Che in materia di bonus edilizi non sempre le norme “ordinarie”
collimano con quelle fiscali ormai è un dato assodato, così come è
chiaro che lo Stato si sia lavato le mani dall’effettuare un lavoro
di “cucitura” dei vari disposti normativi che sarebbe sicuramente
risultato utile, se non forse indispensabile.
I tecnici e gli operatori hanno, dunque, imparato a cavarsela da
soli, adottando spesso un approccio prudenziale, quantomeno quelli
che non amano il rischio o che non hanno “particolari motivi” per
farlo prevalere.
La prassi maturata in questi anni ha chiarito come questo
approccio sia stato “premiato” dall’Agenzia delle Entrate ed è
ormai pacifico che vada applicato, ad esempio, per gli adempimenti
iniziali, come quelli inerenti all’inquadramento dell’edificio.
Pensiamo al tema dei frazionamenti prima dei lavori, al calcolo
delle pertinenze ai fini della determinazione del plafond, al tema
della regolarità urbanistica dell’immobile.
A fronte di un apparente testo normativo a “maglie larghe” sono
state via via introdotte restrizioni interpretative, sia da parte
delle Entrate, che da
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