Eseguire lavori in casa sfruttando le agevolazioni fiscali è adesso diventato più facile dal punto di vista amministrativo, ma anche per via delle opportunità offerte dalle disposizioni vigenti. Non solo il bonus 110% casa ormai sempre più complesso e in fase di cancellazione, ma anche altre facilitazioni.
In questo contesto, se fino allo scorso anno il visto di conformità e l’asseverazione tecnica erano previsti per tutti i casi in cui il contribuente optava per lo sconto in fattura o per la cessione del credito anziché per la più classica detrazione in dichiarazione dei redditi, adesso le maglie si sono allentate. Vediamo quindi:
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Bonus 110% casa, quali sono le alternative
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Interventi agevolabili finora più richiesti
Bonus 110% casa, quali sono le alternative
Anche se con alcune modifiche rispetto a quanto applicato lo scorso anno, il 2022 si caratterizza per le numerose agevolazioni edilizie in favore dei contribuenti. A iniziare dal cosiddetto bonus ristrutturazioni del 50% su una spesa massima di 96mila euro per unità immobiliare con l’obiettivo di recuperare il patrimonio edilizio. La facilitazione fiscale resta in piedi fino al 31 dicembre 2024.
Al pari dell’ecobonus ordinario del 50 o 65% e per le parti comuni del 70-75% o dell’80-85% in caso di opere finalizzate anche alla riduzione del rischio sismico. L’obiettivo è estremamente chiaro: la riqualificazione energetica degli edifici.
Da un’agevolazione all’altra, restano in vigore anche le tre aliquote del sismabonus: 50%, 70-80%, 75-85% per l’adozione di misure antisismiche e l’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica degli edifici.
A completamento del quadro segnaliamo anche il rinnovo del bonus mobili (fino al 2024) ma con tetto decrescente. In buona sostanza, i contribuenti alle prese con lavori di ristrutturazione iniziati dal primo gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto possono aggiungere la detrazione per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. L’aliquota del 50%, come lo scorso anno, può essere applicata fino a un tetto di spesa massima di 10.000 euro per il 2022 e di 5.000 euro per i due anni successivi ovvero il 2023 e il 2024.
Tra le novità più interessanti non ci sono solo la vastità di interventi inclusi del provvedimento governativo relativo al bonus 110% casa e la possibilità di recuperare l’intera cifra nei vari limiti di spesa consentiti. Ma anche di non anticipare un solo centesimo di euro. Il tutto avverrebbe insomma in maniera completamente gratuita dall’inizio alla fine. Il contribuente può infatti sfruttare la duplice opzione del credito d’imposta e dello sconto in fattura. Nel primo caso può materialmente cedere il credito alla banca, a un intermediario finanziario o a all’impresa incaricata di realizzare i lavori.
Dal punto di vista pratico occorre andare al proprio istituto di credito, chiedere un prestito e ripagare la banca con la cessione del credito. Nel caso dello sconto in fattura entra in gioco direttamente l’impresa a cui viene girato il credito che poi a sua volta può inoltrarlo alla banca, ma tenendo il contribuente al di fuori di queste operazioni. Il successivo cessionario che non cede il credito lo utilizza in compensazione sulla base delle rate residue. Il contribuente deve comunicare i dati relativi alla scelta tra credito d’imposta o sconto in fattura solo in via telematica.
Interventi agevolabili finora più richiesti
Quali sono gli interventi agevolabili finora più richiesti? Secondo una recente ricerca del Cesef, tra le domande prevale l’isolamento termico degli involucri edilizi sia in via esclusiva sia in affiancamento alla sostituzione degli impianti di climatizzazione.
Sul fronte degli interventi trainati predominano invece le richieste per l’efficientamento energetico di elementi non strutturali, in particolare per caldaie a condensazione, domotica per il risparmio energetico e pompe di calore elettriche quanto al tipo di impianti richiesti. Ai fini dell’individuazione del periodo d’imposta in cui imputare le spese le persone fisiche e gli enti non commerciali devono fare riferimento al criterio di cassa e quindi alla data dell’effettivo pagamento, indipendentemente dalla data di avvio degli interventi cui i pagamenti si riferiscono.
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