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Stop alla cessione multipla dei crediti sui bonus edilizi – La Repubblica

MILANO – Scatta con oggi il blocco ufficiale alle cessioni ‘multiple’ dei crediti fiscali, la disposizione prevista dal Sostegni ter che secondo la filiera dell’edilizia ha complicato fino a bloccare i lavori legati ai bonus edilizi, dal Superbonus in giù.

Con il 16 febbraio si è infatti chiusa quella finestra transitoria – che era stata prorogata dall’Agenzia delle Entrate rispeto alla scadenza originaria del 6 febbraio – grazie alla quale era possibile una ulteriore cessione per i crediti che erano già passati di mano. Chiusa la finestra, entrano a pieno le disposizioni dell’ultimo decreto Sostegni che limitano la catena a una sola cessione. E intanto, dopo Poste, Cdp e Banco Bpm, anche Credem sospende le operazioni di acquisto di crediti fiscali.

Superbonus e lavori edilizi, le domande all’esperto

Cosa cambia per i crediti edilizi

In sostanza, da oggi se un cittadino fa un lavoro che dà diritto a detrazione si troverà di fronte a due opzioni. Se farà il lavoro con lo sconto in fattura anticipato dal fornitore, quest’ultimo recupererà la somma scontata sotto forma di credito d’imposta, che potrà cedere ad altri soggetti (compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari), senza facoltà di successiva cessione. Il credito si fermerà lì. Ancor più breve il percorso se il cittadino fa il lavoro con la cessione del credito d’imposta: in questo caso non ci sono ulteriori facoltà di successive cessioni. Una stretta che non vale solo per i lavori edilizi, ma anche per i bonus emergenziali come quelli sugli affitti degli immobili commerciali o sulla sanificazione che potranno esser ceduti ad altri “senza facoltà di successiva cessione”. Nulli, dice il Sostegni ter, i contratti che sono conclusi senza rispettare le nuove norme.

Come ben noto, si tratta di un impianto in attesa di nuovi correttivi, dietro il pressing delle forze politiche e della filiera. Novità si attendono dal Consiglio dei ministri, già domani o forse martedì prossimo, dopo che non si è trovata l’intesa nei tempi utili per inserire le modifiche nel Milleproroghe. Diversi gli interventi attesi.

Lo stop di Credem

Anche Credem sospende le operazioni di acquisto di crediti fiscali legati al Superbonus al 110% e agli altri bonus dell’edilizia. Lo scrive ai clienti la banca in un avviso sul sito internet: “I recenti interventi normativi e le incertezze legate al dibattito sulle misure atte a vietare la doppia cessione dei crediti di imposta, hanno determinato negli ultimi giorni una forte accelerazione nei flussi di pratiche di superbonus 110% e altri bonus ricevute da Credem. Questa accelerazione ha rapidamente saturato la capacità di assorbimento fiscale di Credito Emiliano, che ha pertanto deciso di sospendere l’ulteriore acquisto di crediti d’imposta con decorrenza immediata”.

La decisione del Credito Emiliano di sospendere le attività segue quelle, del tutto analoghe, già prese nei giorni scorsi prima da Poste e Cdp, che hanno anche subìto il sequestro di parte dei crediti legati ai bonus nell’ambito di alcune inchieste giudiziarie, e successivamente da Banco Bpm. La sospensione delle attività, oltre a esser legata a questioni giudiziarie, è anche connessa al fatto che con la nuova legge gli istituti di credito possono acquistare soltanto i crediti che effettivamente potranno portare in detrazione nel corso degli anni, in base alla loro situazione fiscale. Altre banche garantiscono di andare avanti con le operazioni ma è possibile che, in generale, gli acquisti stiano rallentando, anche in virtù della necessità di comprendere come sarà modificato il “Sostegni ter”.

I correttivi in arrivo

Il primo problema da risolvere è quello del liberare gli istituti che hanno acquistato crediti fiscali poi rivelatisi frutto di frode: ci sono esposizioni per 4,4 miliardi, di cui 2,3 miliardi sono già stati oggetto di sequestro da parte delle procure. Il timore degli istituti è che siano crediti da svalutare, con evidenti problemi di bilancio: è anche per queste ragioni che Cdp, che ha in pancia 400 milioni di crediti, e Poste, che veleggia sui 4 miliardi, hanno fermato la loro operatività.

E’ necessario “chiarire bene i principali anticorpi a difesa di questi bonus edilizi – commenta Antonio Piciocchi, Equity Partner del Tax di Deloitte – Tra questi i controlli da eseguire in sede di acquisto del credito e le norme che regolano la responsabilità dell’acquirente dei crediti: il non aver chiarito tali aspetti a sufficienza ha lasciato spazio alla confusione e purtroppo anche a frodi di diversi miliardi di euro a carico della collettività. Tali crimini risultano ancora più odiosi in questo particolare momento storico in cui la crisi pandemica ha messo in difficoltà imprese e famiglie. Chiarire questi aspetti non solo stopperà le frodi ma creerà una rinnovata fiducia degli acquirenti del credito che torneranno a dare ossigeno al sistema”.

Piciocchi ripercorre la recente audizione del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, sul tema e nota come “abbia precisato un aspetto fondamentale, i controlli – anche ai fini antiriciclaggio – non solo devono essere eseguiti sul soggetto cedente ma anche sulla documentazione relativa all’intervento edilizio agevolato. In assenza di tali controlli non solo si opera in violazione della normativa antiriciclaggio ma si procede ad un acquisto che non può essere definito “in buona fede” come previsto dalla Circolare dell’Agenzia delle Entrate 24/E del 2020. Nella citata audizione il Direttore dell’Agenzia ha confermato che l’acquirente del credito che limita i propri controlli al soggetto cedente (ma non esamina i documenti dell’intervento agevolato) non riesce a controllare la liceità dell’operazione come richiede l’ordinaria diligenza professionale. A tal riguardo giova precisare che la normativa specifica precisa che, in presenza di concorso, anche colposo, nella violazione, esiste la responsabilità (in solido con il beneficiario della detrazione) sia del fornitore che ha applicato lo sconto, sia dei cessionari”.

Per dar respiro agli istituti e consentire loro di tornare in partita, la linea del Mef – ricostruisce il Sole24Ore – sarebbe di dare una interpretazione alle norme in modo da considerare i cessionari del credito responsabili solo in caso di utilizzo irregolare dello stesso credito, mentre nel caso in cui fossero vittime essi stessi della truffa (in quanto rimasti col cerino in mano alla fine della catena di cessioni) non dovrebbero farne le spese. Si darebbe così maggior forza al principio della buona fede, che li metterebbe al riparo dai buchi di bilancio a patto ovviamente che non emergano durante le indagini concorsi di colpa nella truffa.

Lo stesso obiettivo che si dovrebbe prefissare il secondo correttivo atteso sul punto delle frodi e dei sequestri, che si attende nella norma del Cdm. Si prevederebbe di prolungare il diritto a utilizzare il credito acquistato per la stessa durata del sequestro da parte delle procure. Se non scontato entro un anno, infatti, il rimborso verrebbe automaticamente cancellato. Mettendolo nel congelatore, mentre la giustizia fa il suo corso, si darebbe modo agli intermediari di aspettare il dissequestro per poter portare in compensazione quel credito.

Il bollino di qualità

Detto delle frodi e dei problemi che creano al sistema, l’altro aspetto riguarda proprio la stretta alle cessioni multiple che scatta da oggi e che, comenta lamentato da tutta la filiera, blocca la liquidità del sistema e mette a rischio i lavori. Questo perché restringe di fatto la possibilità di acquistare i crediti a chi ha una sufficiente capienza fiscale da portarli in detrazione, tagliando quel mercato secondario che ha consentito anche a piccoli soggetti di comprare i crediti per fare i lavori e poi cederli a intermediari più grandi. Da questo punto di vista, l’aspettativa è che sia introdotta la possibilità di fare fino a tre cessioni, limitata ai soggetti vigilati da Bankitalia e nell’ambito dei gruppi (in modo che una piccola società li possa girare alla casamadre e in generale si possa migliorare la capacità di riceverli spostandoli all’interno del consolidato). In arrivo anche un bollino che certifichi la qualità del credito nel momento della prima generazione, con un identificativo univoco che consenta anche ai successivi cessionari di verificare la sua bontà e tutta la documentazione annessa. “Sarà necessario un aggiornamento dei software e della piattaforma delle Entrate, ci vorrà qualche tempo”, ragiona Piciocchi.

I nodi aperti

“Sciolti questi dubbi, restano altri nodi legati ai bonus e alla gestione dei crediti che andrebbero risolti”, aggiunge Piciocchi. “Non è stata ancora pubblicata l’annunciata nota dell’Agenzia delle entrate in cui saranno elencate le modalità di correzione di eventuali errori. Fin quando non verranno fornite tali indicazione i database continueranno a raccogliere anche informazioni inesatte e più passa il tempo più difficile sarà la pulizia dei dati”. 

Ci sono poi da chiarire gli aspetti delle polizze assicurative dei tecnici: “Occorre prevedere che l’assicurazione debba essere esclusivamente la cosiddetta single project, ossia deve specificare l’edificio e l’intervento, andando a coprire necessariamente la totalità del valore del credito fiscale generato dall’intervento per la durata di 10 anni. Inoltre dovrebbe essere previsto un data base pubblico con accesso da parte dei professionisti e dagli amministratori di condominio che emettono il visto di conformità per accertarsi della veridicità della singola polizza”. Oggi, invece, “la stessa funzione viene assolta da strumenti molto diversi, con differenti livelli di effettiva garanzia dei cittadini e dell’erario anche nel tempo”. Inoltre, c’è da sanare l’aspetto del principio di cassa, “ragionevole per alcune fattispecie di importo ridotto, non sembra appropriato per crediti superiori a una certa soglia: in particolare i lavori su parti comuni condominiali come il sismabonus 85%, che ha un plafond di spesa pari a 96.000 per unità immobiliare, consente in linea di principio la monetizzazione di importi molto ingenti con la sola asseverazione e con il semplice inizio dei lavori. Senza entrare in profili di natura penale, la situazione potenzialmente favorisce la maturazione e la monetizzazione di ingenti crediti senza che sia stata svolta un’attività corrispondente, il che non ha grande utilità per la collettività”. Infine, dice l’esperto, “andrebbe valutato un intervento su Sismabonus 110% senza miglioramento di classe sismica, chiedendo supporto ai sismologi: l’attuale formulazione sembra consentire ampia libertà di scelta di tipologia di intervento e lavorazioni: l’aliquota 110% potrebbe rimanere applicabile solo con effettivo miglioramento di classe sismica, restando gli altri interventi agevolabili al 50%”.

Source: repubblica.it

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