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Mobile, per le aziende trevigiane è un mini-boom – Nordest Economia

TREVISO. Si è aperto ieri e durerà fino al 10 settembre il Salone del Mobile di Milano, vetrina di un settore che nella provincia di Treviso conta 1.200 imprese e 18 mila addetti.

Una ventina di aziende di Marca è presente in Fiera con uno stand, si tratta della prima edizione post-Covid ed è l’occasione per fare il punto sullo stato di salute dei distretti trevigiani.

Il dato più significativo è quello relativo all’export: il trimestre gennaio-marzo 2021 mostra una crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2019, ultimo anno prima della pandemia (3,7 miliardi di euro il valore annuale prima della crisi).

Ma come fa notare Claudio Feltrin, amministratore delegato della Arper di Monastier e presidente nazionale di Federlegno Arredo, ci sono ancora una serie di incognite all’orizzonte.

Come si è comportato il settore del legno-arredo in un anno e mezzo di pandemia?

«Abbiamo chiuso con il -9,1% il 2020, la casa ha fatto la parte da leone perché le prospettive davano un -30 -40%, ma poi siamo stati piacevolmente sorpresi. Da settembre 2020 in poi il trend è aumentato e alla fine l’arredo casa ha chiuso più o meno con i numeri del 2019. Di contro, il contract ha sofferto la chiusura di uffici, alberghi, ristoranti, aeroporti, e ha registrato un -25%. Gli altri comparti si sono difesi attorno al 10-12% di calo. Gli allestitori fieristici hanno sofferto più di tutti e hanno perso il 90% del fatturato».

Previsioni e obiettivi per il 2021?

«Dopo i primi sei mesi abbiamo un +14,3% di fatturato sul 2019, è un risultato clamorosamente positivo. L’Italia fa +21,4% rispetto al 2019, l’export fa +5,7% (arredo-illuminazione). Mancano i dati del legno, che arrivano più in ritardo. Secondo questo andamento, confidiamo di chiudere l’anno con un segno positivo importante, anche in doppia cifra rispetto al 2019. È chiaro che ci sono tanti fattori da considerare».

Per esempio la carenza di materie prime e i costi sempre più elevati?

«Abbiamo tre elementi che potrebbero disturbare questo mini-boom: la carenza delle materie prime e l’incremento dei prezzi anche al 100%; il costo dei noli marittimi (un container pre Covid oltreoceano costava 2.500 dollari, oggi 12-15 mila, incremento del 500%), e l’andamento della variante Delta».

Torniamo alle materie prime: perché si è generata questa spirale di carenza di materiali e costi elevati?

«Le risposte sono multiple. Da una parte, durante il lockdown tutte le aziende di produzione di materie prime hanno rallentato e alleggerito i magazzini. Così, quando la ripartenza si è fatta veemente, partendo quasi nello stesso momento in tutto il mondo, si sono fatte trovare impreparate. Alcune aziende inoltre hanno incrementato gli ordini oltre ogni ragionevole necessità, generando un effetto di accaparramento come successo nei supermercati. Ma si potrebbe generare anche un’inversione di tendenza se dovessimo calmierare la richiesta. A quel punto avremmo un crollo dei prezzi. Vederemo, è difficile oggi fare previsioni».

Chi sarà più forte nei prossimi mesi? Il “mini boom” o le tre variabili critiche?

«È possibile che nei prossimi mesi rallentiamo un po’. La performance dell’Italia arriva anche dal bonus edilizia, con i cantieri per l’ecobonus al 110%, e dai bonus mobili, portato da 10 a 16 mila euro. Questi fattori hanno spinto la domanda italiana un po’ di più rispetto a ciò che sarebbe stato fisiologico. Ma all’estero non succede, anche se sta performando bene».

Perché tanto arredamento domestico e poco contract per uffici e alberghi? È dipeso dai mesi di lockdown?

«Non solo. Sicuramente le persone chiuse in casa si sono accorte di dover riattare gli ambienti domestici per lavorarci più a lungo rispetto a quanto erano abituate. E un altro fattore è stata la mancanza di spesa in altre cose: se le restrizioni ci impongono di rinunciare a ferie, alberghi, ristoranti, aerei, eccetera, si risparmia e aumentano i depositi, e magari si spendono i soldi per altre spese».

E la sua azienda come sta? Arper presenterà a Milano una sedia (Kata) in legno, acciaio e tessuto riciclato.

«Noi siamo soprattutto contract-dealer, per noi il contract vale quasi il 100% e abbiamo risentito molto l’anno scorso. Quest’anno siamo in ripresa e pensiamo di tornare ai dati 2019 nell’ambito del 2022».

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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