Il commento: Fiuuuuu. Ai bei tempi era l’urlo di Tarzan nella foresta, oggi è il suono di una carriera che si sta sgonfiando. Strani giorni, viviamo strani giorni: Cristiano Ronaldo è Cristiano Ronaldo e vince solo a Jenga, quel gioco in cui bisogna impilare i mattoncini di legno senza farli cadere. Come da recente post sui social: Cristiano-Georgina 1-0, mentre al di là del tavolo Cristianinho sembra disinteressarsi del papi col codino che esulta per l’impresa. Il ragazzino va capito: ne avrà le scatole piene della vanagloria del padre. Oggi da quel miracolo di architettura di muscoli e mentalità che ha fatto di Cristiano il più feroce marcatore del ventennio, si staccano pezzi un po’ alla volta e hai voglia a chiedere il Super Bonus facciate. Gli anni sono 37 – compiuti il 5 di questo mese – e forse l’eroe ha infilato il viale del tramonto. Cose che capitano, però sembra strano che capitino a lui.
Atletico Madrid-Manchester Utd, ottavo di Champions di ieri sera, è la conferma di quanto CR7 sia finito ai margini. E’ finita 1-1, gol di Joao Felix – portoghese che un paio d’anni fa sembrava – davvero – il nuovo Cristiano – e pareggio in extremis del subentrato Anthony Elanga, il 19enne cui Cristiano – non più tardi di una settimana fa – aveva (involontariamente) sputato addosso ed era stato sommerso dalle critiche degli inglesi. Se c’è un senso è che la Storia ha preso un’altra rotonda. Va anche detto che è capitato in una squadra mediocre, “di bambini che non sanno perché indossano questa maglia”, l’ha definita l’ex Patrice Evra richiesto di un commento nell’intervallo. Brutto colpo per Cristiano. Quando vede(va) Colchoneros Ronaldo si scatena(va). 25 gol in 35+1 gare disputate. Nelle ultime 8 edizioni di Champions, l’Atletico Madrid è stato eliminato 5 volte da Cristiano. Nella finale tutta spagnola del 2014, ai quarti nel 2015, di nuovo in finale nel 2016, in semifinale nel 2017 e agli ottavi nel 2019 (con la Juve). Ieri sera ha girato attorno alla partita, come uno che aspetta il buffet. Ormai Cristiano fa il palo di se stesso.
Non più tardi di due settimane fa Ralf Rangnick, il suo allenatore, aveva osato l’inosabile: criticarlo. “Cristiano dovrebbe segnare di più”. Ahia. In precedenza l’aveva spedito pure in panchina: come chiedere al re di sedersi su uno sgabello. Pure gli aveva tolto la fascia di capitano. Cos’è questo rumore? E’ la corona del re che rotola, signore. Ragionamento – quello di Rangnick – sostenuto dai numeri. 9 i gol nelle 22 partite di Premier League. Ma nelle ultime sette ha segnato solo una volta, al Brighton. Il capocannoniere, Salah, è già a quota 17. Guardare gli altri colleghi dal basso verso l’alto è una posa che Cristiano non ha mai contemplato. Meglio in Champions (6 gol finora in 6 partite), il suo territorio di caccia preferito: è pur sempre il miglior marcatore di tutti i tempi con 141 reti. Sono giorni che non gliene va dritta una. Stavolta non è colpa di Trump. La storia: nel 2015 Cristiano compra un appartamento nella Trump Tower, in front of Fifth Avenue. Valore 16 milioni di euro. Poi Trump diventa presidente, l’appartamento si svaluta, Cristiano – poco più di due anni fa – lo mette in vendita per 9 milioni. Niente. Non lo compra nessuno. Arriva la pandemia. Altra svalutazione. Per farla breve: Cristiano trova un acquirente a poco più di 6 milioni. Certo, non gli cambia la vita, ma l’umore sì: ha perso 10 milioni di euro. Ha perso anche il sacro fuoco che lo ha alimentato per vent’anni.
A Manchester è andata maluccio fin dall’inizio. Il figliol prodigo è tornato a casa, ma ha scoperto che nella sua cameretta ci sono altri poster. A ottobre 2021 aveva detto: “Chi mi critica mi teme”. Orgoglinho. Ok, Bonucci e Chiellini – con una tempistica non esattamente opportuna – avevano rimarcato le tensioni nel suo finale alla Juve. A fine dicembre, contro il Newcastle, nel riscaldamento aveva replicato in malo modo ai tifosi che lo sfottevano, poi in partita aveva fatto un fallo di frustrazione (la sua) colpendo un avversario con un intervento da killer, infine se n’era uscito dal campo imbufalito come un toro e – si sa – oggi i campioni comunicano con una smorfia, un selfie, uno sguardo. Oggi CR7 è guardato con sospetto dai suoi ex tifosi e inviso a parte dello spogliatoio. Il club stesso ha fatto filtrare che – a fronte di un addio a fine stagione – non farebbe nulla per trattenerlo, hai visto mai. La verità è che a Cristiano Ronaldo è capitata la cosa peggiore che gli potesse capitare: banalizzarsi, diventare uno tra i tanti, solo con un po’ più di gloria addosso, certo, ma sulla gloria – se non si lucida ogni giorno – scende la polvere.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.
I commenti su questo articolo non dovranno contenere quesiti di natura tecnica.