No a un super-ecosismabonus costosissimo e inefficace contro gli esiti nefasti dei prossimi terremoti: un gruppo di esperti scrive a Draghi e Carfagna per chiedere una svolta nelle strategie di prevenzione sismica
Prosegue, determinato, l’impegno del gruppo di studio NONQUESTAPREVENZIONE fondato da esperti, sismologi, geologi, ingegneri sismici, docenti e studiosi per richiamare l’attenzione delle Istituzioni e dei Governi (attuale e precedenti) sulla questione cruciale e sempre attuale del rischio sismico nel nostro Paese.
Le istanze
Il gruppo, al lavoro da diversi anni, ha redatto un primo appello nel 2019 “La prevenzione sismica in Italia: una sconfitta culturale, un impegno inderogabile” sottoscritto da oltre 200 scienziati ed esperti di vari settori, fra cui il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni, e un ulteriore manifesto nel luglio 2020. In entrambi i documenti si sottolinea come, nonostante l’elevato grado di pericolosità sismica del nostro territorio, “manchi ancora in Italia una vera strategia di difesa e contenimento dei danni sismici”.
Una pesante critica è inoltre rivolta al sismabonus, strumento “esplicitamente pensato per rilanciare il settore dell’edilizia, da tempo in affanno, ma la cui efficacia sul piano della prevenzione sismica è indimostrabile e su cui fra l’altro, non è mai stato aperto alcun dibattito scientifico”.
Gli appelli inascoltati
E ora, dopo gli appelli rimasti senza risposta rivolti al precedente Governo e all’ex capo dipartimento della protezione civile Angelo Borrelli, il gruppo di esperti è tornato alla carica perché, se è pur vero che oggi il nostro Paese sta vivendo una crisi pandemica inattesa e pesantissima, è altrettanto vero che il terremoto non si cura del Covid e può decidere di “rifarsi vivo” quando vuole, dal momento che l’Italia è, che piaccia o no, un Paese ad elevato rischio sismico, con oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità in 2.500 anni.
La lettera al Presidente Draghi
Con la nascita del nuovo governo, lo scorso 8 marzo il Gruppo ha inviato al Presidente del Consiglio Mario Draghi una prima lettera nella quale sono state nuovamente ribadite (cosi come fu fatto rilevare al presidente Conte) i tre elementi principali:
• la mancanza nel Recovery Plan di un esplicito e chiaro riferimento alla mitigazione del rischio sismico;
• l’inesistenza in Italia di una strategia di prevenzione sismica nazionale a breve, medio e lungo termine e di iniziative in grado di modificare le prospettive di impatto di futuri terremoti, nonostante siano disponibili le necessarie conoscenze teoriche e applicative;
• la forte contrarietà al super sismabonus, così come oggi concepito, in quanto strumento di distribuzione indiscriminata di fondi, inadatto a costituire un reale ed efficace piano di prevenzione sismica nazionale ed esteso anche a vaste zone a bassa e bassissima sismicità del Paese.
La lettera alla ministra Carfagna
In seguito, in previsione del dibattito sul futuro del Mezzogiorno che si sarebbe svolto di lì a poco, il 22 marzo è stata inviata una lettera anche alla ministra per il Sud Mara Carfagna (e p.c. al sottosegretario Tabacci e al ministro Franco). Il Sud infatti, si legge nella missiva, “ è l’area del Paese maggiormente esposta all’impatto di terremoti altamente distruttivi e pertanto il suo sviluppo e la modernizzazione non sono realizzabili senza affrontare il problema della prevenzione sismica in tutta la sua complessità”. Fra l’altro investire in prevenzione potrebbe essere un grande propulsore per lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Uno spiraglio in questo senso lo aveva aperto l’ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano (governo Conte bis) che nel suo Piano Sud 2030 proponeva una politica di mitigazione del rischio che tenesse conto delle zone a più alta pericolosità e vulnerabilità individuando ordini di priorità degli interventi.
Il “no” al super sismabonus
“La nostra intenzione è sollecitare l’intervento del governo, Presidente Draghi e ministra Carfagna in primo luogo, affinché in sede di definizione delle proposte italiane per il Next Generation EU, tengano nel dovuto conto il tema della prevenzione sismica – afferma Roberto De Marco, geologo, fra i promotori di nonquestaprevenzione e già direttore del Servizio sismico del Dipartimento dei Servizi tecnici nazionali della Presidenza del Consiglio”.
“Ad oggi l’unico segnale incoraggiante in tal senso ci è pervenuto dal Quirinale che ha espresso apprezzamento per i contenuti delle nostre istanze. I Governi che si sono succeduti non sembrano apprezzare la gravità della situazione riscontrabile in alcune aree del Paese; la soluzione del problema appare affidata all’estemporaneità del superecosismabonus 110%, costosissimo quanto assolutamente inefficace ad affrontare quelle condizioni di elevato rischio simico che i terremoti del 2016 in Italia centrale hanno ancora una volta evidenziato. Mentre manca del tutto una strategia, ci si affida ad una illogica distribuzione assolutamente casuale di risorse, determinata dalla volontà di cittadini spinti dalla gratuità del finanziamento più che dalla consapevolezza del rischio. Tale distribuzione non governata di risorse si concentrerà così nel Nord Italia, probabilmente nelle seconde e terze case, dove recenti delibere regionali hanno determinato un’incredibile migrazione di comuni dalla Zona 4 a bassissima pericolosità e quindi esclusa dal bonus, alla Zona 3 a bassa pericolosità invece inclusa. Pari possibilità di accesso al bonus terremoto, quindi, per chi abita a Torino o a Milano, dove non si ha memoria di una sola perdita, rispetto a chi invece è cittadino di Lamezia, di Messina, di Catania, di tanti borghi e paesi lungo i versanti dell’Appennino centro meridionale, dove vi sono condizioni di elevato rischio, il ricordo d’immani disastri, come la loro inequivocabile storia sismica dimostra ampiamente. Una dispersione, fors’anche una distrazione inaccettabile di risorse; il terremoto utilizzato solo nei termini di ”un buon argomento” per dar qualità alla finalizzazione di così ingenti costi d’intervento, ma senza nessuna possibilità di incidere sugli esiti nefasti che i prossimi terremoti, la cui ricorrenza è sostenuta da una robusta statistica, determineranno.
NGEU: un’occasione da non perdere
“Ecco perché – conclude De Marco – abbiamo posto in questi ultimi mesi il “problema”, prima con un Appello e poi con un Manifesto sulla prevenzione utile. Oggi, conseguentemente, chiediamo che nell’ambito del NGEU venga inserito un piano di prevenzione articolato e multidisciplinare, basato su una complessa visione culturale, sociale e storica, cogliendo un’occasione probabilmente unica per affrontare una delle più drammatiche criticità con cui il Paese sarà ancora inevitabilmente costretto a confrontarsi.”
patrizia calzolari
→ Qui il testo integrale della lettera al presidente Mario Draghi
firmatari: Roberto De Marco, Emanuela Guidoboni, Gianlica Valensise, Teresa Crespellani, Elisa Grandori Guagenti, Vincenzo petrini, Umberto Allegretti, Fabio Sabetta, Giovanni Manieri
→ Qui il testo integrale della lettera alla ministra Mara Carfagna
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