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Risso, Confindustria: “Fiducia nella ripartenza” – La Repubblica

Ci sono le incognite (la durata della pandemia, gli approvvigionamenti delle materie prime) e ci sono le speranze, quelle che alla ripresa di settembre l’economia possa tornare a crescere. Umberto Risso è reduce da una lunga camminata alpina, ma la stanchezza fisica è una sorta di formula perfetta per affrontare al meglio gli impegni. «L’indagine congiunturale sul primo semestre dell’anno, che abbiamo presentato poche settimane fa, certifica la fiducia delle aziende per la ripresa autunnale» spiega Risso. Ma, si sa, la fiducia da sola non basta. Serve corroborarla di numeri e di prospettive.

Ad esempio, presidente, se si dovesse fare una previsione per il secondo semestre dell’anno che cosa direbbe?
«Che dovrebbe esserci un miglioramento rispetto al primo semestre, che pure ci ha mostrato numeri interessanti».

E perché dovrebbe accadere?
«Perché stanno per concretizzarsi partite molto importanti come la messa in opera dei primi bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e perché stanno diventando operativi i primi cantieri sostenuti dall’ecobonus. Finora si è dovuta affrontare solo la fase burocratica, ma ora si entra nel vivo. Non a caso, uno dei settori che offre le migliori prospettive è quello dell’edilizia».

Solo l’edilizia?
«No, non solo. Direi che questa percezione positiva è trasversale a tutti i comparti, anche se ovviamente dovremo valutare la situazione con il passare del tempo».

Anche il porto sta dando segnali di ripartenza, ha visto i numeri?
«È così, ho visto i risultati dei primi sette mesi. Il porto, ma più in generale il complesso della blue economy, offre prospettive di crescita importanti. Ma quest’estate stiamo avendo riscontri positivi anche sul fronte del turismo».

Un tempo un’associazione di categoria come Confindustria era rappresentativa in modo quasi esclusivo del fronte propriamente industriale. Ora le cose sono cambiate…
«Beh, oggi la nostra economia, e non solo la nostra, non è più fatta solo di manifatturiero, ma sempre più di servizi, è ormai così da tempo. Tutte insieme, le componenti che danno vita all’economia genovese contribuiscono alla crescita economica e a quella occupazionale. È partendo da questa valutazione che dobbiamo guardare avanti, cogliendo le migliori opportunità per il futuro del territorio».

A cominciare da che cosa?
«Mi sembra di capire che, a causa della pandemia, i consumi interni hanno rallentato e adesso ci sono le condizioni per una ripartenza sostenuta, che serva soprattutto a rimettere in circolo anche il denaro rimasto fermo».

Nei conti correnti dei genovesi c’è un’enorme massa di liquidità…
«È un tema ricorrente, quello del grande risparmio dei genovesi che a volte resta fermo e non viene indirizzato verso iniziative che potrebbero favorire lo sviluppo. Io però spero che gli investimenti possano davvero ripartire. Da questo punto di vista, c’è fiducia circa la disponibilità a compiere questo passo».

Le imprese lo faranno?
«Sì, più di un terzo ha dichiarato che intende agire sul fronte del rinnovamento e dell’ampliamento delle proprie attività».

C’è però lo scoglio dello sblocco dei licenziamenti. Che cosa può accadere?
«Visti i fabbisogni e un mercato che si sta riprendendo non credo ci saranno qui situazioni critiche. Anzi, sull’occupazione abbiamo riscontri positivi, con le grandi aziende che vogliono crescere trainando anche tutte le altre».

Il presidente nazionale di Confindustria Bonomi ha invitato più volte a considerare l’associazione non solo come una controparte, ma anche come una risorsa su cui puntare. È corretto?
«Lo è guardando ai numeri che le imprese riescono a generare per la collettività. Controparte lo siamo nel momento in cui abbiamo un confronto sindacale, sempre legittimo. Ma siamo anche una risorsa e per scoprirlo basta andare a leggere i bilanci di sostenibilità che redigono sempre più imprese. Lì c’è scritto la ricchezza che viene generata dall’attività industriale, dove nasce e dove si distribuisce sul territorio».

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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