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Piscina di Follonica chiusa per protesta: «Servono ristori ed ecobonus» – Il Tirreno

La piscina “Mauro Lombardi” di Follonica

L’impianto “Mauro Lombardi” ha aderito alla manifestazione nazionale «Sembra che nel Paese non si capisca quanto lo sport sia necessario» 

FOLLONICA. Viste le gravi condizioni in cui versano gli impianti sportivi italiani, in particolare le piscine, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, all’aumento delle bollette e alle esigue somme di ristoro destinate a tale comparto da parte del governo nazionale, anche la piscina comunale “Mauro Lombardi” di Follonica ha deciso di aderire allo sciopero nazionale delle strutture natatorie indetto dal coordinamento associazioni gestori impianti natatori. E l’impianto è rimasto chiuso ieri per tutta la giornata.

«Si tratta di un atto forte, mai fatto prima d’ora – spiega il coordinamento associazione gestione impianti natatori cui fa parte anche l’Amatori Nuoto Follonica che gestisce la struttura di via Sanzio – ma anche un atto responsabile perché non vogliamo che accada un disastro di questa portata nel silenzio di un Paese che ancora una volta non si occupa dello sport di base e non sembra capire quanto sia importante per la crescita delle giovani generazioni, forse le più colpite dalla pandemia».

Le proposte del coordinamento per aiutare in maniera strutturale le piscine sono: maggiore attenzione ai ristori, con 150 milioni di euro da distribuire in maniera semplice ed equa cogliendo la differenza fra impianti sportivi energivori, come appunto le piscine, e non energivori; estensione dell’ecobonus 110 per cento agli impianti natatori; annoverare le piscine negli aiuti previsti per gli impianti energivori.

«Ormai da mesi stiamo portando all’attenzione delle istituzioni la drammatica situazione che stanno vivendo i gestori degli impianti natatori – conclude il coordinamento – è necessario che il Governo promuova i tre punti fondamentali per affrontare la situazione emergenziale e contemporaneamente istituisca un tavolo tecnico per il futuro degli impianti natatori. Altrimenti l’Italia diventerà un paese senza piscine».

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