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Renatino e il superbonus 110% tra doppio salto, CILAS e abusi edilizi – Lavori Pubblici

Renatino è un ingegnere attento, preparato e caparbio. Non si
scoraggia dopo il primo tentativo
andato a vuoto
e, considerata, l’eccezionale richiesta del
mercato decide di approcciarsi nuovamente al superbonus 110%.

Renatino e il doppio salto di classe energetica

Dopo 18 mesi di studio, Renatino conosce benissimo la normativa
anche se in verità è ancora tanto perplesso su alcune disposizioni
di questo superbonus che secondo lui avrebbero generato delle
stranezze che lui ogni tanto chiama “mostruosità”. Renatino vede
anche il suo collega Carletto lavorare felice per un General
Contractor. Carletto si occupa di interventi di riqualificazione
energetica e di garantire il famoso “doppio salto di classe” che
tutti ormai sanno serve per accedere al superbonus 110%.

Renatino sa che non esiste una “formula magica” per questo
doppio salto di classe e che il miglioramento energetico di
un’abitazione dipende da tanti fattori che un bravo professionista
deve valutare attentamente. Primo fra tutti le reali necessità
ovvero, molto banalmente, i consumi. Renatino sa che esiste un
rapporto costi-benefici che occorre valutare bene prima di
progettare un intervento di riqualificazione energetica.

Renatino si confronta con Carletto e vede che il General
Contractor presso cui lavora ha realizzato tantissimi interventi
“standard”. A tutti lo stesso cappotto, lo stesso impianto di
riscaldamento, gli stessi infissi, l’impianto fotovoltaico e le
colonnine di ricarica (anche quando al cliente non importa nulla
dell’elettrico). Dei pacchetti chiavi in mano che in effetti non
sono costati 1 solo euro ai rispettivi proprietari e che hanno
raggiunto tutti i limiti di spesa previsti dalla normativa.

Renatino si chiede che senso ha un cappotto termico in una
seconda casa al mare vissuta appena 2 mesi l’anno in estate e che
non presenta alcun problema di umidità o un super impianto di
riscaldamento a condensazione… Renatino si domanda cosa avrebbero
fatto i proprietari di quelle abitazioni se l’intervento gli fosse
costato anche solo pochi euro.

Renatino apprezza questo superbonus perché è una grande
possibilità per il Paese ma non capisce come mai in tanti stiano
pensando solo al guadagno e non alle reali necessità. In fondo sono
soldi pubblici, il superbonus indebita le generazioni future quindi
andrebbe utilizzato bene.

Ma Renatino non è più tanto ragazzino e, in fondo, a pensarci
bene la sua professionalità e deontologia non è che gli abbiano
portato granché di buono. Renatino si ricorda che ha pure dovuto
vendere la sua bella lampada Flos per pagare l’affitto del suo
studio e che annaspa tra la cassa di previdenza, le licenze dei
software, l’assicurazione professionale e i tanti corsi di
formazione che è costretto a fare per mantenere la quota di CFP
necessaria per lavorare come libero professionista.

E dire che Renatino ha sempre pensato che la sua fosse
un’attività professionale importante. Renatino riconosce al suo
lavoro un ruolo sociale perché è dalle sue decisioni professionali
che dipendono molti aspetti che una normativa può solo mettere su
carta, ma sono gli architetti, gli ingegneri, i geometri, i
geologi…che li mettono in pratica. Renatino pensa che un Paese
che vuole investire nel futuro dovrebbe tutelare queste
professioni.

Ma, visto che si avvicina il momento di pagare la sua cassa di
previdenza, Renatino pensa “ma chi se ne frega, il mercato vuole
una affarista? e un affarista avrà”. Renatino decide, quindi, di
affiancare un’impresa che gli ha presentato il suo amico Carletto.
Vedrai – gli dice Carletto – lavorerai come non mai e
potrai comprarti anche 10 lampade Flos che potrai distribuire nei
tuoi diversi studi che aprirai tra Milano e Palermo
”.

Renatino e la CILAS

Il primo lavoro che l’impresa gli prospetta è semplicissimo. Si
tratta del classico intervento standard: cappottino, impiantino,
fotovoltaico, colonnine di ricarica e via verso altri progetti e un
conto finalmente rimpinguato.

Renatino, tra l’altro, dopo aver studiato tanto non ha più
grossi dubbi e sa cosa deve fare. Il primo passo è la pratica
edilizia e trattandosi di un intervento che non prevede demolizione
e ricostruzione la situazione è persino più semplice. Una CILAS e
via. Non deve neanche far dichiarare al cliente nulla sullo stato
legittimo e sa che al posto degli allegati progettuali è
sufficiente una “mera descrizione dell’intervento”.

Renatino conosce molto bene l’art. 119, comma 13-ter del Decreto
Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). Non gli è ancora chiarissimo
se la CILAS è una comunicazione che deroga alle normali procedure
ordinarie previste dal d.P.R. n. 380/20001 (Testo Unico Edilizia)
ma sa per certo che:

  • non serve dichiarare lo stato legittimo;
  • eventuali abusi non fanno decadere il superbonus (derogato
    l’art. 49 del d.P.R. n. 380/2001).

Renatino è al primo banco di prova. Finalmente si può prendere
le sue responsabilità e mettere un timbro ad un progetto. Renatino
ha un bellissimo timbro in ottone che fino ad oggi non ha mai
utilizzato perché ogni volta si è sempre trovato davanti dubbi
grandissimi e ha preferito lasciar perdere. Renatino è troppo
preciso e non lo sa che in Italia non esistono leggi perfette ma si
può sempre richiamare una norma “per analogia”, oppure si può
sempre far firmare al cliente uno scarico totale delle
responsabilità nel caso di problemi.

Sul tema abusi, ad esempio, Renatino si è sempre chiesto come
mai nella CILA ordinaria (in alcune Regioni) la parte
dell’attestazione di conformità urbanistico-edilizia debba essere
firmata dall’interessato e non dal professionista stesso. Che ne
deve sapere la signora Maria o il signor Mario di cosa sia uno
“stato legittimo”? Ma, in fondo, a Renatino che gli importa? Un bel
foglio fatto firmare al cliente e via…siamo tutti più
tranquilli.

Renatino, però, ha un bruttissimo difetto: deve sempre provare a
comprendere una norma e farsi mille domande. Sulla CILAS, ad
esempio, comincia a chiedersi se in effetti il legislatore abbia
voluto davvero slegare il bonus 110% dall’eventuale presenza di
tutti gli abusi edilizi.

Renatino, infatti, ricorda che esistono due tipologie di
abusi:

  • quelli sostanziali, ovvero interventi realizzati in difformità
    da quanto prevede la norma e potenzialmente insanabili e da
    demolire;
  • quelli formali, ovvero interventi realizzati in assenza di
    titolo edilizio (permesso di costruire) ma che avrebbero potuto
    essere realizzati.

Renatino pensa che con questa CILAS il legislatore abbia voluto
velocizzare gli interventi con abusi formali o comunque facilmente
sanabili. Renatino, infatti, ricorda che decadenza dei benefici
fiscali a parte, la Corte di Cassazione ha più volte confermato che
la realizzazione di qualsiasi intervento (anche di manutenzione
ordinaria) su un edificio che presenta degli abusi rappresenta una
ripresa dell’attività illegittima.

Renatino comprende che ci sono abusi e abusi. Nel caso di
piccole difformità sanabili la CILAS è un’ottima opportunità per
avviare interventi di superbonus e rimandare la sanatoria (che ai
sensi dell’art. 50 del d.P.R. n. 380/2001 fa cessare le cause di
decadenza di tutti i benefici fiscali, bonus 110% escluso).

Renatino e lo stato legittimo

Renatino ha un grosso difetto (forse due visto che uno lo avevo
già detto): la deontologia per lui viene sempre prima di tutto. E
anche in questo caso, benché si tratti di un intervento “standard”,
decide di ricostruire lo stato legittimo dell’immobile prima di
presentare la CILAS. Visto che l’impresa vuole un professionista
che proceda in modo spedito e non gli crei problemi, Renatino si
incatena davanti ai cancelli dello Sportello Unico Edilizia e, dopo
uno sciopero della fame di 5 giorni, gli viene accordato l’accesso
agli atti in tempi mai visti.

Dalla ricostruzione dello stato legittimo Renatino si rende
immediatamente conto che l’edificio presenta una sopraelevazione
completamente abusiva e insanabile.

A questo punto gli si presenta davanti una scelta:

  • informare il cliente dei rischi;
  • non dire nulla e farsi firmare il foglio di assunzione di
    responsabilità nel caso di presenza di abusi (che Carletto utilizza
    sempre e gli ha già dato a Renatino).

Renatino è combattuto e decide per prima cosa di parlarne di
nuovo con il suo amico Carletto che immediatamente lo rassicura e
gli dice che non è compito suo e che se si mette a fare problemi su
queste “quisquilie” non troverà più nessuna impresa disponibile “a
farlo lavorare”.

Renatino, però, ricorda che non è l’impresa che lo deve fare
lavorare perché il suo committente rimane sempre il proprietario di
casa. Renatino non lavora per l’impresa, Renatino fa gli interessi
del suo cliente e controlla che l’impresa faccia bene il suo
lavoro. E a Renatino questa cosa del doppio salto di classe con
interventi da lui ritenuti inutili e della detrazione da utilizzare
su un abuso edilizio insanabile…proprio non gli va a genio.

Renatino, dunque, opta per la prima scelta. Renatino forse non
diventerà ricco come il suo amico collega Carletto, ma sa che il
suo è un lavoro molto importante e ne riconosce il ruolo sociale
che forse molti colleghi hanno dimenticato. Renatino è caparbio e
non smetterà mai di combattere per quello che ritiene sia giusto,
perché professionisti si diventa con un titolo, signori si
nasce.

Buon Natale a tutti da Renatino.

Source: lavoripubblici.it

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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