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Meno giallorosso e più grigio: con il superbonus la Fetta di Polenta torna (quasi) ai colori originali – Corriere della Sera

Non sono ancora state scaricate tutte le tavole di legno per impacchettare l’ultimo, in ordine di tempo, edificio che cambierà volto per il bonus facciate. Il tempo stringe. Entro la fine dell’anno, decisione del governo, bisognerà terminare i lavori e liberare i palazzi dalle puntellature. Così, per i torinesi che amano passeggiare con il naso all’insù non resta che aspettare per scoprire il lifting della «Fetta di Polenta». Casa Scaccabarozzi in via Giulia di Barolo, rinnova gli infissi, le finestre e, in particolare, la sua cromatura: rimarrà gialla e rossa, ma apparirà qualche pennellata di grigio.

Negli ultimi mesi l’Ufficio Colori comunale e la Soprintendenza stanno facendo i salti mortali per controllare i restauri delle facciate. I cantieri sono necessari per cancellare i segni del tempo, ma non bisogna farsi prendere la mano con i colori. In questi anni, la città ha «sbianchettato» il centro. Il grande equivoco del «giallo Torino» è stato superato. I palazzi storici sono stati, lentamente, passati in candeggina. Ma la ricerca della sfumatura perduta ha provocato anche qualche scossone all’all’understatement cromatico. La Cernaia è diventata rossa. Piazza Castello azzurrina. Adesso tocca alla meravigliosa creazione di Antonelli rifarsi il trucco.


«Nella proposta operativa ci sono il rinnovamento degli infissi e la messa a colore della facciata in linea con le scelte cromatiche del passato». Luisa Papotti, la soprintendente, sarà l’angelo custode della muta di Casa Scaccabarozzi. Ammiratissimo su Instagram, l’edifico costruito dall’architetto della Mole farà un viaggio nel tempo per merito della proprietà — il gallerista Franco Noero — e di Alberto Daviso di Charvensod, fondatore dello studio d’architettura Civico 13. «Nel 2007 ci siamo occupati del restauro interno — spiega Daviso —. Nel 2016 abbiamo iniziato la progettazione del restauro della facciata. I lavori dovevano partire prima del Covid. L’ultimo grade intervento risale al 1980». Prima di salire sull’impalcatura, è stato necessario un lungo lavoro di analisi per scoprire il colore originale. Negli archivi, in biblioteca e nei laboratori chimici. Un impegno di squadra condiviso con i colleghi: Chiara Gagliardi, Gionatan Furnari, Marina Locandieri del Consorzio San Luca. Due gli studi messi a confronto. «Le campionature e le altre indagini non ci hanno dato dei risultati chiari. Il colore storico sembrava un mistero. Finché, parlando con Giovanni Brino, siamo riusciti ad arrivare a una soluzione». Brino nel ‘69 si era occupato del restauro della vicina Casa Antonelli. E, con i suoi ricordi, ha permesso di cancellare l’idea di tingere interamente la facciata di paglierino.

«Interverremo colorando di giallo gli elementi strutturali, di rosso gli sfondati. E introdurremo il grigio in alcune parti più piccole», spiega Alberto Daviso di Charvensod. «Sono felice di contribuire al restauro di un simbolo della città», ammette Noero. Mentre parla, una coppia di turisti osserva la «Fetta di Polenta» incerottata. Chissà se sanno che in principio era scura. Antonelli, si ipotizza, la colorò dopo qualche anno.

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6 settembre 2021 | 22:36

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Source: torino.corriere.it

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