Una legge di Bilancio da 23,4 miliardi ma con tanti punti interrogativi. L’entità della manovra 2022 è stata messa nero su bianco dal Documento programmatico di Bilancio (Dpb) che ieri è stato inviato a Bruxelles dal ministero dell’Economia.
Conviene, pertanto, partire dai capitoli che saranno oggetto di dibattito fino al prossimo Consiglio dei ministri che varerà l’articolato. «La discussione non è se da quota 100 passo a 102, questa è un po’ una presa in giro perché allunghi il traguardo e lasci le cose come stanno. Non è quello che serve», ha detto ieri il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ponendo un’ipoteca sulla discussione politica. Per le pensioni, secondo alla tabella del Dpb, ci saranno solo 600 milioni nel 2022 (circa 450 nel 2023 e 500 nel 2024). La destinazione, infatti, è ancora oggetto di confronto dopo le riserve espresse dalla Lega che stava per «strappare» prima che l’opera di convincimento di Forza Italia e del ministro dell’Economia, Daniele Franco evitasse la rottura. Il problema è che sul tavolo non c’è nulla di concreto ma solo un coacervo di ipotesi: il rafforzamento dell’Ape social con l’inclusione di una trentina di lavori gravosi, quota 102 (64 anni di età +38 anni di anzianità contributiva) nel 2022 e quota 104 (2 anni in più) l’anno successivo. Per Opzione donna che consentiva alle donne con 58-59 anni di età e 35 anni di contributi di pensionarsi con un taglio dell’assegno del 30% è stata praticamente scritta la parola «fine». Tanto più che l’Ocse ieri ha nuovamente stigmatizzato l’eccessiva spesa pensionistica dell’Italia richiedendo, invece, un taglio del cuneo fiscale.
Anche per quanto riguarda il capitolo fisco le idee ancora non sono chiare. La prima fase della riforma fiscale, si legge nel Dpb, prevede uno stanziamento dello 0,317% (6 miliardi di euro) del Pil nel 2022, cui si aggiungono le risorse già previste a legislazione vigente, pari a 2 miliardi circa. Il primo modulo assorbirà poco meno di 6 miliardi di risorse a valere sul 2022 e circa 700 milioni l’anno successivo, mentre per il 2024 sono attese maggiori entrate. A differenza delle altre misure, che sono tutte ad «efficacia immediata», la riforma fiscale viene attuata con «successivi provvedimenti normativi». Dunque le risorse saranno affidate a un Fondo e le spese saranno stabilite con decreti successivi. Intanto, la buona notizia è rappresentato dal nuovo stop a plastic e a sugar tax.
Stesso schema delle tasse anche per gli ammortizzatori: i fondi arrivano subito, le norme con un secondo step. In tutto per la nuova Cig «universale» ci saranno almeno 3 miliardi, 1,5 di nuovi stanziamenti e un altro miliardo e mezzo già a disposizione dopo la sospensione del cashback. Il miliardo restante rispetto alle previsioni della vigilia è stato invece destinato al potenziamento del reddito di cittadinanza, ma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha fatto comunque buon viso a cattivo gioco, evidentemente speranzoso di riassorbirne la parte destinata alle politiche attive. Proprio il sussidio grillino per il quale sono stanziati circa 8,8 miliardi (+800 milioni sul 2021) è destinato a suscitare nuove polemiche in quanto la stretta sui percettori tramite maggiori controlli e un décalage in caso di rifiuto delle offerte di lavoro o di permanenza nello status di sussidiato.
Una delle sorprese dell’ultim’ora è rappresentata dai 2 miliardi a disposizione di un fondo ad hoc contro il caro-bollette. Confermati il Superbonus 110%, il bonus verde e quello per i mobili, mentre il bonus facciate del 90% si esaurirà alla fine dell’anno con sommo dispiacere del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.
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