Regole chiare, orizzonti definiti e la possibiità di continuare nella strada dello sviluppo e dell’innovazione. Sono queste le richieste che si sono levate dall’Assemblea nazionale di Confcooperative. Il presidente Massimo Stronati ha tuonato anche contro il reddito di cittadinanza e il superbonus, che considera rischiosi per il concetto di assistenzialismo che trasmettono. “Bisogna smettere di pensare che sia possibile sostenere il sistema economico di questo Paese regalando i soldi – ha detto infatti Stronati – così non si può andare avanti. Bonus, sussidi, così come le internalizzazioni, rischiano di affermare un sistema di assistenzialismo generalizzato e di diffusa dipendenza dal pubblico”. Al termine dell’assemblea, Stronati è stato confermato presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi dall’Assemblea nazionale.
STRONATI: “IL REDDITO DI CITTADINANZA VA ABOLITO” – “Dobbiamo recuperare il valore del lavoro. Della fatica e dell’impegno. Quello che chiediamo alla politica è essere in grado di leggete il presente. Di fronte a nuovi bisogni dobbiamo essere in grado di riconoscere nuovi metodi ed evitare di scivolare verso nuove forme di equalitarismo. L’equità, invece, comporta il riconoscimento delle differenze e del merito. Il nostro messaggio è che non è vero che uno vale uno. Non è vero e non è giusto. I danni che questa affermazione sta provocando nel nostro Paese sono sotto gli occhi di tutti. Non si deve disgiungere il reddito dal lavoro. La nostra è e deve restare una repubblica fondata sul lavoro. Per noi il reddito di cittadinanza va abolito. Non può essere né rivisto né corretto. Va sostituito con sostegni alle imprese che decideranno di assumere con meccanismi che non invogliano al lavoro nero. L’assistenzialismo danneggia i più deboli perché li tiene lontani dal lavoro”. Lo ha detto Stronati, presidente di Confcoperative Lavoro e Servizi. “Sicurezza del lavoratore è la possibilità di accrescere competenze. È questo che garantisce occupazione di qualità”, ha poi aggiunto Stronati.
STRONATI: “IL SUPERBONUS È PENSATO MALE E IDEATO PEGGIO” – “Il superbonus è una misura pensata male e ideata peggio, di cui diventa difficile liberarsi perché si rischia di lasciare per strada troppe imprese. Bisogna smettere di pensare che sia possibile sostenere il sistema economico di questo Paese regalando i soldi, così non si può andare avanti. Bonus, sussidi, così come le internalizzazioni, rischiano di affermare un sistema di assistenzialismo generalizzato e di diffusa dipendenza dal pubblico. Un modello costoso e improduttivo che non può generare sviluppo e che ci riporta indietro di oltre 50 anni”, dice ancora Stronati. Il salario minimo è al centro del dibattito di questi ultimi tempi: si parla di 9 euro lordi all’ora, ma erroneamente. Il costo onerario complessivo per le imprese diventa così di 27 euro. Quale Pubblica Amministrazione, che molto spesso appalta al massimo ribasso, corrisponderà queste cifre? Io penso che rischiamo un buco nell’acqua. Occorre invece un serio taglio al cuneo fiscale, che è tra i più onerosi dell’area Ocse. Siamo in un Paese che prende tanto e restituisce poco, basti pensare che la burocrazia pesa su imprese e famiglie per oltre 31 miliardi”, aggiunge Stronati.
CRISTINA BAZZINI: “LE IMPRESE CHIEDONO REGOLE CHIARE” – “La nostra è una federazione complessa costituita da diversi settori di attività, come la logistica e la ristorazione, il trasporto persone, i servizi ambientali e ha una sua specificità anche perché è fatta dai consorzi nazionali, da grandi imprese ma anche da piccole e microimprese che sono a volte punti di eccellenza sui loro territori. Abbiamo visto questa specificità anche nel periodo della pandemia, quando alcuni dei nostri settori sono stati definiti essenziali, mentre altri purtroppo si sono dovuti fermare”. Così Cristina Bazzini, vicepresidente di Confcooperative Lavori e Servizi, ha commentato alla Dire in merito al suo intervento di oggi all’Assemblea di Confcooperative, presso l’Hotel Villa Pamphili di Roma. “Che cosa chiedono le imprese? Di lavorare, che non vengano vanificati e dispersi i loro sforzi quotidiani- ha proseguito- Però le imprese vogliono continuare sulla strada dello sviluppo e dell’innovazione in coerenza con le grandi sfide della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale, sociale ed economica di cui vogliono ancora una volta essere protagonisti. Ma per farlo hanno bisogno di visione, di orizzonti chiari e definiti, di condizioni che si devono realizzare“.
LA RIFORMA DEL CODICE APPALTI – Riguardo alla riforma del codice appalti, “ci auguriamo che stavolta possa essere davvero inaugurata una stagione nella quale siano assicurate stabilità normativa e certezza del diritto– ha detto Bazzini- Abbiamo bisogno di regole chiare, certe, durevoli nel tempo. Auspichiamo che il Consiglio di Stato, al quale è stato attribuito il compito dal Governo di redigere lo schema del nuovo Codice, possa attuare il suo lavoro con norme organiche che non si sovrappongano a quelle già esistenti. Abbiamo bisogno di un quadro chiaro e certezza dei tempi di realizzazione. Il mondo dei servizi, inoltre, chiede di essere riconosciuto pienamente come importante segmento dell’economia, e non solo nell’orbita del sistema pubblico, perché ha una grande valenza anche nel privato”.
IL COMPARTO DEI SERVIZI – Per Bazzini, “occorre una macchina amministrativa che capisca il valore del comparto dei servizi come elemento distintivo dello sviluppo e del benessere di un Paese. I servizi, lo abbiamo visto durante il periodo della pandemia, tutelano la salute e il benessere deI cittadini e non vanno vissuti solo come un costo da comprimere, soggetto a gara spesso al massimo ribasso, come lo sono stati in passato con ‘spending review’ selvagge. Inoltre, dobbiamo fare tesoro di quanto è accaduto durante la pandemia e non fare passi indietro vanificando un’esperienza che, seppure terribile, ha contribuito ad accendere i riflettori sul valore dei servizi come volano di sviluppo del Paese e a cui chiediamo che venga data la stessa attenzione riservata al mondo dei lavori pubblici”. “Abbiamo bisogno – ha detto ancora la vicepresidente – che anche ai servizi vengano garantite le stesse prerogative che il Governo assicura ai lavori pubblici: le imprese di servizi devono poter rinegoziare gli appalti già in essere e attuare una revisione dei prezzi degli appalti delle imprese di servizi che offrono prestazioni soprattutto essenziali di pubblica utilità”. Sul tema della contrattualistica, “abbiamo bisogno di una contrattualistica più moderna e adeguata a un mondo dei servizi che è profondamente cambiato. Le nostre piattaforme a volte sono storicamente datate: difendere il lavoro oggi significa investire sulle competenze. Sono cambiate le professionalità, è cambiato il lavoro, ha bisogno di linguaggi diversi e anche giovani per attirare le nuove generazioni”.
LE RISORSE DEL PNRR – Il lavoro, inoltre, “deve essere remunerato adeguatamente e allo stesso tempo costantemente aggiornato, per essere protagonista dei nostri progetti di innovazione in tutti i settori, anche in quelli che fino a poco tempo fa venivano ritenuti meno professionalizzanti. Vogliamo essere e crediamo di essere interlocutori capaci per il settore pubblico con esperienza di lavoro e di mercato, capaci di dare risposte ai fabbisogni emergenti. Con il Pnrr arriveranno molte risorse e, come Confcooperative Lavori e Servizi, possiamo essere di supporto nella condivisione di programmi e attività al fine di aiutare la struttura pubblica, oggi in difficoltà, a utilizzare questi fondi a beneficio della comunità. La sfida del Pnrr è una grande sfida di cui tra l’altro stiamo ancora cercando di comprendere la portata e la messa a terra nei nostri settori di riferimento. Un Pnrr dove, però, oggi l’approccio sembra ancora molto in stile contabile- ragionieristico, in termini molto quantitativi: ancora non emerge quella spiccata potenza trasformativa al fine della creazione di quel beneficio sociale diffuso e duraturo che sembrava esserne la vera anima. Ci siamo dati a uno sforzo progettuale ed economico che cambia radicalmente il ruolo delle imprese, rafforzandolo, ma anche sottoponendole a rischi che non tutte le realtà saranno in grado di correre e che per questo necessita di forti sinergie e chiare regole di ingaggio“. “Cerchiamo un dialogo con la pubblica amministrazione, le stazioni appaltanti ma anche con chi avrà in mano i fondi del Pnrr per cercare un patto tra pubblico e privato al fine di indirizzare queste risorse nel migliore dei modi, che per noi diventa la priorità nei prossimi anni: sarà qui- ha concluso Bazzini- che dobbiamo investire tutte le energie possibili per generare un cambiamento che possa durare nel tempo”.
Agenzia DIRE
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Source: oglioponews.it
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