Via ai cantieri in 6 mesi (invece di 11)
Per accelerare la realizzazione dei progetti previsti dal Recovery plan da realizzare entro 2026, «il Mims proporrà una modifica normativa, per anticipare la localizzazione dell’opera al momento del “Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica” (Pfte), anziché attendere la progettazione definitiva». Si legge nella bozza di Recovery Plan che sarà all’esame del Consiglio dei ministri nel capitolo che riguarda le misure di semplificazione per snellire i tempi per realizzare le infrastrutture. Il vincolo all’esproprio viene anticipato alla fase dei localizzazione dell’opera (in variante al Prg) mentre tutte le «ulteriori autorizzazioni» saranno ottenute «nelle successive fasi di progettazione, senza la convocazione della “Conferenza dei Servizi”, in deroga alla Legge n. 241/1990». Applicando queste misure eccezionali, secondo quanto indicato nella bozza di Recovery plan, «il tempo complessivo impiegato per l’iter di approvazione dei progetti sarebbe ridotto dagli attuali 11 mesi a 6 mesi».
Riforme processi civile e penale entro settembre
Entro settembre l’approvazione delle riforme dei processi civili e penali, mentre i relativi decreti attuativi arriveranno l’anno prossimo. Primi effetti, in termini di riduzione dei tempi dei giudizi, attesi nel 2024. È lo scenario disegnato dalla bozza del Pnrr , fondato sulla consapevolezza che la lentezza della giustizia, ancora eccessiva, sia uno dei principali ostacoli agli investimenti. Si punta anche sulla riforma della giustizia tributaria, entro il 2022, e su quella dell’ordinamento giudiziario e del Csm. Il tutto accompagnato da interventi sulla organizzazione della macchina giudiziaria, a partire dall’Ufficio del processo: un team di personale qualificato che aiuterà il giudice, pienamente operativo a partire dal gennaio 2022. In particolare nel processo civile via alle udienze superflue, meno casi in cui a decidere è un collegio di giudici, filtri per le impugnazioni e ricorso a udienze da remoto anche a fine emergenza. Si potenzieranno gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e si rafforzerà la tutela del creditore.
Arriva un centro per le epidemie. Più cure a casa
Un centro di eccellenza per le epidemie sarà finanziato con 1 miliardo di euro, per consentire una risposta più efficace contro la minaccia legata a nuovi virus, ma anche il potenziamento della assistenza sanitaria territoriale e delle cure domiciliari, di pari passo con la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Sono questi alcuni dei punti cardine del capitolo “missione 6: Salute” della bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che sarà all’esame dei ministri prevedendo per la sanità un investimento complessivo pari a 19,72 miliardi di euro. L’obiettivo di realizzare un centro ad hoc per le epidemie, è scritto nella bozza, è legato all’andamento delle epidemie nel XXI secolo che segnala la «necessità di un’attenzione particolare alla circolazione e diffusione dei virus, in particolare dovuti a fenomeni di spillover». Altro punto importante il potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, capitolo che verrà finanziato con 7 miliardi di euro. A tal fine, saranno istituite case della comunità come «perno delle prestazioni sul territorio» (con un investimento di 2 miliardi). Quelle diverranno lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Qui sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie, una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali.
Dal fotovoltaico al biometano, sprint per le rinnovabili
Stanziati 6,74 miliardi per incrementare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Nella sezione dedicata alla Transizione ecologica, il piano prevede sostegni per l’installazione di 2 gigawatt di fotovoltaico su terreni agricoli (2,11 miliardi), di altri 2 gigawatt da comunità energetiche e autoconsumatori (comunità e singole famiglie che producono e consumano la loro energia) (2,20), di 200 megawatt da impianti offshore (eolici e a moto ondoso) (0,50) e di impianti per il biometano da 2,3-2,5 miliardi di metri cubi (1,92).
Ecotransizione, per l’idrogeno 2,99 miliardi
Il Pnrr, nella sezione da 57,5 miliardi dedicata alla transizione ecologica, destina 2,99 miliardi di euro per «promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali del’idrogeno». Trecento milioni sono previsti per la produzione in aree industriali dismesse, con elettrolizzatori alimentati da fonti rinnovabili, in modo da produrre il gas dall’acqua senza emissioni di CO2. Due miliardi sono per l’utilizzo dell’idrogeno in settori industriali “hard to abate”, dove è l’unico strumento per abbattere le emissioni di gas serra (chimica, raffinerie, acciaierie, cementifici, vetrerie, cartiere). Altri 230 milioni sono per impiantare stazioni di ricarica per il trasporto stradale: sono previsti 40 punti, per creare “corridoi verdi” per i tir all’idrogeno. L’obiettivo è farli arrivare a un 5-7% del trasporto pesante. Trecento milioni sono stanziati per stazioni di ricarica per il trasporto ferroviario, in regioni dove ora sono diffusi i treni diesel (Lombardia, Sicilia, Puglia, Abruzzo). Le stazioni sorgerebbero vicino a centri di produzione e potrebbero servire anche i tir. Infine, 160 milioni sono per ricerca e sviluppo. Il Pnrr prevede anche una semplificazione amministrativa e riduzione degli ostacoli normativi alla diffusione dell’idrogeno, e incentivi fiscali per sostenerne la produzione e il consumo.
Source: ilsole24ore.com
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