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Sharing, tutti i mezzi in una sola app: «Il Comune azzeri il canone annuale» – Corriere Milano

Le strade dei veicoli in sharing — diventate più tortuose nelle metropoli ferme al semaforo Covid — convergono verso il traguardo della app unica, otto anni dopo l’apparizione dei primi veicoli in sharing sotto la Madonnina. Complici i processi di integrazione in atto a livello europeo, e il dimagrimento di un mercato che ha perso numerosi attori, il pallino della condivisione oggi è in mano Daimler-Bmw sotto l’ombrello «Your now» che riunisce «Share now» (il car sharing fusione di «Car2go» e «Drive now») e «Freenow», l’ex My Taxi, già votata all’integrazione di mezzi condivisi: dopo l’apertura ai monopattini di «Voi» alla fine di marzo, adesso tocca agli scooter elettrici di «Cooltra». Ed entro l’estate si punta a un’integrazione tra le due app («Share» e «Free»), in modo da unificare l’offerta in una sola piattaforma online per facilitare i cittadini-clienti.

Già dalle settimane dell’arancione rinforzato e poi con il giallo, i numeri di taxi e car sharing sono risaliti, dopo i crolli fino al 90% durante i lockdown. I taxi sono tornati al 40% del traffico pre-Covid mentre il car sharing — legato più all’uso di cittadini che di turisti e lavoratori in trasferta — ha raggiunto il 70-75% delle corse d’inizio 2020.


Ma il principale problema del mercato, amplificato dalla pandemia, resta la capacità di generare ricavi in un settore in cui prevale la logica di posizionamento strategico dei grandi marchi dell’automotive, oggi meno disposti agli investimenti per ripianare gli esercizi in rosso rispetto alle fasi di startup. Ieri, per voce del responsabile dello sviluppo del business italiano di Sharenow, Luigi Licchelli, è arrivato anche l’appello al Comune per incentivare i servizio di «mobilità sostenibile», in contrasto con «l’aumento dell’uso dell’auto privata» verificatosi con il Covid. Quattro le richieste: 1) l’abolizione del canone annuale alle flotte di auto in sharing per l’Area C e i posteggi come accaduto a Roma; 2) l’allineamento dell’Iva al 10%; 3) l’inclusione nel bonus mobilità; 4) fondi pubblici per la progettazione di piattaforme che integrino le offerte di mobilità sostenibile.

Nell’universo sharing, la speranza è che il blackout del virus possa trasformarsi nell’occasione giusta per la svolta della mobilità urbana, a scapito dell’auto privata. Anche multinazionali come Mercedes e Bmw devono infatti mettere in campo strategie sinergiche integrando l’offerta per far quadrare i conti, anche sotto la spinta dell’Antitrust che — oltre a limitare la possibilità dei radiotaxi di bloccare i tassisti che usavano Freenow — ha spinto la app ad aprire il suo software ad altre piattaforme «intermodali» che uniscono i diversi servizi in sharing. Esperienze simili riguardano l’«incubatore» Telepass (che ha acquisito diverse app tra cui Urbi) e il piano di Atm con Palazzo Marino e «Yesmilano», un’idea ancora in fase embrionale.

L’obiettivo dell’integrazione con gli scooter di Cooltra, spiega Francesca Camuso, responsabile marketing di Freenow «è offrire ai cittadini ogni possibilità di scelta», anche se il focus restano ovviamente i taxi (che pagano un canone/commissione per entrare nel circuito della app). Da Cooltra, Enrico Pascarella spiega le modalità d’integrazione: «Le due app sono totalmente allineate, Freenow è il più grande aggregatore d’Europa e noi puntiamo ad aggiungere anche biciclette a breve come in Spagna». Per quanto riguarda il sostegno pubblico, «al Comune chiediamo di sottrarre posti auto per realizzare parcheggi dedicati agli scooter in sharing».

11 maggio 2021 | 07:49

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