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Stellantis scrive ai fornitori: «Centomila 500 Bev a Mirafiori» – Corriere della Sera

di Christian Benna

In una lettera alla filiera il car maker italo-francese conferma la volontà di raddoppiare entro il 2023 la produzione della full electric Fiat

«Gentile fornitore, confermiamo ufficialmente che a partire da gennaio 2023 il volume di 500 Bev sarà incrementato a 100 mila vetture». Nonostante la crisi dei microchip che sta inceppando la produzione dei grandi car maker a livello globale e in attesa del rifinanziamento dei nuovi ecobonus per le vetture elettriche, Stellantis tira dritto e scrive alla filiera dell’auto piemontese (e non solo) per annunciare che è tempo di scaldare i motori sull’elettrico. L’intenzione, comunicata «preliminarmente nei mesi passati», è quella di raddoppiare la produzione della 500 Bev nel sito di Mirafiori e quindi di arrivare a 100 mila vetture. Un traguardo ambizioso, vista la stagione «nera» dell’auto, tra penuria di materie prime, transizione elettrica, microchip e mercati altalenanti, e visto che lo storico impianto torinese è rimasto a lungo a secco di vetture: nel 2019 è stato toccato il minimo storico, appena 11 mila auto prodotte. Bisogna tornare indietro di quasi 10 anni per ricordare Mirafiori sopra 100 mila auto l’anno.

«L’obiettivo comune — scrive ai fornitori l’ufficio supply chain di Stellantis — deve essere quello di raggiungere il primo possibile il nuovo livello capacitativo a partire dal 2022». Insomma l’auspicio è che la filiera si adegui all’aumento produttivo: «i delins» saranno quindi «aggiornati il prima possibile», perciò «chiediamo la massima collaborazione per segnalare tempestivamente qualsiasi problematica». Così Mirafiori prova a ripartire nel segno dell’elettrico. A metà dicembre nell’impianto di Mirafiori arriveranno tutti i lavoratori Maserati dell’impianto di Grugliasco, tranne quelli della lastratura che rimangono nel sito produttivo della cintura torinese. A gennaio la linea della 500 Bev tornerà su due turni. E nel terzo trimestre del ‘22 cominceranno le produzioni delle Maserati Gran Cabrio e Gran Turismo.

«La notizia dell’aumento produttivo di 500E è una buona notizia — ammette Davide Provenzano di Fim Cisl — ma non basta a garantire l’occupazione a Torino. Ci vuole almeno un altro modello per Mirafiori. Oggi circa 500 operai lavorano sul Nuovo Levante; altrettanti sulla 500 E e 400 producono mascherine. Ma tutto il reparto cambi, circa 1.100 operai che non trovano opportunità nell’auto elettrica, è in cassa integrazione». Il mercato spinge sull’elettrico. Ad ottobre in Italia dopo una parziale ripresa le immatricolazioni di vetture sono crollate al 29%. In carenza di semiconduttori, le vetture rimangono ferme nei piazzali di fabbrica in attesa di essere assemblate con componente elettronico. «Gli investimenti sono sempre una buona notizia ma ricordiamoci in che stato disastroso si trova l’auto a livello globale — dice Pierangelo Decisi, vicepresidente di Anfia componenti —. L’automotive ha perso 7 milioni di vetture in un anno, circa 650 miliardi di fatturato aggregato è andato in fumo, come se fosse evaporato un grande car maker. Ci vuole un piano Marshall per salvare l’auto da questa crisi che è insieme logistica, di materie prime e di transizione elettrica».

Ma la strada sembra segnata. A ottobre in Italia sono state immatricolate solo 26 mila vetture a benzina (la metà dello scorso anno), 17 mila diesel e 57 mila a trazioni alternative. L’elettrica più venduta in Italia, da gennaio a oggi, è la Fiat 500 con circa 9 mila vetture. Un buon risultato anche se l’elettrico, peraltro sostenuto dall’ ecobonus, è ancora lontano da essere main stream. Il 62% del mercato delle vetture a trazione alternativa ha motore ibrido, il 12% è full electric.

29 novembre 2021 (modifica il 29 novembre 2021 | 10:51)

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