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Opere pubbliche, l’edilizia sogna in grande “È la stagione della rinascita. E noi ci siamo” – LA NAZIONE

di Roberta Della Maggesa La ripresa e le sfide del futuro: dalle grandi opere alla formazione dei giovani. Il presidente di Ance La Spezia. Alberto Bacigalupi, fa il punto sulle potenzialità che attendono imprenditori e maestranze dell’edilizia. Presidente, la pandemia ha ulteriormente rallentato il comparto. Ma alla Spezia, come nel resto di Italia, si parla di crisi dell’edilizia da parecchio. Quali sono le ragioni strutturali di questa frenata? “La crisi va avanti da circa dieci anni e ha avuto dimensioni drammatiche. Sul territorio abbiamo perso quasi 400 aziende e oltre 1500 occupati. Detto questo, oggi assistiamo a un’inversione di tendenza decisa. La crescita è evidente e determinata da vari fattori. Tra essi un ruolo di primo piano è certamente rappresentato da bonus e incentivi statali. Ma sono ripresi anche gli investimenti pubblici e privati e stanno ripartendo le grandi opere. Negli ultimi 4 anni, non a caso, abbiamo incrementato di un quarto il numero degli occupati e del 22 per cento la massa delle ore lavorate”. Un bilancio sugli ecobonus? “Senza subbio sono stati un potente strumento di rilancio. Mai in passato una spinta così forte ha generato una ripresa così imponente in un lasso di tempo così breve. E oggi si cominciano a sentire gli effetti positivi del decreto semplificazioni che ha…

di Roberta Della Maggesa

La ripresa e le sfide del futuro: dalle grandi opere alla formazione dei giovani. Il presidente di Ance La Spezia. Alberto Bacigalupi, fa il punto sulle potenzialità che attendono imprenditori e maestranze dell’edilizia.

Presidente, la pandemia ha ulteriormente rallentato il comparto. Ma alla Spezia, come nel resto di Italia, si parla di crisi dell’edilizia da parecchio. Quali sono le ragioni strutturali di questa frenata?

“La crisi va avanti da circa dieci anni e ha avuto dimensioni drammatiche. Sul territorio abbiamo perso quasi 400 aziende e oltre 1500 occupati. Detto questo, oggi assistiamo a un’inversione di tendenza decisa. La crescita è evidente e determinata da vari fattori. Tra essi un ruolo di primo piano è certamente rappresentato da bonus e incentivi statali. Ma sono ripresi anche gli investimenti pubblici e privati e stanno ripartendo le grandi opere. Negli ultimi 4 anni, non a caso, abbiamo incrementato di un quarto il numero degli occupati e del 22 per cento la massa delle ore lavorate”.

Un bilancio sugli ecobonus?

“Senza subbio sono stati un potente strumento di rilancio. Mai in passato una spinta così forte ha generato una ripresa così imponente in un lasso di tempo così breve. E oggi si cominciano a sentire gli effetti positivi del decreto semplificazioni che ha snellito le procedure. Su base regionale ad agosto le perizie asseverate erano 356 per un totale di 50 milioni di investimento; al 30 novembre le pratiche sono quasi raddoppiate e gli interventi soggetti a contributo ammontano a oltre 110 milioni. Insomma, siamo chiaramente di fronte a un’accelerazione”.

Però secondo alcuni osservatori la politica dei bonus avrebbe innescato come contropartita un aumento spropositato dei prezzi delle materie prime, zavorrando i cantieri.

“Il costo delle materie prime dipende da dinamiche geopolitiche complesse e da fattori economici di rilievo internazionale, anche di tipo speculativo. La politica degli ecobonus, esaltando la domanda, ha probabilmente incrementato questa tendenza, ma l’origine dei rincari è da cercare altrove”.

Il problema però esiste…

“Sì, ed è un grosso problema. Le imprese hanno a che fare con appalti sui quali non è più possibile garantire il rispetto degli importi economico finanziari pattuiti prima che partisse la folle corsa agli aumenti. E si tratta di rincari enormi: il prezzo di acciaio e ferro è cresciuto del 240%, quello dell’energia e del petrolio del 70, il costo della plastica è raddoppiato”.

La soluzione?

“Sicuramente il riconoscimento – parzialmente già ottenuto – da parte dello Stato della somma corrispondente all’incremento del prezzo, con definizione di una franchigia. Una garanzia che però non vale per i cantieri privati. Servirebbe senz’altro un aggiornamento del prezziario regionale che stabilisce le cifre di riferimento per opere pubbliche e private. E poi un’azione costante di monitoraggio da parte dell’organismo che rappresenta pubbliche amministrazioni, imprese e professionisti”.

Anche l’edilizia sconta problemi legati alla difficoltà incontrata dalle imprese nel reperire le professionalità necessarie. Cosa si può fare di concreto per invertire la tendenza?

“E’ un problema che ci sta sempre più assillando. Ovviamente in prospettiva, ma non solo. Già oggi abbiamo difficoltà a reperire operai, professionisti, tecnici d’impresa. Una difficoltà accentuata dal fatto che anche altri settori sul territorio stanno cercando figure analoghe. Quello che possiamo fare è lavorare sul recupero dell’immagine. Anche a causa della crisi dell’ultimo decennio, l’edilizia ha perso infatti parte della propria capacità di attrazione, soprattutto nei confronti dei giovani. Erroneamente quello del muratore è visto come un mestiere sporco, faticoso, mal retribuito. Invece è un lavoro nel quale si guadagna meglio che altrove e dove l’apporto della tecnologia è determinante. E poi bisogna recuperare anche l’orgoglio di appartenere a un settore strategico per il futuro del paese. Un settore che mantiene in vita i nostri ponti e le nostre strade – conosciamo bene quali effetti possa generare la mancata cura delle infrastrutture –, che ci consente di riqualificare le nostre città, di intervenire sulle nostre case e di salvaguardare il territorio dalle avversità atmosferiche”.

Variante, Felettino, waterfront e porto green, bretella Ceparana-Santo Stefano. Nell’ultimo numero di Aedificando sindaci e amministratori del territorio hanno steso l’elenco degli interventi pubblici che potrebbero cambiare il volto della provincia. Quanto ci contate?

“Ci contiamo e tanto. Alcune delle opere che ha citato sono mancate negli anni scorsi, oppure sono state avviate e poi fermate. E invece la continuità dei cantieri avrebbe aiutato, e non poco, ad attutire, almeno in parte, il peso della crisi economica dei mesi scorsi”.

In realtà le industrie locali storicamente hanno faticato, e non poco, per accaparrarsi gli appalti. Perché?

“Non la penso così. L’opera colossale è forse sproporzionata rispetto alle capacità del territorio. Ma quando hanno unito le forze e dato prova di sinergia, le imprese locali sono riuscite a conquistare appalti importanti. Il problema riguarda piuttosto le opere medio piccole: a volte nella selezione degli inviti alle gare giocano un ruolo criteri, sia pur legittimi, di mera casualità. Le nuove norme oggi consentirebbero alle amministrazioni pubbliche di avere maggiore discrezionalità sulla gestione dei meccanismi di selezione degli inviti, garantendo una rappresentanza anche, ma non solo, alle imprese locali. Sempre nel pieno rispetto dei principi di concorrenza e rotazione”.

In primavera Spezia tornerà al voto per l’elezione del sindaco. Cinque anni fa Ance ruppe gli indugi e mentre i candidati si accapigliavano sul niente, organizzò un forum per lanciare la propria visione di città e una serie di proposte progettuali. Di quelle suggestioni – un albergo a cinque stelle al posto della Palazzina degli studi, una Rinascente spezzina in piazza Verdi, il nuovo stadio nell’area ex Ip, la metropolitana leggera – la politica non ha raccolto nulla. Rilanciate?

“Il nostro ruolo, allora come oggi, è quello di stimolare riflessioni e dibattiti su questioni concrete. La gran parte dei suggerimenti non ha avuto seguito, ma qualche elemento di valutazione è stato fatto. Nel complesso è stata un’esperienza positiva”.

Le idee maturate in quella sede per voi sono ancora valide?

“Certo. Oggi ancor più che ieri”.

Se lei dovesse individuare una priorità per Spezia?

“La mobilità. È indispensabile che una città abbia parcheggi e viabilità scorrevole. E non sia disincentivante per chi vuole frequentarla”.

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