Sgravio
L’offerta sul tavolo è allettante, una detrazione del 110% per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica degli edifici e che riducono il rischio sismico. Ma alla prova dei fatti, e in particolare dell’articolo 73, i residenti del centro storico hanno trovato una montagna burocratica da scalare. Per accedere al superbonus, introdotto dal Dl Rilancio del 19 maggio 2020, valido fino al 2022, è necessario aumentare di due classi energetiche la struttura. Un regolamento che, sotto le Due Torri, è stato esteso, imponendo ai candidati di raggiungere classi A1 o A3. Un’imposizione che ha tagliato fuori gli edifici anni ’50 o ’60, con i proprietari costretti, di fatto, a rinunciare allo sgravio. L’allarme tra gli addetti ai lavori aleggia dal 7 dicembre, ma oggi, in occasione dell’approvazione del piano urbanistico generale, il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Sassone è tornato sul tema: «La maggioranza del centro storico non riuscirebbe ad usufruire, per le restrizioni, al bonus del 110%».
Un j’accuse alla vicesindaca Valentina Orioli. E non il primo. Già lamentele erano arrivate dall’Ordine degli ingegneri, che chiedevano di sospendere l’articolo 73 del nuovo Regolamento edilizio. Aveva poi parlato Stefano Pantaleoni, vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Bologna, sostenendo che «con questi requisiti si rischia di fare due interventi esemplari, ma perderne 98 migliorativi. Per raggiungere queste classi energetiche, se non si tratta di un edificio nuovo, è necessario fare anche interventi interni. Caldaia, infissi, pompe di calore, scaldabagno… E anche così risulta quasi impraticabile». Gli ha fatto eco Alberto Zanni, presidente di Confabitare: «Siamo l’unico Comune d’Italia a non permettere l’applicazione del Superbonus. Un calcio all’economia». A richiesta di intervenire, però, la risposta di Orioli, ieri come oggi, è stata sempre un secco no. «Non si può avvantaggiare lo sviluppo sulla proposta storica e artistica di un centro storico come Bologna. Servirà trovare una mediazione», il principio che il Comune ha deciso di seguire.
«Non è un caso specifico della nostra città. La norma – ribadisce Orioli – al massimo potrà essere rivisitata, ma il problema lamentato riguarda gli edifici tutelati». Con la convinzione, secondo l’amministrazione Merola, che se Bologna è diventata una città turistica è anche grazie alla capacità di conciliare modernizzazione e conservazione. «E quando si parla di edifici storici bisogna stare attenti: la bellezza delle città è fondamentale», sostiene la vicesindaca. La proposta, avanzata da alcuni ingegneri, di ridurre il perimetro del centro cittadino, o diminuire i vincoli per molti edifici, così da poter aumentare i cantieri è fortemente rigettata da Orioli, perché «in contraddizione con l’esigenza di proteggere il patrimonio».
Source: incronaca.unibo.it
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