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Nove anni dal sisma nella Bassa: manca ricostruzione dei beni pubblici – La Pressa

Oltre il 90% della ricostruzione conclusa. Cantieri, seppur rallentati, che non si sono mai fermati nemmeno in questo anno e mezzo drammaticamente segnato dalla pandemia. Tanto che due mesi fa sono saliti a 45 i Comuni dove la ricostruzione è stata considerata pressoché terminata, con un nuovo restringimento del cratere, l’area che inizialmente ricomprendeva i 60 Comuni colpiti dal sisma. Ai 30 usciti nel 2017 se ne sono aggiunti quest’anno altrettanti e ora nel cratere ristretto rimangono solo 15 Comuni, dove si concentrano gli sforzi per terminare.
La quasi totalità di cittadini e famiglie è rientrata nelle proprie case. Gli edifici ripristinati sono 8mila, per circa 16.500 abitazioni (prime e seconde case) rese di nuovo agibili, oltre a 5.700 piccole attività economiche – negozi, attività artigianali, esercizi – che si sommano a quasi 3.500 imprese (industria, agricoltura, commercio) ricostruite o riportate in sicurezza.
Tutto questo attraverso 6,4 miliardi di euro di contributi concessi: numeri sostanzialmente invariati nell’ultimo anno, visto che la ricostruzione privata (abitazioni, piccole attività economiche collegate agli edifici, imprese) era già stata completata, con Mude, la piattaforma regionale per i contributi sulle abitazioni, e Sfinge, quella sulle imprese, che registrano ormai poche decine di pratiche aperte.
Altri due capitoli molto importanti.
Le scuole, tutte ristrutturate o costruite nuove: 541 gli istituti sui quali si è intervenuto.
I centri storici, con un bando regionale per la loro rivitalizzazione che negli ultimi due anni ha visto gli stanziamenti della Regione passare da 35 a quasi 57 milioni di euro, con quattro finestre che hanno permesso di finanziare 863 progetti di riqualificazione o nuove aperture presentati da commercianti, artigiani, botteghe, imprese di servizi e professionisti, su 1.134 domande che troveranno risposta positiva, e quindi sostegno economico.

Sia nei numeri sia nella realtà, la ricostruzione privata nelle aree dell’Emilia-Romagnacolpite dal terremoto del 2012 si può dire sia alle battute finali. Nove anni dopo le scosse del 20 e 29 maggio, che investirono le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia causando 28 morti e 300 feriti, con 45mila sfollati e circa 13 miliardi di euro di danni.
Resta da completare soprattutto la parte pubblica relativa al patrimonio artistico e culturale, la più difficile e delicata per i vincoli, anche paesaggistici, cui sono sottoposti beni di pregio e valore storico.
Anche qui però si sono fatti passi avanti, basti pensare alle chiese, molte delle quali restituite al culto e alle comunità anche nell’ultimo anno. Più in generale, sono stati 457 gli interventi a edifici religiosi (comprese canoniche e altre strutture), con quasi 300 chiese riaperte sulle 437 inizialmente danneggiate e 71 dove i lavori sono già stati avviati.

Il punto sulla ricostruzione post sisma alla vigilia dell’anniversario della prima scossa, il 20 maggio 2012, è stato fatto oggi in videoconferenza stampa dal presidente della Regione e Commissario delegato alla ricostruzione, Stefano Bonaccini, dal sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, e dal direttore dell’Agenzia regionale per la ricostruzione, Enrico Cocchi.

Un’area, quella del cratere, che già prima della pandemia aveva dimostrato grande forza e capacità di ripartire: nel 2019, a sette anni dal sisma, l’occupazione era tornata ai livelli precedenti, con 22mila posti di lavoro in più rispetto a quelli del 2011, per circa il 27% del valore aggiunto regionale, equivalente al 2,4% del Pil nazionale. Nel Documento strategico regionale 2021-27 approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, la Regione conferma l’impegno a mantenere un’attenzione particolare nell’area del sisma, con la scelta di rafforzare la capacità progettuale del sistema territoriale attraverso un utilizzo integrato delle risorse della ricostruzione, dei fondi europei e del Pnrr, il Recovery Plan.

Abitazioni
Gli edifici completati sono 8mila, per circa 16 mila e 500 abitazioni (prime e seconde case) e 5.700 piccole attività economiche ripristinate rese di nuovo agibili. Praticamente conclusa la ricostruzione leggera (livello di danni B-C, con situazione di inagibilità temporanea o parziale), il cui stato di avanzamento è arrivato quasi al 100%; mentre per la ricostruzione pesante (danno E, con situazione di inagibilità totale) lo stato di avanzamento ha superato l’80%. La ricostruzione degli immobili che ricadono in questa ultima categoria, infatti, sconta una maggiore difficoltà di attuazione per la complessità progettuale, organizzativa e realizzativa. Complessivamente, sono state completate 9.841 ordinanze di concessione di contributi sulle 9.950 presentate ai Comuni. Per la ricostruzione delle abitazioni e delle piccole attività economiche, il totale dei contributi concessi ammonta a 3,1 miliardi, di cui già liquidati 2,6 miliardi.
Attività produttive
Per la ricostruzione relativa ai comparti industria, agricoltura e commercio, le domande di contributo approvate sono 3.497, per un totale di 1,9 miliardi di euro concessi di cui 1,7 già liquidati. I progetti conclusi sono 2.840, circa otto su dieci. A questi si aggiungono 5.700 attività economiche e commerciali ripristinate, dai negozi alle botteghe artigiane, collegate alle abitazioni. Inoltre, per la messa in sicurezza degli immobili produttivi, i capannoni, sono stati concessi contributi, con fondi messi a disposizione dall’Inail, per circa 65 milioni di euro a 1.600 imprese. Con le misure per progetti di ricerca e innovazione di piccole e medie imprese e per le startup nell’area del “cratere ristretto” sono stati stanziati, solo nel 2019, 6 milioni di euro.
Opere pubbliche e dei beni culturali
Le risorse totali messe in campo, comprensive dei cofinanziamenti disponibili, ammontano a 1 miliardo e 423 milioni di euro. La gran parte, quasi un miliardo (958 milioni), proveniente dai fondi del Commissario delegato alla ricostruzione e assegnata ai singoli interventi tramite i Piani attuativi annuali; 37 milioni a interventi di ripristino di chiese e scuole, attraverso due specifiche ordinanze. Gli altri 465 milionisono coperti da co-finanziamenti provenienti da donazioni private (sms, concerto Campovolo), fondi e donazioni propri degli enti attuatori e rimborsi assicurativi. In totale, gli interventi finanziati sono 1.675. Sono 589 cantieri conclusi (244 milioni di euro) e 642 cantieri in corso (637 milioni).
Centri storici
Per la rinascita dei centri storici ricompresi nel perimetro del “cratere ristretto”, in aggiunta a 18 milioni di euro erogati dalla Regione nel 2018 attraverso il Programma speciale d’Area, sono state stanziati ulteriori 30 milioni: i Comuni interessati dall’ordinanza hanno già individuato, e inviato al Servizio tecnico, le priorità progettuali cui destinare tali risorse e sono stati concessi circa 800 mila euro ai Comuni che hanno inviato la progettazione esecutiva. Di grande rilievo è poi stata l’azione per favorire il ripopolamento e la rivitalizzazione dei centri storici, attraverso uno specifico bando che dal febbraio 2019 ha visto l’apertura di quattro finestre e rifinanziamenti costanti, per accogliere tutte le domande che rispondevano ai requisiti richiesti e assecondare l’enorme interesse suscitato. La misura ha riguardato commercianti, artigiani, botteghe, imprese di servizi e professionisti, che hanno proposto interventi per la nuova apertura e/o la riqualificazione dell’attività esistente nei centri storici, individuati da ciascun Comune. Il contributo regionale in regime de minimis va dal 50 al 70% della spesa massima, non oltre 150mila euro di contributo. L’importo minimo dei progetti è fissato a 10mila euro. Dai 35milioni stanziati inizialmente dalla Regione si è passati agli attuali 56,7 milioni.
Complessivamente, nei 30 Comuni del ‘Cratere’ prima dell’ultima riduzione, i progetti sin qui presentati sono stati 1.134, di cui 863 già finanziati con 51 milioni di euro, a sostegno interventi previsti del valore totale di 74 milioni.

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