La risposta europea alla sfida di ripartire dopo la pandemia è affidata al Next Generation Ue, il piano per il rilancio da 750 miliardi complessivi destinato a paesi membri dell’Unione. L’Italia ha definito il proprio Pnrr per la transizione ecologica e digitale, che interessa solo marginalmente il settore auto
Il Piano Nazionale di Recupero e Resilienza (Pnrr) – conosciuto anche come Recovery Plan – sembra ignorare quasi del tutto il settore auto. Una contraddizione, dal momento che si tratta di un programma di portata e ambizione inedite che prevede investimenti e riforme per la transizione ecologica e digitale, per migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e per conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Il settore automotive incide profondamente sulla transizione ecologica: la riduzione delle emissioni di CO2 è un tema chiave tanto del piano di ripresa quanto del comparto automobilistico, uno dei più impegnati nella ricerca e negli investimenti per lo sviluppo di tecnologie che riducano l’impatto dei trasporti sull’ambiente. Per centrare gli ambiziosi obiettivi sul taglio alle emissioni di CO2 è necessario accelerare sulla diffusione di auto elettriche. L’esperienza di Paesi come la Norvegia suggerisce che essa è possibile solo se fortemente incentivata con strategie di lungo periodo. E dunque perché non utilizzare una parte delle risorse del Pnrr vista la comunanza di obiettivi?
PARCO CIRCOLANTE VECCHIO E POCO SICURO
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L’aspetto più evidente è l’anzianità del parco circolante: 11,5 anni la media italiana contro gli 8 della Gran Bretagna e i 9 di Francia e Germania. Dei quasi 36 milioni di vetture che circolano in Italia, il 24% è antecedente la normativa Euro 4. Una percentuale che sale al 47% tra i veicoli commerciali, al 57% tra i veicoli industriali e al 48% per gli autobus. Non c’è dubbio che i veicoli più vecchi siano più inquinanti, oltre che meno sicuri. Favorirne la sostituzione con mezzi di nuova generazione significa ridurre l’impatto ambientale aumentando di pari passo la sicurezza stradale. Un’equivalenza confermata dai dati diffusi da Unrae: tra marzo 2019 e dicembre 2020 – periodo nel quale all’Ecobonus per auto elettriche e ibride plug-in si è aggiunto (seppur a singhiozzo) l’incentivo per auto termiche, full e mild hybrid – le emissioni medie di CO2 per le nuove immatricolazioni è sceso da 143,6 a 123,1 g/km.
INNOCENTI: “INCENTIVI E STRATEGIA PER AUTO ELETTRICHE”
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Sulla necessità di coinvolgere il settore auto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è intervenuto Pietro Innocenti, amministratore delegato di Porsche Italia. Per il manager del marchio tedesco il Pnrr varato da Mario Draghi è un “esercizio sfidante e ambizioso che potrà proiettare l’Italia in una era moderna”, ma che per quanto riguarda la mobilità individuale sfiora soltanto l’automobile che “anche in futuro continuerà a svolgere un ruolo preponderante”. Innocenti ha inoltre ricordato: “Il piano pone come obiettivo al 2030 la presenza nel parco circolante di 6 milioni di auto elettriche, che significherebbe una crescita al 16%. Ma oggi la loro quota è solo dello 0,2%”.
In Norvegia le elettriche sono più del 50%
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Servono dunque incentivi strutturali che sostengano le vendite delle auto elettriche “evitando provvedimenti a singhiozzo che confondono i consumatori”. Non solo incentivi, occorre anche una strategia di lungo periodo prendendo spunto dall’esperienza di altri paesi: “Se vediamo ciò che accade in Norvegia – ha ribadito Innocenti – dove le auto elettriche sono più del 50% delle vendite, il Governo ha investito sulla defiscalizzazione, decidendo di non applicare sui modelli elettrici l’Iva, l’imposta di bollo e altre tasse”. Per l’ad di Porsche Italia è dunque importante che tutti facciano la loro parte, visto che “noi costruttori stiamo portando avanti piani miliardari per l’elettrificazione”.
GERMANIA DESTINA ALL’AUTO 5,5 MILIARDI, ITALIA SOLO 750 MILIONI
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Non solo auto: Innocenti ha messo in evidenza anche il tema dell’infrastruttura di ricarica come chiave di volta per una diffusione più ampia dei veicoli elettrici:”L’Italia per diffusione delle colonnine è al sedicesimo posto, con 2,7 punti ogni 100 km. La Germania ne ha quasi 7 ogni 100 km, e per sostenere questa transizione verso l’elettrico ha inserito nel suo piano 5,5 miliardi di euro”. Su questo punto l’ad di Porsche Italia ha sollevato i propri dubbi: “Il Pnrr prevede un fondo di 750 milioni per potenziare la rete di ricarica – ha detto – che dovrebbero servire per circa 21.000 nuove colonnine. Ma ai costi attuali, questa cifra basta appena per impianti da 50 kW, che facendo il caso di una sosta in autostrada, comportano un tempo di almeno un’ora e mezzo per fare il pieno di energia”. Ciò che serve per sostenere la diffusione della mobilità elettrica sono punti di ricarica ultra-fast, come quelli da 150 kW in su che riducono il tempo di sosta a 20 minuti.
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