Otto miliardi per il taglio delle tasse
«Durante il Consiglio dei ministri – ha spiegato il ministro dei Rapporti col Parlamento Federico D’Incà, al termine della riunione a Palazzo Chigi – abbiamo previsto un investimento da 8 miliardi per abbassare le tasse alle imprese e far avere così delle buste paga più ’pesanti’ ai lavoratori». Tra i principi guida in vista del primo taglio delle tasse che arriverà con la manovra, come anticipo della riforma complessiva del fisco, c’è quello di raggiungere il ceto medio ed evitare che ci siano famiglie penalizzate con l’arrivo del nuovo assegno unico, che sarà parametrato all’Isee e non più al reddito. Sul tavolo ci sono dunque 8 miliardi, due in più dell’ultimo intervento strutturale che ha potenziato il bonus Irpef, portandolo da 80 a 100 euro, e ampliato la platea fino ai 40mila euro di reddito. Questa volta ci si dovrebbe concentrare sul famoso terzo scaglione, i contribuenti che arrivano a fino a 55mila euro di reddito e scontano attualmente un’aliquota del 38%. Il nuovo schema per ridurre il carico fiscale ancora non è stato stabilito ma l’intenzione sarebbe quella di appostare le risorse in legge di Bilancio e scrivere contemporaneamente anche le norme, mentre in passato si è preferito istituire in manovra fondi ad hoc e poi attuare le misure con provvedimenti successivi. L’obiettivo sarebbe però quello di far scattare le novità già da gennaio, o comunque il prima possibile, quindi il dettaglio andrebbe scritto direttamente nell’articolato della manovra, anche se non sarà facile trovare non solo la sintesi politica ma anche il meccanismo tecnico per abbattere il prelievo fiscale.
Proroga del Superbonus al 2023 (villette escluse), esclusa la proroga del bonus facciate al 90%
Si profila una proroga al 2023 del Superbonus, ma limitata ai condomini e Iacp (sarebbero escluse le villette unifamiliari). Tra gli altri bonus edilizi sarebbero confermati per il 2022 il credito d’imposta al 50% e quello al 65%, mentre al momento resta esclusa la proroga del bonus al 90% per il rifacimento delle facciate.
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La revisione del reddito di cittadinanza
Tra i capitoli più caldi c’è il Reddito di cittadinanza. Con la legge di Bilancio dovrebbe arrivare un finanziamento aggiuntivo per il Reddito di cittadinanza da circa 1 miliardo per il 2022. È quanto si è appreso da diverse fonti di governo, mentre era in corso il Consiglio dei ministri che avrebbe approvato il Dpb. In totale, tra stanziamento già previsto a regime e nuovi fondi, per il beneficio dovrebbero essere così a disposizione circa 8,8 miliardi, la stessa cifra di quest’anno, quando i fondi sono stati a più riprese aumentati per fare fronte al maggior tiraggio della misura causa pandemia.
La misura è stata ed è sotto l’attacco della Lega, determinata ad andare all’attacco per chiederne l’abolizione. La sconfitta sembra aver convinto Matteo Salvini ad alzare il livello dello scontro la coalizione di governo. Per la stessa ragione, però, i Cinque stelle si dichiarano pronti alle barricate. Cavallo di battaglia del M5S, il reddito di cittadinanza verrebbe mantenuto ma rivisto e migliorato per limitarne gli abusi. Da qui l’ipotesi di una revisione dei paletti per l’accesso rafforzando il versante delle politiche attive per il lavoro, uno snellimento della platea e una redistribuzione del beneficio possibilmente intervenendo sul paradosso che vede meno avvantaggiate le famiglie numerose.
Ipotesi “quota 102” nel 2022, poi “quota 104”. Lega si smarca
Resta poi il tema di quello che accadrà dopo il termine della sperimentazione triennale di Quota 100. In occasione del Consiglio dei ministri è emersa l’’ipotesi di Quota 102 nel 2022 e quota 104 nel 2023. Sul punto però i ministri della Lega avrebbero espresso una “riserva politica”, mantenendo i loro dubbi su questa soluzione. Il leader della Lega Matteo Salvini infatti anche il 17 ottobre è tornato alla carica ribadendo che per il Carroccio la prospettiva di un ritorno sic et simpliciter è inaccettabile. Tanto che, a Cdm concluso, il ministro Giorgetti ha chiarito che nessuna scelta è stata fatta. Toccherà come sempre a Mario Draghi trovare il punto di caduta.
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