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Mazzoncini: «Il teleriscaldamento non impedisce il Superbonus 110 ma in città ci sono pochi cantieri» – Corriere della Sera

Brescia può e deve diventare una città con un’efficenza energetica da «otto» in pagella. Ne è convinto l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini, multiutility che nel 2020 ha investito sul territorio 157 milioni, che saliranno a 2,4 miliardi al 2030. Ma non ci sono solo gli interventi sulla rete di teleriscaldamento: il manager spinge il mondo imprenditoriale a sfruttare meglio le potenzialità del Supebonus 110 e ricorda che in città entro il 2030 si produrrà idrogeno verde per i treni di Ferrovienord.
Secondo diversi tecnici adottare il superbonus 110 a Brescia è più complicato perché gli edifici allacciati al teleriscaldamento, considerata fonte rinnovabile, alza l’efficienza termica in classe B, A1 o A2 ed il salto di due classi è più difficile
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«Brescia è più avanti di altre, quindi diventa più difficile applicare l’Ecobonus ma non è impossibile. Semplicemente si devono fare cappotti a regola d’arte, cambiare i serramenti e magari si installa un pannello solare con una batteria d’accumulo. Certo, se uno ha una casa riscaldata ancora a gasolio è più facile ottenere il Superbonus (e avere il salto energetico di due classi, ndr). Diciamo che la città da un punto di vista di efficienza energetica è già sulla sufficienza piena, da 6 e mezzo, ma possiamo arrivare all’ 8. Anzi, proprio per il fatto che non abbiamo la caldaia in casa (sostituita dal teleriscaldamento, ndr) ci possiamo concentrare su altri aspetti che portano gli edifici al top».
La coperta del Superbonus non è lunghissima; non c’è il rischio che siano più agevolati nell’ottenimento dei finanziamenti quelle città con edifici che energeticamente sono da 4 in pagella?
«Non funziona così. Quello che sta succedendo è che il sistema delle imprese fa fatica a stare al passo delle richieste di Ecobonus. Non è questione di coperta corta. Io non credo che si crei una competizione tra territori e che quindi una città come Brescia vada a sottrarre risorse ad un’altra città che non ha il teleriscaldamento o viceversa. C’è spazio per entrambi. Il problema è riuscire ad attivarsi. Semmai vedo ancora troppo pochi interventi di Ecobonus e continuo a sollecitare le imprese ed i colleghi dell’ordine degli Ingegneri sul fatto che se non c’è un intero sistema che garantisce l’esecuzione degli interventi poi non è sufficiente la banca alla quale giri il credito d’imposta».
Nella presentazione del settimo bilancio di Sostenibilità lei ha confermato che a Brescia si produrrà il combustibile del futuro, l’idrogeno. Da quando?
«Dal 2023 i treni di ferrovie Nord arriveranno i primi treni ad idrogeno che collegheranno la città alla Valcamonica e per quella data vorremmo avere il primo idrogeno verde (elettrolisi dell’acqua con elettricità prodotta da fonti rinnovabili, tra le quali è incluso il termovalorizzatore, ndr) prodotto a Brescia. Ci stiamo lavorando».
La Lega avanza dubbi sul patto green stretto tra A2A e i francesi Ardian, è contraria alla cessione dei vostri impianti idroelettrici e fotovoltaici alla newco, e teme che il fondo straniero possa acquistare sempre più potere.
«Evidentemente non saremmo stati sufficientemente chiari a spiegare il progetto: siamo noi che “portiamo a casa la Gioconda”, perché l’accordo prevede che Ardian, proprietario oggi del più grosso portafoglio eolico italiano (e la larga parte delle rinnovabili in Italia oggi sono di proprietà di fondi stranieri) lo conferisca ad una società controllata da a2a. Secondo aspetto riguardo ai dividendi, preoccupazione più che legittima, cresceranno in prospettiva. Oggi abbiamo un piano industriale in cui i dividendi cresceranno di anno per anno del 3%, l’ipotesi con questo accordo è che crescano di più, del 5%».
Non c’è il rischio che Ardian si porti via una fetta di A2A con un futuro aumento di capitale?
«Ma per carità. Ci mancherebbe altro. I fondi d’investimento poi non ragionano mai così: accompagnano le crescite per un certo periodo e poi escono, hanno sempre un fronte d’interesse limitato mentre A2A, lo dimostra la storia, ha un orizzonte infinito».
Questione Caffaro: l’ex commissario Moreni aveva chiesto un aiuto ad A2A per abbattere il cromo VI nella falda sotto lo stabilimento.
«Oggi è prevista un’attività su Caffaro né abbiamo una specializzazione nel settore bonifiche».


25 luglio 2021 | 11:16

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