L’introduzione della certificazione Soa, necessaria per gli appalti pubblici su lavori con eco-bonus oltre i 516 mila euro dal gennaio 2023, anche al settore privato per le imprese del settore è soltanto l’ultima di una lunghissima serie di modifiche normative che hanno caratterizzato il continuo cambiamento delle norme e delle regole del superbonus 110 per cento dalla sua introduzione. «Questa nuova ed ennesima regola – sottolineano gli artigiani del settore delle costruzioni – rischia di tagliare fuori oltre l’80 per cento delle imprese del nostro settore. Cioé quelle più piccole che non hanno quel tipo di certificazione perché richiede molti passaggi burocratici e un’infinità di incombenze. Ma è bene sfatare quella che è una non verità. Non è che se hai la certificazione Soa, che consente fino a oggi di partecipare agli appalti pubblici, sei bravo e se non ce l’hai non sei bravo e non lavori bene. Altrimenti – aggiungono gli operatori più piccoli del settore dell’edilizia – si deve spiegare perché molto spesso gli appalti pubblici finiscono con dei “bagni di sangue” per la casse pubbliche in quanto prezzi e costi mutano e vanno fuori controllo».
LA PATENTE
È necessario piuttosto intervenire tenendo presente la competenza delle imprese, piccole e grandi. «La loro professionalità, la loro storia. Nelle piccole imprese quando si parla e ci si accorda per i contratti e per i lavori con il titolare, il più delle volte si può avere la certezza che quella con cui si sono concordate le cose è la stessa persona che si troverà nel cantiere a fare i lavori». Come dire: non sono le “etichette” che danno le garanzie ai cittadini-clienti, ma è la qualità dell’impresa. E a esprimere la forte contrarietà al provvedimento governativo di pochi giorni fa che “allarga” la certificazione Soa anche al settore privato per tutti i lavori legati all’eco-bunus oltre i 516 mila euro di importo è il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti.
«Nuove e incomprensibili barriere burocratiche», così viene bocciato l’emendamento al decreto sulla Crisi Ucraina approvato dal Parlamento e riguardante una ennesima modifica all’Ecobonus. La misura su cui si concentrano le osservazioni critiche di Confartigianato riguarda l’estensione dell’obbligo di Soa – la certificazione sin qui obbligatoria per partecipare alle gare degli enti pubblici – per lavori legati agli ecobonus. «Gli artigiani, con le loro organizzazioni nazionali hanno lavorato fino all’ultimo per convincere i parlamentari dell’inopportunità della norma e, contemporaneamente hanno operato per limare i contenuti al fine del minor impatto sulla categoria. Tuttavia – aggiunge il presidente regionale – quanto approvato costituisce un principio inaccettabile perché esclude circa l’80% delle micro e piccole imprese dai lavori di riqualificazione che non lavorano per gli appalti pubblici ed estende al settore privato un sistema pensato per i lavori pubblici, che nulla ha a che fare con la qualificazione delle imprese». Se l’obiettivo è la qualificazione delle imprese, «servirebbe piuttosto una legge che riconosca il profilo professionale e i requisiti delle imprese edili», conclude Tilatti, convinto che «l’unico effetto della norma sarà l’ennesimo rallentamento dell’esecuzione dei lavori e l’apertura di un business rilevante per le società che rilasciano attestazioni Soa». Ma questo non è l’unico aspetto che finisce nel mirino delle imprese edili. «Anche l’ulteriore slittamento da giungo a settembre dell’obbligo di avere eseguito almeno il 30 per cento dei lavori per poterli concludere nel 2022 non risolve certo i problemi. Ciò significa che nell’ultimo trimestre dell’anno ci sarebbe l’obbligo di eseguire il restante 70 per cento dell’opera. E come è possibile con i ritardi che ci sono ora nell’arrivo dei materiali e con i continui incrementi dei costi?». Insomma, il settore riconosce l’utilità del superbonus, che ha consentito nel post-pandemia all’edilizia di ripartire, ma vede ormai la spinta esaurirsi. «A guardare i dati, basti citare il sito ufficiale dell’Enea, in Fvg in due anni si è ristrutturato con i bonus circa il 2 per cento del patrimonio immobiliare. Si è certo lavorato, ma è un dato molto sotto le aspettative rispetto a quello che questa riforma aveva promesso».
Source: ilgazzettino.it
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