ROMA. Stop a quota 100, 228mila nuovi posti per gli asili per facilitare la conciliazione lavoro-casa alle famiglie, semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, la laurea varrà già come esame di Stato per molte categorie professionali. E poi più gare nei servizi pubblici per facilitare il ricambio, 25 miliardi per i treni veloci, proroga del Superbonus fino al 2023. La bozza del Recovery Plan promossa da Mario Draghi è ambiziosa e, per certi versi, davvero rivoluzionaria per un Paese come l’Italia.
Si smonta una delle riforme che più farà pagare le nuove generazioni negli anni a venire (quota 100) e si cambia passo per quanto riguarda l’esercizio di professioni quali posso essere quelle degli avvocati, degli ingegneri, degli architetti dando più centralità all’Università. L’impegno di Draghi è quello di ”consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno” puntando su tre asset (sostegno ai giovani, alle donne e al Sud) per dare una scossa sul Pil (”sarà nel 2026 di almeno il 3,6% più alto”) e le risorse a disposizione, com’è noto, adesso ci sono: arrivano dall’Europa e ammontano a 221,5 miliardi di euro. Il problema, semmai, potrebbe essere proprio il Paese perché non è scontato tutti vogliano davvero diventare un ”più moderni”.
La via, però, è tracciata. Previste 30 grandi infrastrutture di ricerca e una di eccellenza per le epidemie. Per quanto riguarda il superbonus 110% tanto caro all’M5S è prevista la proroga dal 2021 al 2023 ma vanno messi a bilancio 10 miliardi di euro e la partita politica è aperta. Perché da previsione governativa, in realtà, si ragiona sulla proroga per le sole case popolari come già previsto dall’ultima legge di Bilancio. Ecco perché Forza Italia ha già esternato la sua delusione: “Il super bonus è una misura importante. Avevamo chiesto la proroga di un anno con adeguati finanziamenti ed estensione ad altre tipologie di edifici, strutture recettive turistiche e non solo”. Ed ovviamente anche l’M5S si sta mettendo di traverso perché ”la proroga è indispensabile e imprescindibile per la transizione ecologica”.
Poi c’è la Lega pronta ad alzare le barricate sulla ”sua” riforma: quella quota 100 buona a guadagnare voti ma anche a gravare sulle spalle delle nuove generazioni fino almeno al 2035 (avendo un peso aggiuntivo medio sulle uscite pensionistiche di 0,2 punti percentuali di Pil, pari a oltre 3,2 miliardi l’anno come da stime del Sole24Ore). Tra le ipotesi in campo un ritorno alla ”legge Fornero”: pensionamento, a prescindere dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Oppure quota 102 con ”scivoli” più rapidi per gli addetti ai lavori usuranti: 38 anni di contributi ed almeno 64 anni di età (oggi con quota 100 prevede 38 anni di contributi e 62 anni di età).
La bozza prevede che il 40% delle risorse vadano al Sud, il 38% a progetti “Verdi” e il 25% a progetti digitali. Il piano è composto da 6 missioni e 4 riforme della Pubblica amministrazione, della giustizia, per la concorrenza e le semplificazioni. Per quanto riguarda la laurea immediatamente abilitante si parlerebbe delle lauree magistrali a ciclo unico in Odontoiatria, Farmacia, Medicina veterinaria, Psicologia, le lauree professionalizzanti per l’edilizia e il territorio, le tecniche agrarie, alimentari e forestali, le tecniche industriali, invece abiliterebbero all’esercizio delle professioni di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e di perito industriale laureato. Poi ci sono quelle che potrebbero essere rese abilitanti su richiesta dei consigli degli ordini o dei collegi professionali: e subito si pensa agli avvocati, agli ingegneri e agli architetti.
Il dado è tratto. Ora bisognerà vedere quanto e come l’Italia accetterà di cambiare.
Source: ildolomiti.it
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