È durata due ore a Palazzo Chigi la riunione del premier Mario Draghi e del ministro dell’Economia Daniele Franco con i capidelegazione e i ministri coinvolti sul dossier Recovery per discutere della bozza del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrebbe arrivare domani in Consiglio dei ministri.
Il Governo presenterà un pacchetto complessivo di interventi, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza da 221,5 miliardi, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi di fondo complementare. I due fondi – come chiesto da tutti i partiti della maggioranza – avranno le medesime procedure semplificate, con obiettivi intermedi e target, ma le risorse nazionali non avranno obbligo di rendicontazione a Bruxelles e in alcuni casi potranno essere spese oltre il 2026. Il monitoraggio complessivo sarà consultabile su un sito internet. Confermata la struttura in sei missioni e 16 componenti. È quanto emerge dalle tabelle inserite nel documento che il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare domani. Per la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura, sono previsti 42,5 miliardi; per la rivoluzione verde e la transizione ecologica ne saranno investiti 57; per le infrastrutture e per la mobilità sostenibile 25,3 miliardi; per l’istruzione e la ricerca con 31,9; per l’inclusione e la coesione 19,1; e a conclusione dell’elenco, per la salute ne sono previsti 15,6.
A queste somme devono poi aggiungersi i 30 miliardi del Fondo complementare che assegnerebbe alla missione per il digitale ulteriori 6,13 miliardi di cui 1 per la diffusione del 5G e 400 milioni per la connessioni veloci nelle strade extraurbane. Alla missione Rivoluzione verde 11,65 miliardi tra i quali spiccano gli 8,25 per l’ecobonus e il sismabonus al 110% a compensare il calo della quota europea rispetto alla versione originaria del governo Conte bis. Alle infrastrutture per una mobilità sostenibile ne andrebbero altri 6,12 miliardi. All’Inclusione e coesione 3,25 e alla Salute 2,89.
Il Piano sarà accompagnato dall’indicazione di alcune riforme, come quelle relative alla pubblica amministrazione e alla giustizia. Tra le altre si citano riforme «abilitanti» legate alle singole missioni come la semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni, interventi sul codice degli appalti, nuove regole per la produzione di rinnovabili, interventi sul contratto di programma per le Ferrovie.
Recovery Plan ha tre priorità: giovani parità di genere e Sud
Sono dunque tre i problemi di fondo sui quali lo Stato vorrebbe intervenire in modo strutturale con investimenti e riforme: la disuguaglianza di genere, l’inclusione giovanile e i divari territoriali.
E due gli «obiettivi chiave» che il Pnrr si pone di raggiungere: «riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica» e «contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana». È quanto si legge nel documento di sintesi messo a punto dal Mef e sul tavolo della riunione in corso a Palazzo Chigi.
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