L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia “lavorerà per potenziare la conoscenza e gli studi sulla Terra e le infrastrutture di ricerca dell’Ente”. E’ la direzione indicata dal presidente Carlo Doglioni, conversando con l’Adnkronos a poche ore dalla sua riconferma alla guida dell’Ingv, un mandato che lo vedrà al vertice dell’Istituto per altri 4 anni, fino a febbraio 2025 . “L’Ingv deve andare verso progetti di ricerca ambiziosi e una crescita delle infrastrutture” perché “i grandi terremoti torneranno così come le eruzioni vulcaniche e noi dobbiamo avere le giuste infrastrutture di monitoraggio e di ricerca” sottolinea Doglioni. “La ricerca si svolge su due filoni principali: c’è la parte teorica degli studi e c’è la parte sperimentale e infrastrutturale su cui noi dobbiamo crescere” osserva il geologo che rileva come “il Giappone conta reti di monitoraggio con 5mila stazioni anche nelle zone marine, mentre noi in Italia ne abbiamo meno di 500, nelle zone marine ne contiamo 1 o 2 e a terra poco più di 400. E anche la rete idrogeochimica deve crescere”. “C’è insomma una parte infrastrutturale che deve crescere” ribadisce Doglioni.
“Con i Recovery Fund”, i fondi europei ed i Next Generation Eu, “dobbiamo investire di più sulla ricerca e sugli studi
per la prevenzione dei rischi naturali: penso ai terremoti, ai rischi idrogeologici”, ma, avverte Doglioni non solo. Il presidente dell’Ingv sottolinea infatti l’importanza per la società di conoscere meglio il nostro pianeta. sia in un’ottica di difesa dai disastri, “ci ricordiamo dei terremoti solo quando che accadono i gran di eventi sismici”, che in un’ottica di tutela dell’ambiente stesso. “Studiare le stelle è estremamente importante ma non può essere meno importante studiare la nostra Terra” per questo “bisogna potenziare gli investimenti sugli studi delle geoscienze, fondi che sono enormemente più piccoli di quelli investiti in altri settori della ricerca” rimarca il geologo.
Doglioni infine sottolinea che il Superbonus 110%, che si aggiunge al sismabonus, “è stata un’ottima misura per cercare di prevenire le conseguenze dei terremoti con interventi antisismici ma, a quanto mi dicono tecnici e ingegneri, la sua applicazione viene troppo spesso inibita dalla burocrazia”. Le criticità, argomenta, “si manifestano specialmente nei centri storici dove non ci sono case isolate ma case, edifici contigui, direi praticamente attaccati uno all’altro, da qui il problema di definire bene gli interventi antisismici” e quindi di applicare il Superbonus 110%. Certo, aggiunge, “questi sono compiti di carattere ingegneristico ma noi come comunità di geoscienze dobbiamo fornire a tutto il mondo dell’edilizia le conoscenze e tutti ‘i numeri’ per realizzare costruzioni ed edifici antisismici”. (di Andreana d’Aquino)
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