorno. La Carta, il cui importo sarà fissato con decreto ministeriale, varrà per teatri, cinema, concerti, libri, quotidiani, musica e film, mostre, aree archeologiche e parchi, ma anche corsi di musica, teatro e lingua. Per le violazioni è prevista disattivazione della carta e cancellazione dall’elenco degli accreditati.

Sconto sull’affitto per i giovani – Uno sconto sull’affitto per i giovani tra i 20 e i 31 anni che escono di casa e hanno un loro reddito: la bozza introduce una detrazione del 20% fino a 2.400 euro per chi ha reddito entro i 15.493,71 euro. Lo sconto vale sia se si affitta un intero appartamento sia se si prende in locazione una stanza. La manovra inoltre prorogherà fino al 31 dicembre 2022 le agevolazioni all’acquisto della prima casa per i giovani sotto i 36 anni e per i nuclei monogenitoriali con figli minori. Il Fondo di garanzia per la prima casa – che concede garanzie su mutui ipotecari al 50% della quota capitale – verrà rifinanziato con ulteriori 242 milioni di euro per l’anno 2022.

Stipendi raddoppiati per i sindaci delle grandi città – L’indennità di funzione dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei comuni ubicati nelle regioni a statuto ordinario “può essere incrementata, in misura graduale per ciascuno degli anni 2022, 2023 e in misura permanente a decorrere dall’anno 2024, sulla base del trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni”: è quanto si legge nella bozza della legge di bilancio predisposta dal governo. Gli aumenti saranno del 100% per i sindaci metropolitani, con percentuali a calare per gli altri comuni in base al numero dei residenti.

L’aumento sarà dell’80 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di regione e per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti; del 70 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100.000 abitanti; del 45 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; del 35 per cento per i sindaci comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti; del 30 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti; del 29 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione da 5.001 a 10.000 abitanti; del 22 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti e del 16 per cento per i sindaci comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti.

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