Un documento per punti da consegnare a Enrico Letta, che faccia da contraltare alla lettera inviata domenica scorsa da Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova. Pagine in cui Sinistra italiana ed Europa verde chiederanno al segretario di assumere impegni precisi su alcuni “punti programmatici che rimettano la coalizione in sintonia col Paese“: no al nucleare, ecobonus strutturali, piano per le energie rinnovabili, freno alle esportazioni di gas, salvaguardia del reddito di cittadinanza. Ma anche di rinunciare a una quota di collegi uninominali nell’ambito del 70% riservato al Pd per assegnarli alla lista rossoverde, controbilanciando il 30% attribuito (generosamente) a +Europa e Azione. È questa la strategia di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per tentare un riequilibrio a sinistra della coalizione: un passaggio avvertito come imprescindibile dopo la semi-rottura di lunedì, quando Letta ha sottoscritto con Calenda e Della Vedova un accordo programmatico-elettorale dai contenuti nettamente sbilanciati al centro. Per ricucire, è il ragionamento, serve un accordo complementare e parallelo. Ed è per questo che l’incontro tra i tre leader, già previsto per mercoledì, è stato rinviato a data da destinarsi per poi venire fissato alle 18.45 di giovedì alla Camera. Al vertice Fratoianni e Bonelli si sono presentati con un pacchetto di proposte (almeno formalmente) non contraddittorie rispetto agli impegni presi con i liberali, a cui il Nazareno non possa dire di no.
Anche questo “accordo-bis”, naturalmente, dovrà essere messo nero su bianco e sottoscritto dai rappresentanti dei partiti: “Verba volant, scripta manent“, sintetizza al fatto.it Bonelli, che da co-portavoce dei Verdi ha lavorato alle proposte in campo ambientale. “C’è tutto un elettorato di centrosinistra che non vede rappresentati i suoi temi nel programma Pd-Azione. Noi lavoriamo per un accordo tra noi e il Pd che faccia entare questi temi nell’agenda della coalizione. Ci sono ex politici dem, anche molto importanti, che mi chiedono di insistere per questo. Ma senza uscire dall’alleanza”. In quali punti si può tradurre questo sforzo? “Il tema fondamentale è la crisi climatica. In primo luogo, serve un deciso no a ogni tentazione di ritorno al nucleare. Sui rigassificatori (l’impegno a realizzarli è uno dei punti dell’accordo tra Letta e Calenda, ndr) bisogna ragionare nel merito: l’Italia in questo momento esporta quasi due miliardi di metri cubi di gas all’estero. Ci serve il gas? Quel gas non si esporta, anche rinunciando a dei profitti. Così si può installare qualche rigassificatore in meno. Serve una strategia chiara sulle rinnovabili, che ci dica in modo netto quanto tempo ci mettiamo ad arrivare all’80% di produzione”.
Non solo: “Riteniamo che gli ecobonus (come il bonus facciate o il superbonus 110%, ndr) debbano diventare strutturali, non essere archiviati come ha detto Draghi. Vanno certamente migliorati per evitare le truffe, ma sono uno strumento fondamentale per consentire la riconversione ecologica del patrimonio edilizio”. E il reddito di cittadinanza “è un sostegno importante, che va mantenuto e reso più efficace, perché i furbi danneggiano gli onesti”. Bonelli si dice “d’accordissimo” anche sulla proposta di Letta di istituire una dote ai 18enni con l’aumento della tassa di successione per i maxi-patrimoni: “In altri Paesi è al 25-30%”. Ma è possibile, per Verdi e sinistra, imporre queste priorità a un’alleanza dominata (politicamente e mediaticamente) da Calenda? “C’è un tema, che è quello della cornice democratica“, avverte Bonelli. “Contro questa destra è imprescindibile trovare un’intesa mettendo insieme tutte le posizioni possibili. In Ungheria, per costruire il fronte anti-Orbán, si sono alleate forze politiche diversissime che oggi stanno insieme”. Qui però abbiamo un leader che fin dall’inizio ha imposto veti e condizioni. “È vero. E per questo deve partire una moral suasion extra-politica da quei settori ampi del Paese che vogliono una voce progressista e ambientalista nella coalizione”. Anche perché Calenda non perde occasione per avvertire Letta: “Reitero. Agenda Draghi non si tocca. Termovalorizzatori, rigassificatori, rinnovabili senza veti, revisione del rdc, Nato, supporto all’Ucraina e revisione bonus 110%. Decidete serenamente. Giusto non prendere in giro gli elettori, vostri, nostri e del Pd”, ha twittato nelle ultime ore.
Sullo sfondo resta la suggestione di un polo progressista staccato dal Pd, un’alleanza “alla Mélenchon” tra rossoverdi e Movimento 5 stelle. Un’ipotesi su cui Fratoianni e Bonelli appaiono non del tutto in linea. Giovedì il segretario di Sinistra italiana ha aperto a una trattativa se l’accordo con Letta dovesse saltare, mentre il co-portavoce verde è sembrato più scettico: “Non siamo una pallina da ping pong“, ha detto a Rainews. E poco dopo è stato criticato in maniera aperta da Conte: “Bonelli non ci deve usare per negoziare con il Pd“, ha attaccato il presidente 5s su La7. “Mi meraviglia che Conte dica questo. Come faccio a usarlo se non ci ho mai parlato?”, risponde lui. “L’unica volta che l’ho sentito è stato tre settimane fa, non ci avevo mai parlato prima in vita mia. Mi ha chiesto se ci fossero le condizioni per poter fare un’intesa. Io gli ho risposto quello che dico sempre, perché ci credo: bisogna allargare anche a loro il fronte democratico, superando le divergenze che ci sono state, per quanto gravi”. Al momento sembra fantascienza. Ma chissà: “A volte negli scenari politici avvengono dei cambiamenti che sembrano inimmaginabili”, riflette l’ex deputato.
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