Il mondo dell’auto si mobilita e chiede al governo di cambiare passo per favorire con un piano strategico la transizione ecologica. Anfia, Unrae e Federauto, le tre sigle che rappresentano il mondo della produzione e della distribuzione del comparto, vogliono “una task force pubblico-privato per dialogare in modo costante e collaborare”. Le proposte – illustrate in una conferenza stampa sul web – sono chiare: rifinanziamento degli incentivi per le auto nella fascia 61-135 g/km Co2 e per i veicoli commerciali, ormai agli sgoccioli, proroga dell’ecobonus fino al 2026 per le auto fino a 60 g/km Co2, scadenze più flessibili per la transizione energetica. Servono soprattutto investimenti nelle infrastrutture di ricarica per superare il gap con gli altri Paesi europei, visto che l’Italia è al sedicesimo posto.
“Il governo è cambiato da poco, ma quello che l’auto rappresenta per il Paese rende necessaria una interlocuzione costante. Sarebbe curioso non ascoltare un comparto che pesa il 20% del Pil”, sottolinea Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione dei costruttori esteri. “Si potrebbe prevedere un piano di detrazioni fiscali per privati e aziende che vogliono investire nelle infrastrutture di ricarica, come avviene nell’edilizia con il bonus per riqualificare le facciate degli edifici”.
Alle spalle c’è un anno molto complicato a causa del Covid. Il 2020 i è stato il “cigno nero” per il settore, ma la transizione ecologica è partita e nel febbraio 2021 per la prima volta le vetture ibride hanno superato quelle diesel. Gli incentivi potrebbero accelerare questa tendenza. Le vetture elettriche e ibride sono salite dallo 0,1% della produzione italiana del 2019 al 17,2% nel 2020 e la stima è che nel 2021 si arriverà al 37,5%. “Per la filiera auto – osserva Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia – servono investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, digitalizzazione dei processi. Interventi da attuare tramite il Recovery Plan. Il futuro è ambizioso”.
Grazie agli incentivi sono state rottamate 125.000 vetture inquinanti che hanno contribuito a un risparmio di oltre 61mila tonnellate di CO2/anno. L’Italia rimane, però, in coda per l’anzianità del parco circolante auto in Europa con un’età media di 11,5 anni contro i 9 di Germania e Francia e gli 8 del Regno Unito. Al ritmo attuale per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni. Il 2020 – spiega il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino – ha avuto impatti significativi sulle reti dei concessionari con un pesante calo del fatturato (in media del 25%). “La riforma della fiscalità auto può accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa”.
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