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Napoli, il business della camorra sui bonus Facciate e 110% – Cronachedi.it – Il quotidiano online di informazione indipendente

Pizzo sul bonus 110%
Pizzo sul bonus 110%

Imprenditori in ginocchio

Segui i soldi e troverai la mafia. Dopo oltre 30 anni, la lezione di Giovanni Falcone è sempre valida. Oggi, ad esempio, la criminalità organizzata ha capito che spremere i piccoli e medi imprenditori non è più facile come una volta. Le aziende soffrono per la crisi economica, inasprita da due anni di lockdown e dai rincari in bolletta.

Il Reddito di Cittadinanza

L’esigenza di racimolare con la violenza e la minaccia quattrini da reinvestire in altre attività illecite, però, c’è sempre. E allora ecco che la “nuova mafia”, spesso formata da giovani con meno di 30 anni di età, cerca di adeguarsi. Come dimostrato dalle ultime operazioni delle forze dell’ordine, ad esempio, sono molti i camorristi e i piccoli criminali che percepiscono il “reddito di cittadinanza”, grazie al fatto che spesso risultano formalmente nullatenenti.

Gli spiccioli o la merce “a scrocco”

Le estorsioni alla vecchia maniera non esistono più, dato che gli imprenditori, forse anche per le maggiori difficoltà economiche, denunciano più spesso. A volte i più giovani si accontentano di “scroccare” un po’ di merce o un pranzo al ristorante, o si limitano a chiedere pochi spiccioli. Eppure il fenomeno del pizzo a Napoli, secondo Sos Impresa, è aumentato del 20% nell’ultimo anno.

I nuovi cantieri

Il vero e proprio “boom”, però, è quello registrato nel campo dell’edilizia privata. L’apertura di nuovi cantieri, grazie al bonus Facciate 2021 e 2022 e al Bonus 110%, ha evidentemente risvegliato gli appetiti delle cosche. In questo settore la stessa associazione antiracket registra un aumento del 50% delle richieste estorsive. Un’impennata alla quale, però, corrisponde una minore propensione degli imprenditori a pagare e a un aumento delle denunce.

Le zone più colpite

Quanto alle zone, le più colpite sono quelle a maggiore incidenza criminale: la periferia nord, l’area flegrea, le zone di Fuorigrotta, Bagnoli e Soccavo. Dall’altra parte la zona est, quella di origine del clan dei Mazzarella: Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio. Tra i giovanissimi del centro storico, ormai, è la rapina la fonte di guadagno più gettonata. Quella di strada, in particolare, che punta al portafogli. Al massimo al Rolex.

La mappa criminale

Il fenomeno del pizzo agli esercizi commerciali è tutt’altro che tramontato. Oggi il territorio napoletano è interessato dall’azione di bande emergenti che tentano di inserirsi nelle logiche della spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni. All’inizio dello scorso anno, ad esempio, è stato registrato un numero crescente di rapine nei confronti dei rider aggrediti nei diversi quartieri napoletani.

Sibillo, Mazzarella e Lepre

Nell’aprile del 2021, poi, fu eseguita una misura cautelare a carico di 21 soggetti ritenuti responsabili di estorsioni nella zona dei Decumani, appartenenti al clan Sibillo, in guerra con la cosca dei Mazzarella. La zona del Cavone di piazza Dante, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, sarebbe tuttora appannaggio del clan Lepre, attivo principalmente nella attività di estorsione in danno degli esercizi commerciali.

Il Porto e Mergellina

La zona del Porto di Napoli è feudo del gruppo Montescuro, mentre Mergellina e Chiaia sono divise tra i clan Piccirillo Frizziero/Cirella e Strazzullo/Innocenti. A Posillipo il gruppo Calone, il cui capo è in custodia cautelare, punto di riferimento del clan Cutolo nell’area flegrea, mantiene il potere grazie ai rapporti con l’Alleanza di Secondigliano.

L’antiracket: oggi si denuncia di più

“Oggi i clan stanno cambiando”, spiega Luigi Cuomo, presidente dell’associazione Sos Impresa Rete per la Legalità. “Spesso si tratta di ragazzi sotto i 30 anni che puntano a fare soldi subito, con poco sforzo e senza grossi rischi. In molti casi si accontentano di riscuotere poche decine di euro o anche solo di portare via un po’ di merce da un negozio. E poi c’è il ritorno del pizzo sui cantieri che si aprono grazie ai bonus del governo. Ma anche se il fenomeno è aumentato nell’ultimo anno, abbiamo registrato con un certo sollievo un aumento delle denunce da parte delle vittime”.

I giovanissimi e il pizzo

Insomma, siamo ben lontani dal controllo capillare delle attività commerciali dei “vecchi clan”, che si dividevano il territorio del centro storico per numeri civici, come si vede nel famoso film di Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”. Oggi i clan sono formati soprattutto da giovanissimi, che imperversano per i vicoli del centro approfittando proprio del vuoto di potere causato dagli arresti e dai pentimenti degli storici punti di riferimento.

Le vittime si ribellano

Anche le vittime non sono più le stesse. Fiaccati da una crisi economica senza precedenti nel passato prossimo, i piccoli imprenditori non sono più disposti a cedere parte dei proventi del proprio lavoro a soggetti esterni. Anche perché, data la “fluidità” dello scacchiere criminale su tutto il territorio metropolitano, al pagamento del pizzo non corrisponde nemmeno più la speranza di non subire danneggiamenti o richieste estorsive da altri soggetti.

Estorsione e usura: un affare da 2 miliardi l’anno

La criminalità organizzata incassa, in Campania, dall’estorsione e dalle attività di strozzinaggio, intorno ai due miliardi all’anno. Sono circa trecento tra grandi, medie imprese e piccole attività commerciali, quelle colpite da questo cancro: circa 80 le denunce per usura e 1100 per tangenti registrate annualmente.

La campagna della Regione Campania

Dal 20 aprile al 5 maggio, in diversi Comuni della Città metropolitana di Napoli e delle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, la Regione Campania terrà una campagna di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini su usura e racket, per mettere a disposizione, a chi è vittima degli aguzzini, gli strumenti utili alla prevenzione e al contrasto. “Paura, talvolta vergogna, iter burocratici lunghi – dichiara l’assessore Mario Morcone – tra le ragioni, nell’assordante silenzio generale, di punti critici irrisolti intorno a questi preoccupanti fenomeni”. Con l’allestimento di “Corner informativi mobili”, realizzati con l’ausilio di un promotional truck itinerante, si effettueranno undici tappe.

Il ministro Lamorgese: la crisi ha peggiorato le cose

Lo conferma anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: la crisi economica inasprita dalle misure anticovid, lockdown e limitazioni alla circolazione in primis, non ha prosciugato i principali canali di approvvigionamento di risorse economiche della criminalità organizzata. E’ vero, le famiglie sono sempre più povere e i piccoli e medi imprenditori chiudono o ridimensionano le proprie attività per resistere in tempi di vacche magre. Ma la camorra non rinuncia a far sentire la propria ingombrante presenza.

Episodi di estorsione aumentati del 10% in un anno

“La pandemia ha favorito il crearsi di situazioni di disagio sociale – ha dichiarato il ministro al webinar del progetto “Consulta della Legalità di Verona” – che rendono sempre più elevato il rischio del fenomeno di usura e di soggiacenza a fenomeni criminali: nel 2021 i reati di usura sono calati del 40,2%, mentre quelli di estorsione sono cresciuti del 9,7% ma si tratta di dati che non rendono la reale dimensione di un fenomeno che resta in larga parte sommerso per il timore di subire ritorsioni in caso di denunce”.

L’incognita del sommerso

Insomma, il fenomeno potrebbe essere molto più diffuso di quello che risulta dai dati ufficiali. Le associazioni antiracket parlano di un aumento delle denunce da parte degli imprenditori, ma naturalmente ci sono aree del territorio nazionale dove il controllo del rispetto delle regole è storicamente meno agevole.

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