MILANO – Arriva a 318 pagine la bozza del Recovery plan che il Consiglio dei ministri deve limare, in vista della presentazione alle Camere nei primi giorni della prossima settimana e della successiva chiusura per arrivare a spedirlo a Bruxelles entro il 30 aprile.
Il Piano “comprende un ambizioso progetto di riforme” con “quattro importanti riforme di contesto – pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza”, scrive il premier Draghi nel preambolo. Ci sono poi la “modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi” e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale.
Superbonus prolungato al 2023
Il testo che circola in queste ore sembra sciogliere il nodo relativo al Superbonus al 110%, l’agevolazione fiscale per i lavori di efficientamento energetico e antisismici per la quale il Parlamento e la filiera dell’edilizia hanno chiesto una proroga a tutto il 2023. “Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, – si legge – si intende estendere la misura del Superbonus 110% recentemente introdotta (articolo 119 del Decreto Rilancio) dal 2021 al 2023”. Parole che sembrano dunque spegnere la polemica delle ultime ore, per quanto gli addetti ai lavori chiedano anche semplificazioni e non solo più tempo.
Nella sua introduzione, il presidente del Consiglio dà la cifra politica del lavoro: “Il Pnrr è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”. E il Next generation Eu “può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”.
Guardando ai numeri, l’impatto sul Pil del Piano nazionale di ripresa e resilienza legato al Recovery sarà nel 2026 “di almeno 3,6 per cento più alto rispetto all’andamento tendenziale”. Si auspica che l’effetto sull’occupazione sarà di quasi 3 punti percentuali.
La governance: coordinamento centrale al Tesoro e task force locali
Nel testo si chiarisce che il governo “ha predisposto uno schema di governance del Piano che prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero dell’Economia. Questa struttura supervisiona l’attuazione del piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione Europea, invio che è subordinato al raggiungimento degli obiettivi previsti. Accanto a questa struttura di coordinamento, agiscono una struttura di valutazione e una struttura di controllo. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme; inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale, per garantire le successive richieste di pagamento alla Commissione Europea”. Confermato anche il livello locale: “Il governo costituirà anche delle task force locali che possano aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure. La supervisione politica del piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti”.
La laurea varrà come esame di Stato per le professioni
Tra le missioni del Pnrr trova spazio anche la “riforma delle lauree abilitanti”, che nell’ultima bozza “prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni – si legge nel testo -, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato, con ciò rendendo semplificando e velocizzando l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati”.
Dopo il piano il decreto semplificazioni
Un aiuto, in questo senso, dovrebbe arrivare presto. Dalla bozza del Pnnr si evince poi che dopo il piano arriverà il decreto sulle semplificazioni che introdurrà “una normativa speciale” sui contratti pubblici, una semplificazione dei controlli della Corte dei conti sui contratti, la proroga della limitazione della responsabilità per danno erariale, l’introduzione di una speciale “VIA statale” per le opere del Pnrr e l’ampliamento delle autorizzazioni tramite il Provvedimento Unico in materia Ambientale, la rimozione degli ostacoli al Superbonus.
Treni veloci, 25 miliardi in campo. Restyling per 48 stazioni
Sul fronte dei trasporti è massiccio l’intervento in materia ferroviaria. L’obiettivo messo nero su bianco dal piano, e per i quali vengono stanziati circa 25 miliardi, è dimezzare i tempi per il via libera ai progetti e tagliare le ore di viaggio da Nord a Sud ma anche da Est a Ovest dell’Italia, per trasferire su ferro fino al 10% dei passeggeri e il 30% delle merci. Per realizzare nei prossimi 5 anni “un sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile” si guarda all’Alta velocità ma anche alle ferrovie regionali, all’aumento delle capacità dei principali nodi ferroviari in 12 aree metropolitane e al restyling di 48 stazioni.
Infanzia, 228 mila posti in più per gli asili
Sul fronte dell’infanzia il piano prevede di aumentare di 228 mila posti l’offerta per la prima infanzia, di cui “152.000 per i bambini 0-3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni” e si programma la “costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000” scuole per spingere il tempo pieno.
Il tutto nell’ambito della missione istruzione alla componente “aumento dell’offerta di servizi”, che ha a disposizione complessivamente 19,88 miliardi. Tra le voci anche la costruzione o l’adeguamento strutturale di “circa 900 edifici da destinare a palestre o strutture sportive” anche per contrastare la dispersione scolastica.
Concorrenza, entro metà luglio la legge
Nel capitolo dedicato alle riforme si spiega che la legge annuale sulla concorrenza introdotta nel 2009 dovrà essere effettivamente presentata ogni anno. La prima arriverà entro il 15 luglio 2021 e conterrà misure per la “realizzazione e gestione di infrastrutture strategiche, la rimozione di barriere all’entrata nei mercati, la concorrenza e i valori sociali”. Si specifica che la legge “deve anche essere uno strumento per il potenziamento della sostenibilità ambientale e lo sviluppo di energie rinnovabili”. Il governo punta in particolare ad incentivare le gare per i servizi pubblici, compreso il Tpl.
Source: repubblica.it
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