Novanta giorni di tempo per mettere in sicurezza le due palazzine, o almeno per cominciare quell’iter interrotto per vie giudiziarie, quello del superbonus, che una parte dei condomini non vuole, non demolendo e ricostruendo i due edifici almeno.
Il Comune di Sulmona ha notificato ieri una diffida al condominio Nait di via Costanza, la cui delibera per demolizione e ricostruzione, approvata dall’assemblea, è stata congelata dal tribunale che ha ritenuto necessaria l’unanimità (che non c’è) o quanto meno un pericolo imminente ed evidente, che sia però certificato e supportato da atti amministrativi.
Una lunga e combattuta causa che ora dovrà arrivare in qualche modo ad una svolta, perché se il condominio non provvede alla messa in sicurezza, tra tre mesi il Comune chiuderà via Costanza al transito e denuncerà i responsabili all’autorità giudiziaria per omissione.
L’atto amministrativo ora c’è, che è poi quello che richiedeva il tribunale per decidere nel merito della causa intentata da alcuni condomini per annullare la delibera assembleare. Udienza fissata per il 28 settembre prossimo, alla quale, però, bisognerà vedere se si arriverà con la soluzione in tavola.
La diffida del Comune non è infatti uno sgombero, che avrebbe tra l’altro costretto l’ente a trovare una soluzione alloggiativa per oltre quaranta famiglie, ma un atto nel quale si impone la messa in sicurezza degli edifici, perché non arrechino minacce per l’incolumità pubblica.
Tradotto: o qualche tecnico si accolla la responsabilità di fare degli interventi in grado di adeguare almeno staticamente le due palazzine, oppure si procede, come vogliono la maggioranza dei condomini, alla demolizione e ricostruzione degli edifici. Con il tempo di mezzo, che a questo punto è diventato dirimente: per usufruire del bonus 110, infatti, i lavori dovrebbero essere conclusi (chiavi in mano) entro la fine del 2023, che per due palazzine da cinque piani come quelle di via Costanza, non è proprio così scontato. Se si dovessero sforare i tempi, i condomini sarebbero chiamati a pagare una quota parte dei lavori che va dal 20% per il sisma bonus al 35% per l’ecobonus. In euro si tratta di cifre che oscillano tra i 20mila e i 40mila euro a famiglia.
Un rischio che però è sicuramente inferiore a quello di veder cadere la casa che, una perizia della ditta incaricata dal condominio a suo tempo, ha giudicato in condizioni disastrose per la qualità del cemento e a rischio anche statico, oltre che sismico. Insomma non sarà facile garantire e certificare la sicurezza senza un intervento a dir poco invasivo, per molti, anzi, l’unica soluzione è la demolizione.
Si preannuncia un’altra lunga diatriba giudiziaria, insomma, a prescindere da quanto deciderà il tribunale a settembre, perché i condomini favorevoli alla demolizione sono pronti a rifarsi dei danni eventualmente subiti da chi si è messo di traverso. Sempre che l’assemblea non cambi idea prima o che il Comune non intervenga ordinando anche lo sgombero.
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