

Chiarezza normativa, maggiore attenzione al patrimonio edilizio
esistente, digitalizzazione ragionata e semplificazione
procedimentale. Sono solo alcune delle istanze che emergono con
forza nel dibattito sulla riforma del Testo Unico
dell’Edilizia (d.P.R. n. 380/2001), una riforma che
dovrebbe procedere di pari passo con quella urbanistica (ancora
ferma alla legge del 1942) e con una revisione dei
requisiti igienico-sanitari (anche questi fermi ad un DM
del 1975), ormai distanti dalle tecnologie e dalle
soluzioni disponibili sul mercato.
Riforma Testo Unico Edilizia: più di una esigenza
Che il sistema attuale sia ormai superato e
inadeguato è un dato di fatto. Eppure, nonostante la
consapevolezza diffusa sulla necessità di un intervento organico,
si continua a procedere con modifiche frammentarie e
normative emergenziali che spesso finiscono per aggravare
il quadro anziché semplificarlo.
Come garantire regole chiare e uniformi su
tutto il territorio nazionale senza generare contenziosi infiniti?
Come riformare un sistema normativo che appare sempre più
distante dalla realtà operativa? Ma, soprattutto, come
impostare una riforma che sia davvero utile per professionisti,
enti locali e
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